1. The Pact
2. Emeline
3. Follow Me
4. Eternité
5. Stand By Me
6. I’ll Risk It
7. There’s A Place Where I Can Go
8. Animals Swing
9. Burlesque
10. Echoes Of History
11. Forever (Classical Version) (bonus)
Il concept album dall’anima teatrale "House 21" aveva lasciato impressioni più che buone sullo stato di salute dei rockers svizzeri Silver Dust e dopo poco più di quattro anni il combo guidato dal leader Lord Campbell (alias Christian Crétin, famoso più per essere un giocatore di hockey che non come musicista) ritorna con il quarto album chiamato "Lullabies". La band ha spiccato il volo grazie ad un fortunato tour assieme ai Lordi, che ha permesso di farsi conoscere in maniera massiccia con il suo taglio Gothic Rock dal sapore moderno con qualche concessione anche a sfumature più dure.
In questo disco si percepisce una certa voglia di immediatezza o comunque qualcosa di più leggero rispetto al precedente ed elaborato "House 21". Il riff in apertura ad “Emeline” punta ad infuocare gli animi con un tiro molto rockeggiante sui cui poggia il cantato tetro e tenebroso di Campbell. La botta è quella giusta nonostante non ci sia nulla di effettivamente nuovo, eppure l’energia sprigionata negli assolo dona un qualcosa in più. Ci sono diverse concessioni all’elettronica come in “Follow Me” (ricorda qualcosa degli HIM), oppure nelle venature gotiche, modello Within Temptation di “Eternité”, in cui melodia, durezza e tecnica riescono a fondersi al meglio senza risultare stucchevoli o forzate. Non potevano mancare il brano più easy con ritornello a presa rapida: “Stand By Me” ne è fulgido esempio, ma anche la tiratissima “Animal Swing” ha dalla sua una forza dirompente, come pure la devastazione simil-Industrial di “I’ll Risk It” riesce a contagiare, forte di giri di chitarra affilatissimi, ritmiche pesanti e vocals gelide. Le rimanenti tracce spaziano dalla follia teatrale di “Burlesque” alla decadenza di “There's A Place Where I Can Go” fino alla micidiale e moderna “Echoes Of History”, piena di riffs al vetriolo e dei colpi di batteria esaltanti conditi da un cantato molto più sporco. Il disco è quindi una sorta di riassunto della vita dei Silver Dust, che permette anche ai nuovi fan di farsi un’idea di come sia la band che, seppure sia unico o particolarmente originale, riesce in ogni brano a farsi apprezzare anche da chi magari non segue particolarmente il genere.
Un degno e rispettabile ritorno ma sarebbe anche ora di osare un pochino di più. In ogni caso promossi!!!