A+ A A-
 

Il ritorno dei Rotting Christ, con una svolta di stile Il ritorno dei Rotting Christ, con una svolta di stile Hot

Il ritorno dei Rotting Christ, con una svolta di stile

recensioni

titolo
KATA TON DAIMONA EAYTOY
etichetta
Season Of Mist
Anno

Tracklisting

1. In Yumen – Xibalba

2. P'unchaw kachun - Tuta kachun

3. Grandis Spiritus Diavolos

4. Κατά τον Δαίμονα Ἐαυτοὗ ("Kata Ton Demona Eaftou")

5. Cine iubeşte şi lasă

6. Iwa Voodoo

7. Gilgameš 8. Русалка ("Rusalka")

9. Ahura Mazdā-Aŋra Mainiuu

10. Χ Ξ Σ ("666")

11. Welcome To Hel (bonus track vinyl & Digibox)

 

Line-up

Sakis Tolis: vocals, guitars, bass

Themis Tolis: drums

opinioni autore

 
Il ritorno dei Rotting Christ, con una svolta di stile 2013-03-20 18:33:07 Marco Tripodi
voto 
 
4.0
Opinione inserita da Marco Tripodi    20 Marzo, 2013
  -   Guarda tutte le mie opinioni


Una band che non ha bisogno di presentazione quella dei Rotting Christ, l’oscuro progetto dei fratelli greci Tolis, che tornano alle orecchie dei loro fan con questo nuovo "KATA TON DAIMONA EAYTOY" (che la band vuol tradurre con le parole “Do What Thou Wilt” dell’occultista inglese Aleister Crowley).
I Rotting Christ sono stati capaci negli anni, grazie ad un origine fusione tra le sonorità del black metal e quelle del folklore della loro terra, di creare un inconfondibile marchio di fabbrica, eppure l’apertura di questo disco non lascia spazio alla scontatezza, aprendo con un’iniziale “In Yumen – Xibalba” che, pur senza tralasciare la forte vena atmosferica che li ha sempre caratterizzati, arriva come un piacevolissimo pugno allo stomaco in un’articolata fusione toni dark un death metal potente, diretto e pesante. È soltanto l’inizio: la successiva “P'unchaw kachun - Tuta kachun” conferma per la band una svolta decisamente più death, che guarda a mostri sacri come i Behemoth in particolare (e lo si nota soprattutto nella voce), pur mantenendo intatta la propria impronta, fatta di ampie e suggestive parti corali, di atmosfere oscure quanto ricche e pastose e di notevoli dialoghi tra le chitarre in riff accattivanti e coinvolgenti.
Quello che può colpire è questa loro “Grandis Spiritus Diavolos”, una sorta di rifacimento più puramente “metal” della loro famosa e pomposa “Grandis Spiritus Sanctus Diavolos”, e se il quella a farla da padroni vi erano ampi inserti orchestrali e cori alti e solenni, qui i cori e le orchestrazioni sono un notevole contorno per un pezzo ritmato che procede martellante e preciso, facendo scandire istintivamente i colpi del pezzo con un deciso headbang da parte dell’ascoltatore (e forse questo stile strizza l’occhio ai Vader?). Non è il solo pezzo ad avere questo stile dalla ritmica quasi ipnotica: poco più avanti troveremo “Iwa Woodoo”, coinvolgente e suggestiva nel suo andamento quasi tribale. Questo gusto per l’esotico ed il tribale avrà diversi spunti all’interno del disco: non solo in “Iwa Woodoo” ma anche in “Ahura Mazdā-Aŋra Mainiuu”.
Forse è proprio con la title-track “Kata Ton Demona Eaftou” che compare la vena più puramente black della band, vena che finora sembrava messa un po’ da parte: intervallati cambi ritmici alla Emperor tra le chitarre segnano l’apertura di un pezzo che ci rivela un cambiamento chiaro e preciso nella musica dei Rotting Christ (ed è emblematico che proprio in questa canzone ritroviamo per la prima volta nel disco i suoni della tradizione greca così spesso sfruttati in passato dal gruppo), un cambiamento che ci presenta un gruppo più arrabbiato, che sa restare tecnico ma che si spoglia di molti orpelli chitarristici, lasciando a cori e orchestrazioni il compito di creare un vortice atmosferico in cui basso chitarra e batteria si muovono secchi, duri e cadenzati.
Il folklore del Peloponneso si manifesterà da protagonista in “Cine iubeşte şi lasă”, canzone che per la verità non mi ha entusiasmato, specie per una struttura tra le parti piuttosto disomogenea e forzata.
È chiaro che i Rotting Christ con questo disco vogliono farci esplorare il male da un punto all’altro d’oriente: così, dove averci offerto il canto turco appena citato e dopo “Iwa Woodoo” approdiamo a “Gilgameš”: un pezzo che dà un chiaro esempio del “caos ordinato” che tanto spesso ritroviamo nelle pagine più tecnicamente avanzate de black e del death metal (e ancora una volta l’esempio dei Behemoth e degli Emperor torna alla mente).
Non mancano poi esempi di pure cavalcate black metal molto vecchia scuola, come “Русалка ("Rusalka")”, un pezzo che gli amanti della nera fiamma potranno apprezzare per le tinte oscure ed essenziali nella loro buia linearità.
Andiamo avanti col disco, e vien spontaneo chiederci cosa aspettarci dalla canzone “Χ Ξ Σ ("666")”: per due minuti una messa cantilenata con toni profondi e sinistri, poi finalmente il pezzo inizia, con lo stesso ritmo cadenzato e granitico. Una bella canzone, non c’è che dire, cattiva, rabbiosa e solenne allo stesso tempo, ma a questo punto del disco è inevitabile pensare che è anche l’ennesima traccia che sfrutta questa cadenza pesante e secca. Che è successo, -viene da domandarci- i Rotting Christ hanno finito i tempi di batteria?
È invece notevole la bonus track con cui si chiude questo disco, capace di fondere solennità ed epicità a sfuriate di ruggiti e feroci schitarrate, mentre ci grida a piena voce: “Welcome to Hel”.
Un ottimo disco, che illustra bene, traccia dopo traccia, quale sia la svolta stilistica dei Rotting Christ: starà ai fan apprezzare o meno questo cambiamento, ma certo è che è stato affrontato con competenza e con un buon gusto artistico e compositivo.
Ciò detto, mettetevi comodi, e lasciatevi accompagnare dai Rotting Christ a visitare il male attraverso i cinque continenti.

Trovi utile questa opinione? 
00
Segnala questa recensione ad un moderatore
 

Recensione Utenti

Nessuna opinione inserita ancora. Scrivi tu la prima!

Per poter scrivere un commento ti devi autenticare o registrare
 
Powered by JReviews

releases

All'assalto con i Razgate!!!
Valutazione Autore
 
4.5
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Social Disorder tornano con un gran bel disco a cavallo tra Hard Rock e Heavy Metal
Valutazione Autore
 
4.0
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Thornbridge, che discone!
Valutazione Autore
 
4.5
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Si confermano band di qualità gli Arkado!
Valutazione Autore
 
4.0
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Civerous: ancora un po' macchinosi, ma la nuova strada sembra quella giusta
Valutazione Autore
 
4.0
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)

Autoproduzioni

Dyspläcer, un debut album che fa intravedere del talento
Valutazione Autore
 
3.0
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Blood Opera: grande incompiuta
Valutazione Autore
 
3.5
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Con “Yet I Remain” i Pandora's Key ci guidano in un oscuro regno di Metal melodico
Valutazione Autore
 
4.0
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Ember Belladonna, un debutto fin troppo poco Metal
Valutazione Autore
 
2.5
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Metal melodico: debutto per gli Attractive Chaos
Valutazione Autore
 
3.0
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Gengis Khan: epica cavalcata
Valutazione Autore
 
3.5
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)

Consigli Per Gli Acquisti

  1. TOOL
  2. Dalle Recensioni
  3. Cuffie
  4. Libri
  5. Amazon Music Unlimited

allaroundmetal all rights reserved. - grafica e design by Andrea Dolzan

Login

Sign In

User Registration
or Annulla