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Nanowar Of Steel: il disco più italiano, più folkettoso e più metalloso di sempre Nanowar Of Steel: il disco più italiano, più folkettoso e più metalloso di sempre Hot

Nanowar Of Steel: il disco più italiano, più folkettoso e più metalloso di sempre

recensioni

titolo
Italian Folk Metal
etichetta
Napalm Records
Anno

Tracklist:
1. Requiem per Gigi Sabani in Re Minore
2. L’Assedio di Porto Cervo (Feat. Francesco Paoli)
3. La Maledizione di Capitan Findus
4. La Marcia su Piazza Grande
5. La Mazurka del Vecchio che Guarda i Cantieri (Feat. Alessandro Conti)
6. La Polenta Taragnarock (Feat. Giorgio Mastrota)
7. Scugnizzi of the Land of Fires
8. Rosario (Feat. Giada Jade Etro)
9. Il Signore degli Anelli dello Stadio
10. Gabonzo Robot (Feat. Dr. Pira)
11. Sulle Aliquote della Libertà (Feat. The Rumpled)
12. Der Fluch des Kapt’n Iglo
13. El Baile del Viejo que Mira las Obras

Line Up:
Gatto Panceri 666 – Basso
Potowotominimak – Voce
Mr. Baffo – Voce
Abdul – Chitarra
Uinona Raider – Batteria

opinioni autore

 
Nanowar Of Steel: il disco più italiano, più folkettoso e più metalloso di sempre 2021-07-07 17:27:42 Gianni Izzo
voto 
 
4.0
Opinione inserita da Gianni Izzo    07 Luglio, 2021
Ultimo aggiornamento: 07 Luglio, 2021
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Dopo aver trollato i propri fans per qualche mese, intorno al periodo sanremese, sul drastico cambio di rotta musicale, pubblicando due singoli come sempre molto sarcastici a livello di testo, abbastanza indecorosi a livello musicale, ma comunque migliori di quasi tutto ciò che capita di sentire nelle radio nostrane dalla mattina alla sera, i Nanowar Of Steel tornano al proprio sound di sempre e ci servono, freschi d’approdo alla Napalm Records, questo “Italian Folk Metal”.

Il disco è stato preceduto da tre singoli che possono essere considerati già dei classici del repertorio dei Nanowar: “La maledizione di Capitan Findus”, “La Polenta Taragnarock” con l’ormai amico Giorgio Mastrota a presentarla, e l’anti buonista “Gabonzo Robot”, il villain eroe robot, la cui sigla da cartone animato farebbe gola a Giorgio Vanni.
Come sempre l’artwork fumettoso è un riassunto di tutte le tematiche toccate dalle canzoni del disco, i Nanowar Of Steel spernacchiano usi e costumi dell’Italia più trash, lo fanno sempre con grande perizia tecnica, intelligenza, talvolta in modo bonario, altre volte con un dente più avvelenato, "Sulle Aliquote..." ne è un fine esempio, e questo non può che piacerci.

Insieme ai tre singoli proposti, a pari qualità aggiungiamo “L’Assedio a Porto Cervo” con le strofe in growling cantate dal poderoso Francesco Paoli, voce dei Fleshgod Apocalypse, ma il brano è fortemente Rhapsodiano, sinfonico ed epico, come sapevano fare i Rhapsody ed almeno la loro prima variante, (Of Fire).
Decisamente più scanzonata “La Mazurca del Vecchio che Guarda i Cantieri”, in cui troviamo come guest Alessandro Conti dei Trick Of Treat, un vero e proprio 3/4 da balera Romagnola in versione metallica, molto divertente. I Nanowar Of Steel tornano a cantare in napoletano con “Scugnizzi Of The Land Of Fires”, anche qui trasformando il neomelodico napoletano più mondano, con tanto di tonnellate di riverbero, in un brano metal, l’inserimento poi di “Oh Mia Bela Madunina” in versione partenopea, per contrasto dà un effetto esilarante.
Passando per "Rosario" dove questa volta presta la voce la brava Jade dei Frozen Crown, una ballata molto vicina a quelle che abbiamo imparato a conoscere grazie ad Elio E Le Storie Tese, si arriva alla divertentissima “Il signore degli Anelli dello Stadio” con un riff iniziale che ti illude, facendoti pensare ad un altro bel brano epico, almeno finché non vieni sovrastato da una miscellanea dei più rinomati cori da stadio, ma in salsa nerd, ambientati nella Terra Di Mezzo ovviamente, e devo dire che a “Bilbo Baggins Carabiniere” ho rischiato di perdere un polmone dalle risate.
Le novità finiscono con l’ottima Taranta Metal di “Sulle Aliquote della Libertà”, poi la band romana ci ripropone “La Maledizione…” in tedesco e “La Mazurka…” in spagnolo, cantate dal poliglotta GattoPanceri666.
Nelle canzoni ci sono anche diverse incursioni sia a livello di testo che di melodie, nella musica italiana più conosciuta, da quella più nazional popolare tipo Pupo, fino ai cantautori De Gregori, De André, accennando anche “Teorema” di Ferradini. Ma di spoiler ve ne ho già dati troppi.

Per quel che mi riguarda i Nanowar Of Steel hanno fatto un altro centro, regalando ai propri fans molti nuovi pezzi da canticchiare e con cui sorridere. “Italian Folk Metal” non è ai livelli del precedente signor album “Stairway To Valhalla”, qui c’è almeno un brano, non dico minore, ma di quelli da una botta e via, “La Marcia Su Piazza Grande” dedicata al “Duce” Magalli, con tanto di sonorità e ottusità proprie del ventennio fascista, che ok fa sorridere, ma poi la si skippa senza troppi patemi, cosa che mi riusciva difficile con qualsiasi traccia di "Stairway...".
Siamo in ogni caso di fronte ad un ottimo lavoro, che farà felici i fans, e farà odiare ancora di più i poveri Nanowar Of Steel da tutti i detrattori che pensano che il metal debba essere un qualcosa di solenne serio e drammatico, insomma una cosa tipo le spade di plastica ed i mutandoni pelosi dei Manowar. Io sono di altro avviso, molti di questi brani, così come è già successo nei precedenti lavori, potrebbero essere degli ottimi pezzi power metal, ma i Nanowar Of Steel sono un po' come Elio E Le Storie Tese, non hanno bisogno di prendersi sul serio per far vedere di essere dei bravi musicisti, ma dimostrano di volta in volta di affrontare tutta questa “becera” sfrontatezza, in modo molto serio e curato fino ai minimi dettagli.

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