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Un buon debutto quello degli abruzzesi In My Ashes Un buon debutto quello degli abruzzesi In My Ashes Hot

Un buon debutto quello degli abruzzesi In My Ashes

recensioni

titolo
Dreaming Chaos
etichetta
Autoproduzione
Anno

Tracklist:

  • Louder
  • Lack Of Sanity
  • The Punishment
  • Metamorphosis
  • Hypocrisy
  • Dreaming Chaos
  • Enigma
  • Medal Of Life
Line-up:
  • Alessio Colabianchi - Vocals
  • Simone Cristiani - Guitar
  • Manuel Piccinini - Guitar
  • Diego Scacchitti - Bass
  • Gianpaolo "Gnappo" Angeloni - Drum

opinioni autore

 
Un buon debutto quello degli abruzzesi In My Ashes 2018-09-22 16:53:51 Luigi Macera Mascitelli
voto 
 
3.0
Opinione inserita da Luigi Macera Mascitelli    22 Settembre, 2018
Ultimo aggiornamento: 22 Settembre, 2018
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Signori, oggi per voi una recensione molto particolare ed il perché è presto detto: siamo nella mia terra, l'Abruzzo, per parlarvi di "Dreaming Chaos", album di debutto degli aquilani In My Ashes. Sorti nel 2015 dalle ceneri dei precedenti Regain The Fire, il quintetto ci propone un misto tra heavy e thrash metal impreziosito da qualche sfumatura death. Un bel mix che, tuttavia, solo in parte è percepibile, soprattutto nella seconda metà del disco. Ma andiamo con ordine e vediamo cosa ha da offrirci questa prima fatica..

Innanzitutto mi preme sottolineare che l'aggettivo che meglio si addice a questo album è "equilibrato": se vi aspettate ritmiche sparate e blastate e riff veloci e distruttivi per tutta la durata del disco, beh non è così. Al contrario, la band ci offre un giusto compromesso tra la struttura più aggressiva del thrash e del death e un approccio più "tranquillo" e cadenzato tipico dell'heavy. Ciò a mio avviso è un po' un'arma a doppio taglio perché, se da un lato si riesce a dare spazio a tutte le influenze, dall'altro si ha quell'effetto quasi macchinoso e squadrato che divide ciascun brano in diversi blocchi da unire insieme. È inevitabile, come conseguenza, la poca scorrevolezza dei pezzi.
Prendiamo come esempio le tracce "Louder", "Lack Of Sanity" e "The Punishment": ascoltandole una di seguito all'altra, quell'effetto macchinoso e quasi incespicante va via via scemando in favore di una miglior fluidità e razionalità dello stile proposto. Si parte, infatti, quasi timidamente, come se non si volesse osare di più, per poi aprirsi lentamente e dare sfogo a tutta la propria grinta.
Ma ecco che si giunge al cambio di rotta e, quasi ironicamente, i brani "Metamorphosis" e "Hypocrisy" ci mostrano una band con i denti insanguinati pronta a divorare il proprio pubblico: da qui in poi la componente heavy è relegata a piccoli passaggi e la parte più cafona ed irriverente del thrash e del death viene fuori, come se l'imbarazzo e la timidezza iniziali fossero stati vinti. Complice di questo è sicuramente il lavoro combinato del basso di Diego Scacchitti e delle pelli di Gianpaolo Angeloni ("Gnappo" per gli amici) che riesce a regalarci un groove più sostenuto, veloce,potente e, soprattutto, meno incespicante. È proprio da qui che prenderà vita il fiore all'occhiello di questo "Dreaming Chaos", la punta di diamante di un gruppo che, se vuole, riesce a tirare fuori i cosiddetti : la tripletta composta dall'omonima traccia "Dreaming Chaos" (la mia preferita), "Enigma" e "Medal Of Life". Ragazzi, sembra di ascoltare tutt'altro album (da qui la recensione quasi volutamente suddivisa in 3 blocchi in base al tipo di approccio)! Addirittura si può assistere ad una forte influenza progressive e perfino melodic death e a tal proposito vi suggerisco il brano "Dreaming Chaos" che, a mio avviso, è il migliore di tutti e dovrebbe essere la linea guida dei futuri album: grinta, potenza di esecuzione, riff che osano, assoli pungenti e ben azzeccati... tutto fila come dovrebbe. E qui voglio fare una mia personale riflessione: perché questa impennata di qualità solo verso la fine? Perché un approccio così ben caratterizzato e irriverente non poteva esserci fin dall'inizio?
Ultima, ma non per importanza, è la questione della voce di Alessio Colabianchi: tralasciando le parti in growl ben eseguite e perfette per il contesto (anche qui il salto di qualità si sente tantissimo dalla seconda metà in poi del disco), le parti cantate risultano spesso troppo "gracchianti" e fastidiose, come se si cercasse forzatamente di emulare lo stile di Bobby "Blitz" Ellsworth (Overkill) e Steve "Zetro" Souza (Exodus). Se devo essere sincero avrei preferito un altro tipo di voce, o comunque un cantato più in linea con il mix proposto.

In definitiva posso dirmi soddisfatto degli In My Ashes, soprattutto se consideriamo che si tratta di un album di debutto nel quale si sente molto questa caratteristica. Il mio consiglio è quello di riascoltarsi e capire quale sia la strada migliore da intraprendere, anche se penso sia chiaro quale debba essere. Il potenziale c'è e si sente, ma il percorso è ancora nebbioso. Sta a voi illuminarlo e solcarlo come si deve.In bocca al lupo guys!

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