01 – “Swerve City“
02 – “Romantic Dreams“
03 – “Leathers“
04 – “Poltergeist“
05 – “Entombed“
06 – “Graphic Nature“
07 – “Tempest“
08 – “Gauze“
09 – “Rosemary“
10 – “Goon Squad“
11 – “What Happened To You?“
01 – “Swerve City“
02 – “Romantic Dreams“
03 – “Leathers“
04 – “Poltergeist“
05 – “Entombed“
06 – “Graphic Nature“
07 – “Tempest“
08 – “Gauze“
09 – “Rosemary“
10 – “Goon Squad“
11 – “What Happened To You?“
Torna il gruppo di Sacramento, considerati tra i pionieri del cosiddetto “Nu Metal”, genere che in realtà è sempre stato stretto ai nostri, specie nel nuovo millennio dove la loro musica si è spostata sempre più su coordinate alternative legate a certe influenze Dream-pop/Shoegaze ed elettroniche; l’album in questione continua proprio in questa direzione, evocando già dal titolo (parola giapponese intraducibile che indica la consapevolezza di un amore che ancora non è, ma inevitabilmente sarà in futuro) una dimensione malinconica e onirica che ormai è diventata sinonimo del cantato di Chino Moreno, pesantemente influenzato dalla scena Indie e da gruppi quali i Radiohead, My Bloody Valentine, etc.
“Sweve City” è il brano iniziale, il quale ci introduce subito in territori familiari a chi segue la band da tempo, elementi Alternative Rock/Metal accostati al cantato ispirato e sognante, brano che sfocia presto nella seconda traccia “Romantic Dreames” dal ritornello più accattivante e più aggressivo nel cantato, pur senza mai scomporsi in eccessi di rabbia che invece compaiono nella successiva “Leathers”, pur mitigati subito dall’accostamento con la voce pulita e le melodie.
Ancora più aggressiva e decisamente più Metal nell’uso delle chitarre è “Poltergeist”, pur non rinunciando a nessuno degli elementi più Pop prima elencati, elementi che trovano pieno spazio in “Entombed” e nella sua malinconia adolescenziale ed eterea che riporta alle sperimentazioni dell’epoca dell’album “White Pony”, sicuramente uno die brani più emotivi dell’intero disco.
Altri cavalli da battaglia sono “Tempest” con la sua struttura in crescendo che si realizza in un ottimo brano Rock moderno con alcuni inserti elettronici, la nevrotica “Gauze” dalle chitarre più serrate e la finale “What Happened To You?” il brano più particolare del lotto per la sessione ritmica spezzata; rimane il fatto che non esistono brani deboli in tutto il lavoro che dimostra una certa coesione generale che da spazio ad ogni singolo brano nella sua dimensione propria.
In definitiva un lavoro pieno di Patos e sentimento che conferma lo status raggiunto dai Deftones e dal loro Art-Rock sognante ormai del tutto rimosso dalla scena da cui sono nati e che dimostra come siano invecchiati meglio di altri colleghi; l’aggressività delle chitarre e nell’uso delle distorsioni e in certi momenti del cantato rimane, ma è più funzionale per contrasto ai momenti onirici vera struttura e ossatura del lavoro in questione, fulgido esempio di quel “Dream-Rock/Metal” che è ormai prerogativa dei nostri.