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I TDW realizzano un capolavoro, con un disco di prog metal di classe e di grande forza espressiva

recensioni

gruppo
titolo
The Days The Clock Stopped
etichetta
Layered Reality Productions
Anno

Tracklist:
1. Crashscape
2. Clockstop - Insight X
3. Code of Conduct
4. Clocstop - Insight 2
5. Sleepless Angels
6. The Pulse
7. Clockstop - Insight 3
8. Death and Her Brother Greg
9. No Can Do
10. Clockstop - Insight 4
11. Epilogue - A String of Repeats
12. All We Could Do (CD bonus track)

Line-up:
Tom de Wit - Lead Vocals, Rhythm & Lead Guitars, Synths, Orchestrations
Rich Gray - Bass Guitar, Backing Vocals
Fabio Alessandrini - Drums
Remco Woutersen - Cello solo parts

Guitar solos:
Marco Sfogli on track 4
Daniel Magdič on track 5
Koen Romeijn on track 6
Chris Zoupa on track 8
Andi Kravljaca, Matthew op 't Einde, Luca Di Gennaro on track 9
Norbert Veenbrink on track 10
Lennert Kemper on track 11

Choir:
Laura ten Hoedt, Cailyn Erlandsson, Nicole de Ruiter, Iris van ’t Veer, Rikke Linssen, Stan Eimers, Ron Brouwer, Rich Hinks, Abraham Sarache

opinioni autore

 
I TDW realizzano un capolavoro, con un disco di prog metal di classe e di grande forza espressiva 2021-01-23 11:34:28 Virgilio
voto 
 
4.5
Opinione inserita da Virgilio    23 Gennaio, 2021
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

TDW altro non è che l'acronimo di Tom de Wit, cantante, polistrumentista e produttore, che alterna la propria produzione discografica con questo moniker e con quello dei Dreamwalkers Inc. Questo nuovo lavoro, intitolato "The Days The Clock Stopped" è un concept album ispirato a reali esperienze vissute da de Wit: infatti, all'età di diciannove anni, il musicista olandese ha avuto diagnosticata una grave malattia all'intestino, che lo ha portato a subire una serie di vicissitudini e persino a rischiare la vita in più di un'occasione. Già questo può fare intuire come si tratti di un lavoro dunque molto sentito dall'autore a livello personale, perchè finora si era servito nel corso della sua carriera magari di personaggi inventati per descrivere anche propri stati d'animo, ma che qui ha deciso di mettersi in gioco proprio di prima persona. La musica appare dunque sin da subito incentrata molto sull'aspetto emotivo, nello sforzo di trasmettere realmente delle sensazioni e delle situazioni vissute in maniera diretta. L'album, per la verità, stenta un po' a partire nella fase iniziale, tra passaggi lenti e voci soffuse, ma soprattutto dalla terza traccia in poi comincia a svelarsi in tutta la propria forza espressiva, con brani davvero molto articolati, con trame intricate, arrangiamenti meravigliosi e un utilizzo imponente sia di strumenti, con tanto di archi e orchestrazioni, sia di voci, che si trovano a duettare, concertare o ad intrecciarsi, grazie ad un autentico coro che riesce ad arricchire non poco le composizioni. Un prog metal di pregevole fattura, che a tratti tradisce influenze dei Pain Of Salvation dell'epoca d'oro e che tocca il culmine nella suite "No Can Do", una traccia di oltre diciotto minuti. Peraltro, va anche detto che de Wit si avvale dell'apporto di una line-up di tutto rispetto, nella quale spiccano Rich Gray (Aeon Zen, Annihilator) al basso e Fabio Alessandrini (Annihilator) alla batteria, oltre ad una serie di chitarristi solisti di notevole spessore: non li citiamo tutti perchè sono tanti ma, giusto per rendere l'idea, ci limitiamo a menzionare Marco Sfogli, Daniel Magdič (Prehistoric Animals, Ex-Pain of Salvation), Koen Romeijn (Detonation, Heidevolk), Chris Zoupa (Teramaze) e Luca Di Gennaro (Soul Secret). Insomma, pur conoscendo Tom de Wit, siamo rimasti sinceramente stupiti da questo lavoro, davvero ricco per contenuti e per qualità musicale, che va apprezzato con calma e senza fretta.

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