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Un quinto album scheletrico e velenoso quello dei Pure, progetto solista di Bornyhake Un quinto album scheletrico e velenoso quello dei Pure, progetto solista di Bornyhake Hot

Un quinto album scheletrico e velenoso quello dei Pure, progetto solista di Bornyhake

recensioni

gruppo
titolo
Seeds of Despair
etichetta
Satanath Records / Obscure Abhorrence Productions
Anno

PROVENIENZA: Svizzera

GENERE: Raw Black Metal

TRACKLIST:
01. Into Darkness
02. Speak In Silence
03. Expressionless Eyes, Shattered Bones =ASCOLTA=
04. Somewhere In The Night, Loneliness Dwells
05. The Boundary Between Light And Shadow =ASCOLTA=
06. Seeds Of Despair

LINE-UP:
Bornyhake - vocals, all instruments

opinioni autore

 
Un quinto album scheletrico e velenoso quello dei Pure, progetto solista di Bornyhake 2021-04-16 15:15:35 Luigi Macera Mascitelli
voto 
 
4.5
Opinione inserita da Luigi Macera Mascitelli    16 Aprile, 2021
Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 2021
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Ultimamente il black metal sta vivendo quella che potremmo tranquillamente definire una seconda rinascita. Da una parte ci sono tutte quelle giovani realtà che, sulla scia della scuola polacca e islandese, propongono la loro visione del genere, tendenzialmente più atmosferica e ragionata. Dall'altra, poi, ci sono i nomi più grandi e coloro che sono devoti alla vecchia scuola, la cui proposta vuole riprendere i canoni ancestrali tramite sonorità freddissime ed un songwriting asciutto e crudo. In una parola: raw black metal. I Pure appartengono sicuramente a questo secondo filone. La one man band svizzera nasce nel 2013 ad opera di Bornyhake, all'anagrafe Sergio Da Silva, un nome piuttosto di rilievo nel panorama europeo. L'artista infatti è già membro e compositore di diversi gruppi, tra i quali citiamo Borgne, Enoid e My Death Belongs to You, ed i norvegesi Manii. Insomma, una carriera dedicata a 360 gradi al black metal ed alle sue infinite sfaccettature. Ma è certamente con i Pure che l'artista può dare sfoggio della macabra e vera essenza ancestrale di questo genere, ed il qui presente "Seeds of Despair", quinto album all'attivo, ne è un esempio lampante. Un disco che sa di viaggio solitario, di morte, di terrore quasi Lovecraftiano... di maligno.
Affidato alla doppia produzione da parte di Satanath Records e Obscure Abhorrence Productions, l'album è un freddo e gelido tuffo in tutto ciò che è malvagio, eretico e cattivo nel mondo, quasi fosse concepito con il solo scopo di racchiudere dentro di sé il concetto stesso di "negatività". Merito di questa sensazione quasi dolorosa è certamente una chiarissima impostazione, che fa della crudezza e del songwriting frenetico, velenoso e glaciale i suoi punti di forza. Siamo ben lontani dal quel black metal più ragionato e rotondo, come potrebbe essere quello dei polacchi Mgła. Qui siamo nei territori più grezzi e stantii del genere, con il palese intento di proporre una musica primigenia, istintuale e feroce che ritroviamo nei primi Gorgoroth, nei Judas Iscariot, nei Behexen o negli Horna per intenderci. Non mancano sicuramente quei lontani sentori atmosferici e melodici, come in "The Boundary Between Light and Shadow" o in "Expressionless Eyes, Shattered Bones", le quali rendono l'ascolto pervaso da una nota di frenetica follia. Ma a fare la differenza è tutto il contesto, a cominciare dal già citato sound. Merito di tutto ciò è certamente una produzione per nulla invasiva ed anzi attenta a lasciare intatto il crudo sapore di autenticità di questo album. Qualitativamente siamo al di sopra rispetto al precedente "J'aurais dû" il quale risultava maggiormente ovattato e impastato, seppur la produzione volutamente low-fi sia quasi un canone e la norma in questi ambiti. Ma a detta di chi scrive il sound più pulito e limpido rende questo "Seeds of Despair" molto più godibile e paradossalmente più mortifero. Ciliegina sulla torta, infine, lo scream di Bornyhake che emerge dal sottosuolo di questa landa morente messa in musica, a testimonianza di come l'artista sappia perfettamente muoversi in un contesto solista. Anzi, sembra proprio che sia la sua vera vocazione.
Se amate un certo tipo di black metal, spogliato di qualunque abbellimento e di ogni contaminazione esterna, allora siete capitati in un signor disco che fa della genuinità e degli antichi fasti i suoi punti di forza.

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