Tracklist:
1.At The Destination
2.In Wait And In Worries
3.Lost In A Moment
4.Ominous One
5.Ominous Too
6.One Without Dreams
7.The End Of This World
8.Cosmic Sailor
9.In Gloom
Line up:
Daniel Brennare: Voce, Chitarra, Tastiere
Tracklist:
1.At The Destination
2.In Wait And In Worries
3.Lost In A Moment
4.Ominous One
5.Ominous Too
6.One Without Dreams
7.The End Of This World
8.Cosmic Sailor
9.In Gloom
Line up:
Daniel Brennare: Voce, Chitarra, Tastiere
Non ci si aspettava il ritorno del progetto svedese Lake Of Tears, dato che l’ultima uscita discografica risale al lontano 2011. Molti sono stati i cambiamenti in seno alla band sia a livello di formazione che a livello di sound. Per quanto riguarda la line up rimane solamente il fondatore Daniel Brennare ed anche la musica, nonostante negli anni non sia mai stata statica, è diventata decisamente più intimista ed influenzata anche da correnti diverse del metal in senso stretto. Il nuovo album "Ominous" risente anche di una situazione psicologica/fisica di Daniel non molto positiva a causa depressione e malattie non meglio specificate. Il tutto ha portato ad un disco particolare, che si delinea come un ipotetico concept personale traboccante di un malessere interiore che andrà esorcizzato tramite la musica proposta.
Fin dai primi secondi si finisce immersi fino al collo in un’atmosfera glaciale, schizofrenica e malata come una metropoli gotica che emana suoni e rumori. Le tastiere in tal caso si fanno quasi post-apocalittiche e la chitarra di Daniel si fa aspra e greve (“At The Destination”) e non va mai sopra le righe preferendo concentrarsi sull’accompagnamento ritmico come l’accoppiata deflagrante di basso e sei corde di “Ominous One” con i suoi marziali beat, oppure l’imponente tragicità di “One Without Dreams”, segnata da pennellate elettroniche decisamente oscure. Ma questa è solo una piccola parte del complesso lavoro che sta dietro al disco. Ovviamente ricompare anche il doom nella pessimista “Lost In A Moment” (i richiami ai Candlemass sono lampanti), ma fanno capolino anche situazioni non così prevedibili come l’elettronica opprimente, il post-punk stridente di “The End Of This World”, la psichedelia gonfia di tenebre del depresso viaggio “Cosmic Sailor”, in cui l’esile voce del musicista butta fuori i suoi demoni. Diverse le ballad presenti come l’acida “Ominous Too” o la leggermente più serena e finale “In Gloom”, oppure anche l’affresco sonoro a nome “In Wait And In Worries”, con quei paesaggi spogli e grigi gonfi di malinconia che ricordano anche i lavori solisti di Steve Von Till per quell’uso scheletrico delle melodie. Il bello del disco è il suo essere vario e dal giusto minutaggio, senza che l’ascoltatore corra il rischio di annoiarsi. Seppure manchi la band (ed in effetti a volte si sente la mancanza di strumentisti che facciano di più la differenza), Daniel riesce a confezionare qualcosa di passionale, oscuro e minimalista senza bisogno di orchestre ma portando avanti un modo di fare musica che riporta alla mente bands come Anathema o anche Paradise Lost miscelandoli con David Bowie (periodo "Space Oddity") e l’oscurità teatrale dei Sister Of Mercy.
Un album perfetto per il clima attuale e per le giornate uggiose. In fondo servono anche dischi come questo per comprendere meglio i momenti di felicità. Consigliato!