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I Bleeding Gods e le dodici fatiche di Ercole I Bleeding Gods e le dodici fatiche di Ercole Hot

I Bleeding Gods e le dodici fatiche di Ercole

recensioni

titolo
Dodekathlon
etichetta
Nuclear Blast
Anno

Line Up: 
Mark Huisman - vocals 
Ramon Ploeg - guitars 
Rutger Van Noordenburg - guitars 
Gea Mulder - bass, backing vocals 
Daan Klemann - drums 

Tracklist: 
1. Bloodguilt [05:41] 
2. Multiple Decapitation [05:23] 
3. Beloved by Artemis [04:23] 
4. From Feast to Beast [05:27] 
5. Inhuman Humiliation [04:48] 
6. Birds of Hate [04:08] 
7. Saviour of Crete [05:02] 
8. Tyrannical Blood [03:38] 
9. Seeds of Distrust [04:48] 
10. Tripled Anger [06:54] 
11. Hera's Orchad [05:40] 
12. Hound of Hell [03:29] 

Running time: 59:21 

opinioni autore

 
I Bleeding Gods e le dodici fatiche di Ercole 2018-01-17 19:15:03 Daniele Ogre
voto 
 
5.0
Opinione inserita da Daniele Ogre    17 Gennaio, 2018
Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 2018
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Comincia decisamente bene il 2018 per Nuclear Blast, grazie a questa band olandese che corrisponde al nome di Bleeding Gods. Il quintetto di Utrecht si forma nel 2012, quando il chitarrista Ramon Ploeg comincia a scrivere nuovo materiale dopo la sua uscita dagli Houwitser. E' in quel momento che nascono i Bleeding Gods, con i pezzi che formeranno il demo "Blood Symphony". Dopo un passaggio per la nostrana Punishment18 Records, che produrrà il debut "Shepherd of Souls", la band olandese trova un nuovo contratto discografico niente meno che col colosso Nuclear Blast, che ha licenziato lo scorso 12 gennaio questo "Dodekathlon". Dodici che è ricorrente, in quest'opera.

Protagonista del concept che forma quest'album è Ercole, con le sue dodici fatiche. I Bleeding Gods ci portano per mano attraverso ognuna delle sovrumane imprese del più famoso Eroe della mitologia greca, attraverso il proprio sound fatto di Death dalle fortissime tinte epiche - e non poteva essere diversamente, dato il concept -, in cui trovano spazio un certo flavour Melodic ed anche ottime orchestrazioni. Apprezzabilissimo proprio l'uso di quest'ultime: per nulla invadenti, si "fanno sentire" nei momenti giusti, quando il pathos epico dell'impresa è al proprio culmine. La band olandese segue pedissequamente l'ordine tradizionale delle fatiche, riportato nello Pseudo-Apollodoro; è quindi l'uccisione dell'invulnerabile leone di Nemea, rappresentata da "Bloodguilt", a darci il "benvenuto" in questo trionfo di violenza ed epicità che è "Dodekathlon"; sfumature Epic che non abbandonano mai i Bleeding Gods e che hanno il proprio culmine nella seconda traccia/fatica, "Multiple Decapitation" (l'uccisione dell'Idra di Lerna), e nella quarta, "From Feast to Beast" (la cattura del cinghiale di Erimanto). Specie in quest'ultima, che è tra l'altro preceduta dalla ferale "Beloved by Artemis" (che rappresenta la cattura della cerva di Cirinea, animale sacro alla dea Artemide), i toni epici hanno letteralmente un'esplosione: le orchestrazioni che perfettamente s'intrinsecano con ritmiche potenti e marziali, andando a ricordare in questi momenti giganti del genere come Septicflesh e Fleshgod Apocalypse (mi ha seriamente ricordato "Minotaur (Wrath of Poseidon)" dei FA). Il pregio maggiore dei Bleeding Gods è quello di essere stati attenti ad ogni minimo dettaglio, andando ad azzeccare perfettamente anche ogni titolo; l'esempio lo abbiamo con la quinta traccia/fatica: per un Semidio come Ercole, pulire in un giorno le stalle di Augia, non potevano che essere una "Inhuman Humiliation", con un pezzo che riesce ad essere allo stesso tempo sofferto e rabbioso, sintomo di un lavoro d'arrangiamento a dir poco certosino. Altri giri, altre corse, altre fatiche: in rassegna arrivano il disperdere gli uccelli del lago Stinfalo (la velocissima e violenta "Birds of Hate"), la cattura del toro di Creta ("Saviour of Crete", dove ancora sono i toni epici a farla da padrone, soprattutto nella fantastica parte iniziale) ed il furto delle cavalle di Diomede (Tyrannical Blood", una bellissima strumentale acustica). Nella nona fatica, Ercole deve impossessarsi della cintura di Ippolita, regina delle Amazzoni: è di quest'impresa che parla quello che è il mio pezzo preferito dell'album, "Seeds of Distrust", una tempesta di violenza che esplode improvvisa dopo la calma di "Tyrannical Blood"; vuoi per l'effetto dato dall'enorme differenza tra le due tracce, vuoi per orchestrazioni ancora una volta perfettamente incastonate all'interno del pezzo, penso che è qui che possiamo trovare i Bleeding Gods nel loro massimo splendore. Ci avviciniamo alla conclusione dell'impresa eraclea con le restanti tre fatiche e, di conseguenza, i restanti tre pezzi: l'epica furia di "Tripled Anger" (il furto dei buoi di Gerone), "Hera's Orchad" (il furto dei pomi d'oro dal giardino delle Esperidi), dove ancora una volta è ben udibile un'ombra dei Fleshgod Apocalypse di "Labyrinth" - non a caso il disco più "epico" nella discografia della band italiana -, e la conclusiva "Hound of Hell" (portare vivo il mitologico cane a tre teste guardiano degli inferi, Cerbero, a Micene), letale marcia Death Metal che chiude l'album.

Al termine delle dodici fatiche, ad Ercole sarebbe stata concessa l'immortalità; al termine di questi dodici pezzi, noi possiamo dire di aver ascoltato un disco assolutamente magnifico. Un Death Metal massiccio in cui trovano molto spazio ottimi passaggi Melodic e che riesce ad essere sempre estremamente vario, catturando in ogni istante l'attenzione dell'ascoltatore, grazie ad i suoi toni epici e l'ariosità data dai perfetti inserti orchestrali. Molta cura è stata data sia al processo di scrittura che di arrangiamento: rabbia furiosa, sofferenza, malinconia, tutto riesce a trasparire dalle note dei Bleeding Gods. Ora, però, il punto è questo: essere appassionati di storia e di mitologia (greca in questo caso) può essere molto d'aiuto nell'ascolto di "Dodekathlon", visto che si può seguire passo passo il Mito raccontato dalla band olandese canzone dopo canzone; in caso contrario, si riesce comunque a godere di un ottimo album, per tutte le motivazioni date qualche rigo più su, con il solo scoglio da superare della durata (quasi un'ora, ma credetemi quasi non ci se ne accorge).

Come detto nella primissima frase di questa recensione: comincia bene il 2018 per Nuclear Blast. Non pensando a ciò che sta per arrivare prossimo - ne avremo modo di parlare... oh, se ne avremo modo di parlare! - e concentrandoci unicamente su quest'opera, possiamo dire che modo migliore per cominciare l'anno, probabilmente non c'era. Sarà che i Bleeding Gods sono riusciti a toccare le corde giuste, andando a parlare di un argomento che amo particolarmente, ma non posso che dare a "Dodekathlon" che il massimo dei voti. Eh beh, sì certo: anche perché musicalmente è un album eccezionale, ça va sans dire.

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