A+ A A-
 

Al trentesimo anno di carriera i My Dying Bride si danno una nuova direzione, vincendo la scommessa Al trentesimo anno di carriera i My Dying Bride si danno una nuova direzione, vincendo la scommessa Hot

Al trentesimo anno di carriera i My Dying Bride si danno una nuova direzione, vincendo la scommessa

recensioni

titolo
The Ghost of Orion
etichetta
Nuclear Blast
Anno

PROVENIENZA: UK 

GENERE: Gothic Doom/Death Metal 

SIMILAR ARTISTS: Paradise Lost, Novembers Doom, (early) Katatonia, (early) Anathema 

LINE UP: 
Aaron Stainthorpe - vocals 
Andrew Craighan - guitars 
Lena Abé - bass 
Shaun McGowan - keyboards, violin 
Jeff Singer - drums 

TRACKLIST: 
1. Your Broken Shore [07:43] =VIDEO= 
2. To Outlive the Gods [07:57] 
3. Tires of Tears [08:37] =ASCOLTA= 
4. The Solace feat. Lindy Fay Hella from Wardruna [05:52] 
5. The Long Black Land [10:01] 
6. The Ghost of Orion [03:31] 
7. The Old Earth [10:32] 
8. Your Woven Shore feat. Lindy Fay Hella from Wardruna [02:10] 

Running time: 56:23 

opinioni autore

 
Al trentesimo anno di carriera i My Dying Bride si danno una nuova direzione, vincendo la scommessa 2020-03-06 20:54:41 Daniele Ogre
voto 
 
5.0
Opinione inserita da Daniele Ogre    06 Marzo, 2020
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Sono passati ben cinque anni da "Feel the Misery", dodicesimo e fino ad oggi ultimo album dei My Dying Bride. Cinque anni in cui alla band britannica è successo di tutto, tanto da portarli anche ad un passo dallo scioglimento: dalla malattia che ha quasi portato via la figlia di Aaron Stainthorpe - fortunatamente questo episodio ha avuto un lieto fine -, la gravidanza di Lena Abé, lo split avvenuto in maniera tutt'altro che amichevole con l'ex batterista Shaun Taylor-Steels, che ha costretto i Bride ad ingaggiare in fretta e furia un nuovo drummer, trovandolo nella figura dell'ex-Paradise Lost Jeff Singer, unitosi alla band letteralmente nel momento in cui stavano entrando in studio a registrare questo "The Ghost of Orion". Una gestazione lunga e sofferta dunque per questa band che di sofferenza e malinconia ne ha fatto il proprio vessillo sin dalla sua creazione 30 anni or sono divenendo capostipiti e band seminale per questo genere. A tutto questo c'è anche da aggiungere il fatto che la parte strumentale di "The Ghost of Orion" è stata scritta in totale solitudine da Andrew Craighan ed i problemi avuti dalla band anche durante le registrazioni, come ha ammesso lo stesso Stainthorpe. Ma "The Ghost of Orion" è anche un album che porta diverse novità in casa della Sposa Morente, a cominciare dalla notizia arrivata come un fulmine a ciel sereno lo scorso anno, con l'act britannico che dopo una vita passata con Peaceville Records ha rotto il sodalizio accasandosi con Nuclear Blast, per portare i My Dying Bride, stando alle loro parole, ad un livello superiore e maggiormente accessibile. Ma non è l'unica novità, visto che nel momento in cui su preme il tasto "play" ci troviamo ad ascoltare un trittico iniziale di brani a dir poco magnifici, in cui i Nostri danno uno spazio per loro quasi inconsueto a melodie che praticamente mai fino ad ora avevan fatto parte del loro bagaglio; se con "Your Broken Shore" e "To Outlive the Gods" si ascolta quest'album a bocca aperta, con "Tired of Tears" si arriva ad una commovente meraviglia: un brano scritto da Stainthorpe alla fine del bruttissimo periodo personale vissuto dal carismatico vocalist con la malattia della figlia, che all'ascolto lascia commossi ed estasiati, tanto che non è un azzardo definire questa come probabilmente la canzone più bella mai scritta dai My Dying Bride. Anche la seguente "The Solace" rappresenta un unicum per i Nostri: solo la chitarra di Craighan e la voce dell'ospite Lindy Fay Hella dei Wardruna, che detto così sembrerebbe quasi straniante, ma che invece è l'ennesimo pezzo del puzzle che s'incastra perfettamente con gli altri. Lindy che torna a prestare la sua voce nella conclusiva "Your Woven Shore", mentre le più lunghe "The Long Black Land" e "The Old Earth" suonano esattamente come i brani passati della band di Halifax.
Alla fine ci si chiede se l'approccio melodico dei primi tre, bellissimi, pezzi di "The Ghost of orion" siano solo un episodio o un primo accenno di cosa ci riserveranno i My Dying Bride in futuro. E ci si chiede anche perché i restanti brani non abbiano il medesimo approccio, abbracciando invece le sonorità più vecchie dei Nostri; la sola risposta plausibile, personalmente parlando, è che "Your Broken Shore", "To Outlive the Gods" e "Tired of Tears" siano stati gli ultimi pezzi scritti e nel corso del songwriting qualcosa sia cambiato nella scrittura di Andrew Craighan. Ma questo, tutto sommato, lo sanno i diretti interessati.
In trent'anni di carriera i My Dying Bride hanno sempre mantenuto un livello qualitativo eccelso, senza mai tirare fuori un lavoro che potesse essere anche in una minima parte deludente, e con "The Ghost of Orion" non fanno che confermare come in questo particolare genere loro continuino ad essere i sovrani incontrastati, alzando anzi l'asticella con un prodotto altamente sopra la media. Stainthorpe e soci hanno cercato il grande azzardo lasciando quella che era diventata la loro comfort zone per 29 anni, hanno deciso di osare... e a quanto possiamo sentire con "The Ghost of Orion", hanno vinto la loro scommessa.

Trovi utile questa opinione? 
10
Segnala questa recensione ad un moderatore
 

Recensione Utenti

Nessuna opinione inserita ancora. Scrivi tu la prima!

Per poter scrivere un commento ti devi autenticare o registrare
 
Powered by JReviews

releases

All'assalto con i Razgate!!!
Valutazione Autore
 
4.5
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Social Disorder tornano con un gran bel disco a cavallo tra Hard Rock e Heavy Metal
Valutazione Autore
 
4.0
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Thornbridge, che discone!
Valutazione Autore
 
4.5
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Si confermano band di qualità gli Arkado!
Valutazione Autore
 
4.0
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Civerous: ancora un po' macchinosi, ma la nuova strada sembra quella giusta
Valutazione Autore
 
4.0
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)

Autoproduzioni

Dyspläcer, un debut album che fa intravedere del talento
Valutazione Autore
 
3.0
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Blood Opera: grande incompiuta
Valutazione Autore
 
3.5
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Con “Yet I Remain” i Pandora's Key ci guidano in un oscuro regno di Metal melodico
Valutazione Autore
 
4.0
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Ember Belladonna, un debutto fin troppo poco Metal
Valutazione Autore
 
2.5
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Metal melodico: debutto per gli Attractive Chaos
Valutazione Autore
 
3.0
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Gengis Khan: epica cavalcata
Valutazione Autore
 
3.5
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)

Consigli Per Gli Acquisti

  1. TOOL
  2. Dalle Recensioni
  3. Cuffie
  4. Libri
  5. Amazon Music Unlimited

allaroundmetal all rights reserved. - grafica e design by Andrea Dolzan

Login

Sign In

User Registration
or Annulla