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Opinione scritta da Piero Pizzorni

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Opinione inserita da Piero Pizzorni    13 Ottobre, 2016
Top 50 Opinionisti  -  

In soli trentatre minuti, i Gorguts 2.0, esprimono tutto il loro talento, fornendo una prestazione maiuscola, da attribuire, al nuovo modo di concepire il death metal.
Sì, death metal, forte di contaminazioni progressive e atmosfere soffocate, corrosive.
L’eclettico Luc Lemay, voce/chitarra e membro storico, dopo aver cambiato volto alla band, assumendo tra le proprie fila nuovi elementi, decide che è
il momento di dare una svolta, anche, musicalmente parlando, ed ecco nascere i Gorguts di nuova generazione.
Nel recente passato, attraverso il precedente “Colored Sands”, già ci avevano abituato a tali sonorità, ma, solo con questo nuovo full lenght, si sono spinti, in maniera netta e decisa, confermando un amore non troppo nascosto per il metal, ma al tempo stesso per il post/hardcore.
Certamente, si parla ancora di una band death metal, che ha scritto pagine importanti in passato, tuttavia, temo che questa nuova versione sia quella più convincente, anche perché, i nostri canadesi, con naturalezza si muovono, tra i generi, senza mai apparire ostentati.
Repentini cambi di tempo, intermezzi ambient, fanno di questo “Pleiades’ Dust”, un album riuscito, l’obiettivo è stato centrato, la nuova pelle dei veterani Gorguts mi convince.
Cos’aggiungere? Sei alla ricerca di: innovazione, tecnicismi, intelligenza, o sei semplicemente un fan della nuova incarnazione della band, cosa stai aspettando, affrettati a comprare questo disco, non farlo tuo, è un errore imperdonabile.





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Opinione inserita da Piero Pizzorni    07 Ottobre, 2016
Top 50 Opinionisti  -  

Il nuovo album degli Aleph, intitolato “Thanatos”, è una piacevole sorpresa.
Si tratta di veterani o quasi, tutto vero, ma, quello che è venuto fuori questa volta è davvero notevole.
La band nostrana è protagonista di una prova convincente, sotto ogni punto di vista, siamo di fronte a una formazione in stato di grazia, non manca nulla: tecnica, esecuzione, arrangiamenti, così come la produzione, in linea con i temi di oggi, ma, al tempo stesso, acustica e riconoscibile.
E’ difficile collocare gli Aleph, si potrebbe parlare, comunemente di Death Metal, ma qui c’è ben altro, ci sono richiami agli anni settanta, al Doom, al cinema Horror, a partire, da quella cover, color sangue, dove il demone, sciorina lezioni di malvagità.
“Thanatos” mi ha convinto, pienamente, non ci sono cali, o brani deboli, complice un certosino lavoro, sia nella stesura delle canzoni, che negli arrangiamenti in sede studio.
Avere una forte identità, può significare, andare controtendenza, nonostante tutto, sul lungo, è certamente più appagante e questo gli Aleph lo sanno bene. Questa è una band che fa dell’originalità, il vero punto di forza, la ricerca delle sonorità, spaziando nell’universo dei colori che offre la musica, grazie anche a musicisti preparati.
I terribili ragazzi, riescono a trasmettere emozioni, attraverso riffs di stampo Old School e un lavoro impeccabile della sezione ritmica, con una doppia cassa in evidenza, e una voce, versatile, che si divide tra stilemi tipicamente Death Metal e parti meditative.
Insomma, come avrete capito, non potete farvi mancare questo disco, sono sempre più convinto, non puntare sulle band di casa nostra è folle, dietro l’angolo abbiamo formazioni che non hanno nulla da invidiare ai colossi d’oltreoceano.

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