TRACKLIST:
1. Enemies =VIDEO=
2. Ready to fight
3. Protector
4. Hard to be right
LINE UP:
Row Alex – voce
Anders Olsson – chitarre
Jonas Wikström – batteria
Tosh A-son – basso/seconda voce
Johan Rosth – tastiere
TRACKLIST:
1. Enemies =VIDEO=
2. Ready to fight
3. Protector
4. Hard to be right
LINE UP:
Row Alex – voce
Anders Olsson – chitarre
Jonas Wikström – batteria
Tosh A-son – basso/seconda voce
Johan Rosth – tastiere
Presentati come dediti al Melodic Metal, in realtà gli svedesi Neptune suonano quel buon vecchio Heavy Metal che è stato portato in auge oltre quarant'anni fa dai Judas Priest e negli anni ’80 da gente come Accept, Saxon, ecc.; del resto gli stessi Neptune sono attivi proprio da quegli anni, essendosi formati addirittura nel 1979 con il nome di Warriens, modificato nell’attuale Neptune nel 1980. Da allora la band, però, è riuscita a realizzare solamente un album, un paio di compilation, diversi singoli ed alcuni EP, l’ultimo dei quali, questo The rebirth”, è uscito a giugno 2022. Sono quattro le tracce che fanno parte del disco, per un totale di circa 17 minuti di durata; si tratta di una raccolta di pezzi che il gruppo ha scritto tra il 1983 ed il 1986 e lo stile chiaramente ne risente, dato che è evidente che ci troviamo davanti a composizioni decisamente “old style”. La registrazione poteva essere migliorata (è un po’ troppo “cupa”) ma, trattandosi di un’autoproduzione, bisogna accontentarsi di cosa si riesce a fare con un budget immagino abbastanza limitato. Ci si chiede quale senso abbia nel 2022 fare un EP del genere, con brani vecchi di quasi quattro decadi che risentono palesemente di cosa si ascoltava all’epoca, ma che non sono mai passati alla storia e nemmeno hanno avuto risalto particolare in quel periodo, facendo parte solo di alcuni demo tape. E’ una sorta di operazione nostalgica da parte di una band che non è mai venuta fuori dall’underground e che non ha mai avuto il colpo di fortuna utile a farsi notare. E’, insomma, un disco destinato solo alla piccola cerchia di fans del gruppo e che può eventualmente far piacere a chi, come il sottoscritto, ha vissuto la propria adolescenza in quei fantastici, quanto formativi anni. Se, invece, non si fa parte di questa schiera di metalheads, dubito fortemente che qualcuno di questi quattro brani possa riscontrare un sufficiente apprezzamento. Dispiace per i Neptune, ma con questo “The rebirth” forse siamo davvero fuori tempo massimo.