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Un inizio promettente per gli SkyEye Un inizio promettente per gli SkyEye Hot

Un inizio promettente per gli SkyEye

recensioni

gruppo
titolo
"Digital God"
etichetta
Autoproduzione
Anno

 

TRACKLIST:

1. Intro

2. Fire

3. Digital God

4. In the bame of SkyEye

5. Run for your life

6. Secrets of the damned

7. Jerusalem

8. Confess your sins

9. Book of life

10. Tsunami

11. Stardust

12. Galactic wind

 

 

LINE-UP:

Jan Leščanec – vocals

Primož Lovšin – bass

Jurij Nograšek – drums

Marko Kavčnik – guitar

Grega Stalowsky - guitar

opinioni autore

 
Un inizio promettente per gli SkyEye 2019-04-13 10:26:31 Ninni Cangiano
voto 
 
3.0
Opinione inserita da Ninni Cangiano    13 Aprile, 2019
Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 2019
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Gli SkyEye si formano nel 2014 a Ljubljana in Slovenia, per iniziativa del chitarrista Grega Stalowsky, del bassista Primož Lovšin e del singer Jan Leščanec; dopo aver reclutato il resto della line-up nel 2016, pubblicano l’anno dopo l’EP “Run for your life” ed a novembre 2018 questo primo full-lenght intitolato “Digital God”, in cui sono anche inseriti i pezzi composti per la realizzazione dell’EP. Arrivatoci solo di recente, l’album è autoprodotto, ma ha comunque una registrazione ed una produzione più che buona, segno che la band ha investito intelligentemente sulla propria musica e sulla qualità della resa sonora. Ma cosa suonano gli SkyEye? Questi sloveni sono una band in grado di far battere il cuore più forte a noi vecchi defenders, cresciuti a pane ed Iron Maiden nei gloriosi anni ’80. Ciò nonostante, il loro sound non è per niente vintage (complice la valida produzione) e si lascia ascoltare più che gradevolmente. Ci sono brani, come l’ottima “Book of life” o “In the name of SkyEye” (con parti di basso da goduria), ma anche la più complessa “Stardust” che non sfigurerebbero affatto nella discografia di Steve Harris & C.! In tutto il disco sono davvero piacevoli le parti soliste delle due chitarre, spesso con le “twin guitars”, ma anche il bassista non sfigura affatto, mettendo in mostra ottime capacità. Il ruolo del batterista è più da accompagnamento e forse un po’ più di protagonismo non avrebbe guastato ma, tutto sommato, non c’è nulla da eccepire. Il cantante Jan Leščanec non sarà mai un Bruce Dickinson, ma canta bene ed il suo stile pulito e, nel contempo, aggressivo quando serve, si sposa bene con il sound della band. Cosa c’è allora che non va che non permette di superare la sufficienza? Alcuni pezzi obiettivamente funzionano meno di altri, specie quando il minutaggio sale pericolosamente. Faccio un esempio per spiegarmi meglio: se “Tsunami” fosse iniziata dopo il quinto minuto, avremmo una bomba di canzone; i primi 5 minuti invece non passano mai e corrono davvero il rischio di annoiare. Stessa cosa si potrebbe dire per la conclusiva “Galactic wind” e per “Jerusalem”, zavorrate inutilmente nella parte iniziale. Con una maggiore attenzione al songwriting, così da snellire e rendere più efficaci i singoli pezzi, sono sicuro che gli SkyEye sapranno regalarci in futuro grandi soddisfazioni; per adesso questo “Digital God” (dotato di una copertina non proprio piacevole) merita sicuramente la sufficienza.

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