Line Up:
Danny Alessandro - guitars, vocals
John Massey - guitars, vocals
Flo Ravet - bass (session)
Flo Mounier - drums (session)
Tracklist:
1. Suspended in Animation [01:55]
2. Beginning of Extinction [08:18]
3. Sacrificium [04:47]
4. From Which We Came, We Now Return [08:40]
5. Rituals [04:36]
6. In Time [06:30]
7. Illuminate the Unwilling [07:57]
8. In Turmoil (We Rise) [12:54]
Running time: 55:37
Convincente il debutto dei deathsters canadesi Deity
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Ultimo aggiornamento: 07 Luglio, 2017
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In Canada c'è un certo gusto nel rendere ipertecnico il Death Metal; da lì, ad esempio, provengono due dei gruppi più tecnici in circolazione, ossia Cryptopsy e Beyond Creation. Ma che succede se ad una tecnica mostruosa si unisce un sound diretto e brutale? Succede che esce fuori una band come questi Deity, duo canadese composto dai cantanti/chitarristi provenienti da Toronto (Canada, appunto) Danny Alessandro e John Massey, aiutati da due session d'eccezione: l'ex Nephelium Flo Ravet al basso e nientepopodimenoche Flo Mounier dei Cryptopsy alla batteria.
Debut album eponimo che si apre con l'intro di pianoforte "Suspended in Animation", che rappresenterà solo la quiete prima della tempesta. Già con "Beginning of Extinction" D'Alessandro e Massey mettono subito le cose in chiaro: quello che ci accingiamo ad ascoltare sarà un disco sì tecnicamente superiore alla norma, ma che ha il suo punto di forza in un impatto stordente fatto da una serie di riff ispiratissimi senza soluzione di continuità (talvolta dal flavour Black/Death) con a supporto una sezione ritmica mastodontica. Con anche un lavoro vocale ottimo, con Danny Alessandro e John Massey che si dividono tra growl e scream (credo rispettivamente i ruoli siano questi), paradossalmente ed incredibilmente la canzone che colpisce più nel segno è la strumentale "From Which We Came, We Now Return". E' in questa traccia che si può notare tutta l'ispirazione del duo canadese, che riesce a non rendere noioso un pezzo strumentale di quasi nove minuti in cui a farla da padrone è soprattutto un susseguirsi di assoli di chitarra (nei quali fanno capolino anche influenze della classica scuola Heavy), senza che vadano dimenticati repentini cambi di tempo guidati da un Flo Mounier che si rivela essere, come al solito, incredibile. Non che le altre canzoni siano da meno, anzi sono sicuramente da segnalare la furiosa "Rituals" e la lunghissima (quasi 13 minuti) ma a dir poco spettacolare colisng track, "In Turmoil (We Rise)". E una menzione a parte va fatta per "In Time", ma lascio a voi il capire perché.
Ora mi chiedo: con tanti gruppi che lasciano il tempo che trovano che hanno un contratto, anche con etichette importanti, per quale c***o di motivo il debut album dei Deity è uscito autoprodotto? A meno che non sia una scelta diretta di Danny e John, questa cosa non riesco a spiegarmela. Per gli amanti del Death Metal che alla tecnica abbina una violenza primordiale (ricordano non poco i Deicide dell'ultimo corso), i Deity sono un gruppo da tenere in seria considerazione. Se questo è l'inizio, non oso immaginare cosa ci riserveranno in futuro.