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"Blood Eel", quarto album degli statunitensi Kommandant "Blood Eel", quarto album degli statunitensi Kommandant Hot

"Blood Eel", quarto album degli statunitensi Kommandant

recensioni

titolo
Blood Eel
etichetta
ATMF
Anno

Tracklist:
1. Absolutum
2. Blood Eel
3. The Struggle
4. Ice Giant
5. Cimmerian Thrust
6. Aeon Generator
7. Moon…The Last Man

Line up:
Marcin Widel - vocals 
Nick Morgan - guitars
Jim Bresnahan - guitars
Patrick McCormick - bass
David Swanson - drums, vocals, didgeridoo

opinioni autore

 
"Blood Eel", quarto album degli statunitensi Kommandant 2020-06-07 16:28:05 Anthony Weird
voto 
 
3.5
Opinione inserita da Anthony Weird    07 Giugno, 2020
Ultimo aggiornamento: 07 Giugno, 2020
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“Blood Eel”, è il quarto album completo della band statunitense Kommandant, che tra Ep, demo, raccolte e una secchiata di split, non sta mai ferma. I paladini del Death/Black propongono questo lavoro che si presenta subito legato ad una certa dimensione cyberpunk/fantascientifica, un’atmosfera horror futuristica mi assale appena premuto play. “Absolutum” è una traccia atmosferica recitata (a quanto pare) in varie lingue (mi pare di scorgere tra i vari rumori della voce digitalizzata, anche una frase in italiano ed in russo). Mi pare di essere a bordo di un’astronave sporca e malandata e di essere braccato da uno xenomorfo di Alien. Per fortuna è il riff fitto di “Blood Eel” a farmi riprendere aumentando ancora di più il senso di angoscia, paura e abbandono che queste note portano con sé. Un profondo senso di smarrimento, siamo le vittime designate di una creatura, un demone venuto dallo spazio profondo per pranzare con le nostre carni e noi possiamo solo fuggire, nasconderci, sperare che non ci trovi mai, mentre lo sentiamo avanzare, gorgogliando e ruggendo a pochi metri da noi!
Musicalmente si nota immediatamente come le chitarre siano lasciate in secondo piano, mentre la batteria secca ed inesorabile macina colpi su colpi, senza un secondo di riposo. I riff sono fitti, cupi e dissonati, creano smarrimento ed il tutto assume un connotato sinistro e spaventoso, anche considerando che nulla tenta di sopraffare nessuno degli altri elementi e anche la voce resta confinata in lontananza. Questo è un sound che sta arrivando, che ti bracca, che ti sta col fiato sul collo ma che, tuttavia, non riesci a “vedere” davanti a te, è una presenza eterea e minacciosa, ma che non si palesa. Cosa che lo rende ancora più terrificante!
La vera esplosione di potenza e rabbia, arriva con “Ice Giant”, questo monolito di Death metal oscuro e maligno, con un riff dissonante e circolare, che esprime potere empio, pregno di forza malefica. E che è l’unico vero cavallo di battaglia dell’album, il pezzo dove i nostri tirano fuori un po’ di grinta e personalità; il resto dei brani, infatti, trasuda di quella cupezza disperata e di cui non è possibile farne a meno, portata come stendardo da band maledette come Deathspell Omega o Leviathan, ma rinunciando a quella impronta low-fi. I Kommandant puntano tutto sull’atmosfera, sul vedo-non vedo (con gli occhi della mente, si intende), il terrore intrinseco nella preda che si sente osservata, il che è sicuramente un pregio. Sta di fatto che alla lunga, la preda scappa… va bene tutto ciò per la prima parte dell’album, ma brani lunghissimi (il più breve dura quasi sei minuti) che ripetono continuamente la stessa formula, alla lunga annoiano; ed è questo ciò che impedisce a “Blood Eel” di decollare. La bellissima parte recitata di “Cimmerian Thrust”, tinge il tutto di Behemoth, ma ubriachi!
In ultima analisi, si tratta di un disco se vogliamo controverso, di sicuro suonato benissimo, di sicuro d’impatto e di sicuro ispirato, solo che non riesce a mantenere lo standard proposto per tutta la sua durata. Si sentono alti e bassi con momenti in cui i brani sprofondano nel ripetitivo e della noia, ad altri in cui colpiscono per brutalità, ferocia e destrezza compositiva. Black metal molto legato alle sonorità anni ’90 (impossibile non fare rimandi ai marcissimi “connazionali” Black Funeral), ma anche strettissimo a doppia mandata, con il death metal puramente americano, quello a cui non vogliono minimamente rinunciare è quella vena di Industrial tipicamente germanica, così come al look, quella loro immagine pseudo-nazi, che fa storcere il naso a molti, ma che diciamocela tutta, ci sta come il cacio sui maccheroni: Nessun cuoco se l’è inventato, ma tutti ce lo mettono! Quindi, per concludere consiglio a tutti di ascoltare “Blood Eel”, sia a chi piace il metal crossover, sia a chi ama il black metal “però…”, tenendo presente che è un album che non è un capolavoro, che ha i suoi difetti, ma che ha anche molti pregi!

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