Tracklist:
1. Intro - Black Sun Temple
2. Conception
3. Life
4. Death
5. Abysm
6. Rebirth
7. Outro - Helios Manifesto
Line-Up:
Krhura - Bass
Raijinous - Guitars, Keyboards
Ignotus Nebis - Drums, Soundscapes, Drones
Tibor Kati - Vocals
Tracklist:
1. Intro - Black Sun Temple
2. Conception
3. Life
4. Death
5. Abysm
6. Rebirth
7. Outro - Helios Manifesto
Line-Up:
Krhura - Bass
Raijinous - Guitars, Keyboards
Ignotus Nebis - Drums, Soundscapes, Drones
Tibor Kati - Vocals
Questa è la seconda release dei torinesi Feralia che mi trovo ad analizzare, dopo il mini “Over Dianam”, che era orientato su sonorità folk. Questo però, devo subito avvisarvi, non è il nuovo lavoro del progetto esoterico piemontese, bensì l’album che venne rilasciato nel 2019.
Il lavoro, cinque tracce + intro e outro, ruota, è proprio il caso di dirlo, attorno alla ciclicità e al processo di alternanza vita/morte, fatto di tappe inesorabili, presente in svariate culture e religioni. Musicalmente abbiamo una band davvero molto interessante, che, grazie alla presenza di figure che reputo non convenzionali all’interno di diverse scene internazionali, riescono a dare un’aura molto intrigante a questo lavoro, che in poco meno di 30 minuti, rappresenta un debut album che non bisogna affatto farsi sfuggire.
Al microfono troviamo Tibor Kati dei rumeni Grimegod, formazione storica del panorama musicale dell’Est Europa, che, ancora una volta, offre una prova vocale degna di nota! Inesorabile e massiccia presenza del basso sin dalle prime note dell’Intro, Khrura, è una figura sempre più fondamentale nell’economia musicale della band, mai eccessivo, ma puntuale e granitico, come non accadeva da tanto tempo nel panorama musicale italiano e non solo. Piacevolmente sorprendente è il lavoro dietro le pelli (comprensivo anche di innesti elettronici) del buon Ignotus Nebis che, insieme al chitarrista/tastierista Raijinous, completano e rendono impenetrabile la corazzata nera Feralia. Non c’è una caduta, per quanto mi riguarda, né un momento di esitazione, lungo tutto questo album, che è un must per tutti gli amanti dell’estremo e non solo.
Vorrei potervi dire qualcosa di più sui testi, ma non ho avuto modo di leggerli; nel frattempo però vi invito, ancora una volta, ad abbandonare l’esterofilia ad ogni costo e a farvi rapire dalla magia oscura dei nostri piemontesi, nell’attesa di un loro nuovo passo in avanti…
“Oh Sun…Oh Father…”