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Entrate nella decadenza degli XCIII Entrate nella decadenza degli XCIII Hot

Entrate nella decadenza degli XCIII

recensioni

gruppo
titolo
Like A Fiend In A Cloud
etichetta
Naturmacht Productions
Anno

TRACKLIST:
1) Rêverie Nocturne
2) Bal Macabre
3) Hibernal Sadness
4) Feathers
5) Autums Call
6) Perpetual Place
7) Bal Macabre - Epiloque
8) Like A Fiend In A Cloud

LINE UP:
Guillaume :

- Vocals
- Bass-Guitar 

Jonathan:
- Guitars

Mathieu:
- Piano

opinioni autore

 
Entrate nella decadenza degli XCIII 2013-02-22 10:41:43 Cristian Lasorsa
voto 
 
5.0
Opinione inserita da Cristian Lasorsa    22 Febbraio, 2013
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Esordio discografico per XCIII , band formata da Guillaume Berlinger nel 2009 (voce e chitarra) e che vede la presenza di Jonathan alla chitarra e Mathieu al piano. La band francese ci propone un Avantgarde/Atmospheric Metal decisamente positivo, che porterà alla mente l'oscurità dei primi My Dying Bride e la poesia degli Anathema, senza tralasciare gli Elend, i Porcupine Tree, le atmosfere dei Katatonia. L'artwork, caratterizzato da colori scuri e cupi e che vede un paesaggio con una donna in primo piano, evoca quello "spleen" tanto caro alla cultura maledetta francese (e non).
Il primo brano del disco è "Rêverie Nocturne", suonata interamente da un pianoforte con tinte oscure e malinconiche, che ci introduce nel cammino atmosferico di questo album. Il rintocco delle campane e il suono di una chitarra acustica ci introducono in "Bal Macabre" , un mix perfetto fra doom e gothic oscuro, dove il cantato di Guillaume è ora dolce e ora ruvido, così come i tocchi di batteria sempre precisi e oscuri. "Hibernal Sadness", introdotta da un soffio di vento gelido, ci fa continuare il cammino in questo viaggio plumbeo, dove ci accoglieranno note di violino eteree, riff di chitarra possenti e quella sofferenza (dolce) che il brano racchiude in sé. Il cambio di atmosfera avviene in "Feathers", brano di chiara matrice black metal, dove si passa da momenti più melodici a momenti più serrati e dove il cantato ricorda molto quello degli Alcest. Inquietante il finale con il suono di un orologio a cucu e un lamento. Questo disco suona come se foste in un castello dove il susseguirsi delle situazioni vengono rappresentate da ogni singolo brano. Bene, dopo la tempesta, si incontra "il paradiso": fuori splende il sole, un giardino ben curato, dame settencentesche e il cinguettio degli uccelli. Questa è "Autumns Call", con chiari riferimenti al periodo Romantico, brano accompagnato dalla sola chitarra acustica e con un cantato che mi ha ricordato David Tibet misto agli Agalloch. Tre minuti di pura calma (apparente) , che continuano con lo scrosciare dell'acqua contenuto in "Perpetual Place" e che vede l'arrivo di un avvenimento tragico: la musica incalza, la batteria è prorompente, il cielo sembra tornare a incupirsi e tutti si rifugiano nel castello chiamato XCIII. Le battute finali arrivano con "Bal Macabre - Epilogue", dalle atmosfere limpide e dal cantato leggiadro, con le chitarre che sembrano suonare in maniera gioiosa. L'ultima traccia è affidata a "Like A Fiend In A Cloud", una traccia buia, con un finale scontato.
E' un disco dal difficile impatto, all'ascolto del quale l'ascoltatore non può rimanere passivo, inerme, dinanzi a tanta bellezza. Per questo disco bisogna avere un orecchio molto allenato, immergersi anima e corpo per affrontare questo tipo di "viaggio". Un disco che lascerà senza fiato i fan di Agalloch, Anathema e non solo.
Si, questo disco deve essere vostro. Il progetto XCIII ha fatto centro.

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