PROVENIENZA: Finlandia
GENERE: Black Metal / Crust Punk
LINE UP:
Ville: Bass
Henri: Drums
Antti: Guitars
Samuli: Guitars
Eetu: Vocals
1. Pimeä Tila [04:42]
2. Viekää Minut Pois [03:48]
6. Unohdan Sinut [04:46]
7. Temppeli [03:44]
PROVENIENZA: Finlandia
GENERE: Black Metal / Crust Punk
LINE UP:
Ville: Bass
Henri: Drums
Antti: Guitars
Samuli: Guitars
Eetu: Vocals
Fra le (già assai numerose) uscite che stanno condendo questi primi mesi del 2021, ecco fare capolino “Unohdan Sinut” dei finnici Qwälen, che vede la stampa sotto l’egida della label italica Time To Kill Records. Si tratta del primo full length per il quintetto di Oulu e si configura come una successione di sei tracce condensate in mezz’ora circa di fruizione. Fortunatamente aggiungerei, perché un’esposizione più prolungata alla scarica di misantropia, rabbia e adrenalina a cui ci sottopongono i Qwälen quasi fa apparire il war metal alla stregua della musica da camera.
Non lasciamoci però trarre in inganno dall’etichetta appena affibbiata: “Unohdan Sinut” non è un disco war metal, bensì una serie di mazzate pressoché ininterrotte di black feroce nelle corde dei Bathory meno epici e dei Darkthrone meno glaciali, cui dobbiamo aggiungere una buona dose di crust (qua, come influenza principale, dai Nostri vengono citati i Dӧdsrit), probabilmente dovuta anche al fatto che buona parte dei membri della band abbia già gravitato intorno alla scena punk locale.
La furia forsennata che non ci abbandona praticamente mai durante tutto l’ascolto lascia trasparire delle idee più che valide a livello di riffing, sia per quanto riguarda la chitarra che il basso (merita un plauso il giro introduttivo di “Hän Ei Tule Koskaan”). A questo si aggiunge una batteria tutt’altro che inconsistente, in cui i blast beat regnano sovrani; oer quanto non manchino alcuni interessanti cambi di tempo, come avviene ad esempio all’interno di “Pimeä Tila”, brano che apre “Unohdan Sinut”, forse una distribuzione più capillare delle variazioni ritmiche avrebbe giovato alla fruibilità complessiva del disco.
A mio avviso, tuttavia, i Qwälen danno il meglio di sé quando mostrano nitidamente la componente black e quella rabbia prettamente punk all’interno dello stesso pezzo: a tal proposito, cito la titletrack, dove queste due anime non convivono solo sul piano strumentale ma anche vocale, come dimostra in maniera eloquente la capacità di Eetu di virare dallo scream misantropico più vicino al black alle vocals rabbiose e accorate tipiche, appunto, del punk.
In generale, “Unohdan Sinut” non è un album che rivoluziona il genere né un capolavoro assoluto, però lascia emergere un elemento interessante e tutt’altro che scontato in ambito musicale: i Qwälen non hanno solo buone idee compositive e altrettanto valide capacità nel realizzarle, bensì ci mettono anche la cosiddetta "coratella", elemento imprescindibile per creare una release che non appaghi solo i timpani, ma anche il cuore. Alla luce di questo, propongo due nuove categorie entro le quali suddividere l’umanità: chi riconosce ai Qwälen lo stesso mordente di un velociraptor inviperito, e chi mente.