1. The Awakening (Intro)
2. Hold Back The Night
3. The Dames Of Darkness
4. The Other Side
5. Resonance
6. The Night An Angel Died
7. Eternity
8. Home
9. Break The Chains
10. Our Story Lives On
11. Twilight
12. As Shadows Play
Nuovo disco per gli Appartion!
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Ultimo aggiornamento: 31 Dicembre, 2018
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Sono anni che il symphonic metal boccheggia e pochissime formazioni riescono ancora a tenere in piedi la baracca. Con una carriera attiva da parecchi anni (1997), dagli inglesi Apparition era lecito aspettarsi che il nuovo disco "The Awakening" riportasse appunto un risveglio del genere, ma non tutto è andato come il previsto, nonostante una preparazione tecnica che in parte rende più apprezzabile l’album.
Cosa è andato storto? Si può riassumere semplicemente nella presenza di sei ballad più intro su un totale di undici tracce, ma non è tanto il loro esserci, quanto nella loro similitudine, come pure per il loro essere fiacche, ma si andrà meglio nel dettaglio. Episodi come “The Dame of Darkness” (dai cori sinfonici), “The Night an Angels Die” (dalle atmosfere corali liturgiche con un lavoro solista davvero poetico ed evocativo), "Eternity”, la fiabesca “Home”, “Twilight” e “As Shadows Play” sono un concentrato di melodia stucchevole, a tratti pianistica ma che (nonostante qualche melodia piacevole) porta alla noia nel giro di pochi minuti e non aiuta certo la prestazione vocale della cantante Fiona. Se sulle sezioni più placide risulta accettabile, nonostante nessun guizzo particolare, sulle parti più potenti (si fa per dire) le cose si fanno più difficoltose. Già nell’opener “Hold Back the Night” le linee vocali sono equivalenti a miagolate, risultando troppo leggere ed è un peccato perché la sezione strumentale avrebbe anche un buon groove a cavallo tra metal melodico e classico (potentissimi gli assoli). “Break the Chains” e “Our Story Lives On” tentano maldestramente di inserire violenza metallica nelle composizioni, ma purtroppo il mordente non è sufficiente, portando le canzoni ad essere piatte. “The Other Side” pare essere diversa con le sue atmosfere gotiche e gli arrangiamenti di archi, ma pian piano perde linfa vitale spegnendosi in un inesorabile caduta. “Resonance” in parte risolleva la situazione con cori alla Nightwish (buone le linee vocali liriche) ed un crescendo finale celestiale che ricorda i Visions of Atlantis, ma è comunque troppo poco per far ricordare l’intera opera.
Disco purtroppo scarso date le premesse, tutto basato sull’apparenza, piuttosto che sulla sostanza come tanti altri colleghi. Manca la scintilla melodica e pure la potenza perché sempre di metal si sta parlando e non vi è quasi traccia.