Opinione scritta da Davide Collavini
48 risultati - visualizzati 31 - 40 | 1 2 3 4 5 |
Ultimo aggiornamento: 26 Novembre, 2023
Top 50 Opinionisti -
Parlando dei Destructor non parliamo di una band di primo pelo, ma bensì di una band formatasi nel lontano 1984 in Ohio a Cleveland, nel periodo più tumultuoso per l’Heavy Metal in cerca di una sua identità o meglio ancora in piena trasformazione generando stili diversi come il Thrash Metal, Power Metal, ecc. Nel periodo florido per il Metal, i Destructor hanno fatto da supporto a band leggendarie come Megadeth, Slayer, Nasty Savage, Anthrax e altri. Nell'estate del 1985, i Destructor registrarono il loro album di debutto, "Maximum Destruction", per la Auburn Records e poi lo concedettero in licenza alla Roadrunner Records nel 1986, contribuendo a diffondere la loro musica in tutto il mondo. Con il caratteristico suono Power/Thrash della band, i Destructor avrebbero guadagnato una base di fan sempre più ampia in tutto il mondo. Nel 1987, la band attirò l'attenzione della major Island Records, ma la tragedia colpì la band il giorno di Capodanno del 1988: Dave Holocaust venne assassinato da un perfetto sconosciuto nelle prime ore del mattino. Dopo la perdita dell'amato membro e la decisione della major di cedere l'intero contratto discografico, i Destructor si trovarono a lottare per mantenere la rotta per i prossimi anni e il mercato americano cambiava continuamente con la nascita del Grunge. Alla fine avrebbero chiuso i battenti nel 1992. Dopo che la band stava ancora guadagnando molto interesse, i Destructor si sarebbero riuniti nel 1999. Dopo che il nuovo membro Jamie Boulder, AKA Athenar of Midnight, si era unito nel 2002, la band avrebbe registrato l'album "Sonic Bullet". Facendosi strada nel futuro con le seguenti uscite "Forever in Leather",l' EP "Storm of Steel", "Back in Bondage" e "Decibel Casualties", i Destructor avrebbero trovato nuova vita nella base di fan della band in tutto il mondo. Oggi la band è composta da Tim Hammer al basso, Mark Hellhound alla chitarra, Matt Flammable alla batteria e Dave Overkill voce e chitarra. Dopo questa doverosa introduzione possiamo dedicarci interamente ad esaminare l’ultima fatica dei Nostri: il loro quinto album in studio "Blood, Bone, and Fire". Sono nove le tracce che compongono l’album, disco di puro Metal con tendenze Speed, Thrash e Power Metal, con riff sinistri e impetuosi non privi di (cattiva) melodia. Già la title-track ci immerge in questo sound veloce con chitarre a mitraglia riff cattivi e impetuosi, ma con la voce di Dave sovrastata dagli strumenti, quasi ad essere distante da rendere addirittura difficile comprenderne le parole. Stesso discorso per “Iron Clad” veloce, ottimi assoli bei cambi di tempo, ma sempre voce lontana. Anche “Storm Upon the World” continua nella sequenza dei predecessori regalandoci riff e assoli veramente belli. Da “Never Surrender” buon inizio solista poi riparte martellante, buon ritornello e chitarre spietate!!! “Depth of Insanity” e “The Calling” sono ottime canzoni con bellissimi assoli, Power Metal puro anni '80! “Heroic Age”, è una track eroica con fendenti di spade ad aprire le danze, sound più pesante in un groove ben azzeccato, una traccia orecchiabile ma potente con un ritornello che “rimbomba” in testa. Bellissimo l’assolo verso la fine, una delle tracce che ho apprezzato di più! Si chiude con “Dominate”, che ci delizia con mitragliate di chitarra, un drumming incessante e con una prova vocale di Dave finalmente apprezzabile appieno e non sovrastata dagli strumenti come sugli altri brani. Di questo brano mi è piaciuto tutto, dai riff agli assoli al ritmo in generale, bel pezzo! Cosa dire di questo lavoro dei Destructor? All’inizio mi ha lasciato perplesso il fatto che si faceva fatica a sentire la voce del cantante, sovrastata dagli altri strumenti, come se si trovasse in un’altra stanza o troppo distante dal microfono. Peccato perché a mio avviso ha grande potenza ed espressività. Scelta voluta o errore di mixaggio o produzione? Sta di fatto che l’album è molto buono, uno stile per niente scontato e con quel pizzico di Metal anni '80 che non guasta mai. Se non fosse stato per i problemi citati (presunti o meno) sicuramente un mezzo punto in più l'avrebbe meritato.
Canzoni preferite: "Dominate", "Heroic Age", "Never Surrender".
Ultimo aggiornamento: 20 Novembre, 2023
Top 50 Opinionisti -
Ogni volta che mi imbatto in una band svedese devo dire quasi sempre ne rimango positivamente colpito. Capita anche stavolta ascoltando i Corroded. Che poi ho scoperto di averli già ascoltati inconsapevolmente nel videogioco "Battlefield", dove appunto hanno curato la colonna sonora. Con grande maestria devo dire perché ne rimasi colpito già allora. In Svezia sono conosciuti anche per aver composto la sigla di un famoso show televisivo svedese (Survivor). Il massimo del successo discografico è avvenuto con il secondo album "Exit To Transfer", pubblicato nel 2010, che ha raggiunto il numero 6 nella chart svedese. Il genere che trattano è un Heavy Rock/Groove Metal con molti passaggi nel Grunge e nell'Alternative Metal. "Plague" è stato composto e sviluppato direttamente dalla band dopo la pandemia, infatti sia il sound che il testo delle canzoni riprendono l'animo turbato dei membri della band durante gli anni passati nella pandemia da COVID-19. Tutto l’album ha un’anima cupa, turbata, oscura. Si capisce anche dallo stile di come sono state composte le canzoni, note basse, pesanti con riff granitici e batteria sempre presente con passo non eccessivamente veloce. Non solo pandemia, ma anche guerra in questo album tormentato, con un sound profondo e oscuro come dicevo. Una curiosità, in “Deadlock” ad un certo punto parte l’intro che ritroviamo in “Civil War” dei “Guns ‘n Roses", sono le prime frasi: “What we’ve got here is failure to communicate. Some men you just can’t reach…” che poi è una citazione ripresa dal film interpretato da Paul Newman, Nick mano fredda. Ma sul momento sono stato preso in contropiede… pensavo che il mio lettore fosse impazzito... Comunque, frase decisamente azzeccata! Molto più Heavy Rock che Metal classico, ben strutturato per la voce di Jens Westin che ricorda nello stile Chad Kroeger dei Nickelback, ma attenzione!, ricorda solamente, perché ha la sua personalità, timbro e profondità vocale che ho trovato veramente molto interessante e perfetta per questo album e questa band. Dodici tracce compongono questo sesto album dei Corroded: "The Lesser Of Two Evils" introduce alla grande quello che sarà il sound di "Plague", riff pesanti, tono cupo con dei cambi di tempo e ritmo incalzante. "Monster" continua con un riff iniziale altalenante sempre pesante, con una batteria dal ritmo più incalzante e con un cambio di tempo nel finale arricchito da assoli affilati. Un cambio di passo lo notiamo in "Rain" con varie accelerazioni e rallentamenti molto validi, con anche una buona componente melodica nel finale. Le cose si fanno molto interessanti con "Watch The World Burn" e "The More Things Change", dove il ritmo diventa decisamente più Metal duro e puro, sempre cupo, ma più intenso ed espressivo con degli assoli taglienti e con un bel ritornello. La voce di Chad diventa molto più ruvida e profonda anche in “Drums Of War” e “Deadlock”, accompagnato da ritmiche pesanti, mai monotone. Queste ultime canzoni narrano le conseguenze della guerra e della sofferenza che porta con sé. Un album decisamente ben riuscito, poteva essere rischioso a mio avviso mantenere una linea sonora molto simile tra le canzoni, invece è stata la decisione migliore che ha dato quel significato al songwriting che si voleva far percepire fin dall’inizio. La band, come tutti noi, ha vissuto momenti bui, di incertezza, di speranza e anche di ansia con la pandemia. Per non parlare delle conseguenze della guerra successivamente… Bene, in “Plague” i Corroded riescono nel loro intento, facendo ben intendere il loro stato d’animo, trasformandolo in note e testo.
Canzoni preferite:”Monster”, “Rain”, “Drums Of War”, “Deadlock”, "The More Things Change”
Ultimo aggiornamento: 14 Novembre, 2023
Top 50 Opinionisti -
Gli Omission, band spagnola fondata nel 2002, sono arrivati alla bellezza del loro settimo album in studio con il loro ultimo "Disciples of Raven Vengeance". La band è composta alla voce da Miguel "Patillas" voce e chitarra, Jaime "Surt" Basso, Nekrosaint alla batteria. Personalmente è il primo album che mi capita di ascoltare di questa band, quindi come in altri casi eviterò il confronto con gli album precedenti. "Disciples..." caratterizzato da un sound dal sapore antico, nel senso che ripercorre lo stile Thrash Metal anni '80, con assoli taglienti e veloci, voce dura e roca e rullate incessanti. L'album parte con un intro molto particolare, "Rabid Aggression", stile horror con urla strazianti di terrore e dolore di breve durata che introducono "Hatred Circles", classico brano Thrash Metal veloce sia nelle chitarre che nella batteria. "Shrouded Alive" continua in linea con la canzone precedente, all'insegna della velocità con un Patillas furioso. "Roulette" calma gli animi soprattutto in Patillas, ma mantenendo un ritmo sempre martellante. "Slow and Crooked" rallenta un po' ma senza lasciare il segno a parte qualche sprazzo canoro. Il tutto ritorna interessante con "Burn the Cross", in cui l'acceleratore viene schiacciato al massimo con rullate incessanti e riff granitici, mantenendo lo stesso livello anche in "Conspiracy from Mursk". Concludono l'album due strumentali: "It's Better to Burn Out" e "...Than to Fade Away". La prima inizialmente ci delizia con un'introduzione melodica con arpeggi di chitarra acustica per poi tornare alle chitarre elettriche con riff ruvidi e note basse, in un salendo di ritmo fino alla fine dei quasi 12 minuti. La seconda decisamente più corta ci delizia con uno strimpellio di chitarra, lento dalle note dolci che chiude l'album con i suoi due minuti di pura melodia quasi a voler esorcizzare l'intro dell'orrore con cui è iniziato l'album. Cosa dire di questo album degli Omission? Personalmente non mi ha completamente entusiasmato, nel senso che sa di già sentito, non aggiunge niente di nuovo a quanto c'è già in giro. Non mi è piaciuta l'intro, la produzione decisamente approssimativa, la batteria sembra troppo "ovattata" e anche la voce appare distante. Tutto da bocciare? No, è un disco che sicuramente verrà apprezzato da coloro che amano un tipo di Thrash Metal furioso e vecchio stampo, alla Venom per intenderci. Altra nota positiva, il modo di cantare di Patillas molto azzeccata sia nelle note basse che in quelle alte. Ha dato prova di bravura tecnica non indifferente. Ma purtroppo non è sufficiente per una promozione a pieni voti.
Ultimo aggiornamento: 07 Novembre, 2023
Top 50 Opinionisti -
Inutile negarlo, gli americani quando si tratta di Thrash Metal sanno fare le cose per bene! Non fanno eccezione gli Arch Blade, band formatasi nel 2019 a Los Angeles da padre e figlio entrambi chitarristi, Rob V e Big Rob, con Nigel C. al basso, l'ex-Dark Angel Al "Mayhem” Mendez alla batteria e Denys Podmazko alla voce. Il loro debutto è “Kill The Witch”, album appunto che andremo ad analizzare. Il loro sound è un Heavy Metal a 360°, con influenze anche Power/Thrash Metal, sviluppando energia e quella giusta velocità che sicuramente sarà apprezzata non solo da studio ma anche dal vivo. I testi dell'album sono basati principalmente sui sogni e sugli incubi del cantante Denys Podmazko, insieme ai suoi interessi per i fumetti, la fantascienza, i film horror e talvolta i documentari. Nell’album troviamo molte influenze di grandi gruppi come Iron Maiden e Judas Priest, duelli di chitarre, riff ruvidi e grandiosi, mitragliate in puro stile Maiden anni '80. Ma anche tecnica sopraffina che riprende, senza appiattirsi su di esso, il sound delle band citate. Molto interessante l’uso delle note basse delle chitarre che dà quell’aria cupa al disco unita ad una tecnica vocale niente male, il tutto con una velocità che tiene incollati all’ascolto. La voce del cantante è un misto tra roca e melodica, ma che sa essere grintosa al momento giusto. Il disco è molto vario: "Abduction" e "Nightbreed" accelerano nel Metal classico, "Tyrant Rhapsody" apre la parte centrale del disco andando più su un ritmo aggressivo, molto Thrash, con riff pesanti. "Kill the Witch" ha un'attitudine spavalda con cambi di tempo e assoli taglienti. "Factory of Sin" ha un ritmo staccato e loop che non starebbero male su un disco dei Pantera. A questo proposito l'inizio ricorda molto "Walk". Gli Arch Blade dimostrano la loro bravura e creatività in “House Of Dreams”, una ballad melodica in cui il ritmo spezza la frenesia del disco. Anche il cantante Denys dà prova di bravura intonando delle note più melodiche e drammatiche allo stesso tempo. Altra canzone molto divertente con riff molto solidi e chitarre a mitraglia è “Touched By Death”. La conclusione dell’album spetta a “Queen Of The Damned”, un Thrash aggressivo ma con dei cambi di tempo che lasciano spazio a melodie melodrammatiche. In conclusione cosa dire di questo “Kill The Witch"? Sicuramente è un buon esordio per gli Arch Blade, mi lascia un po' perplesso la produzione… Ma le premesse ci sono tutte perché questa band possa fare molto bene in futuro. L’album è consigliato a tutti i fans degli Iron Maiden, Judas Priest, Testament, King Diamond. E a tutti coloro che vogliono dell’ottimo Metal dal “gusto antico, ma con un’aroma moderno".
Canzoni preferite: "House Of Dreams", "Nightbreed" e "Factory of Sin"
Ultimo aggiornamento: 05 Novembre, 2023
Top 50 Opinionisti -
I Comaniac, band Svizzera, offrono un Thrash Metal furioso, ispirato ai grandi del genere come Anthrax, Megadeth, Metallica, Death Angel, dando un tocco sofisticato e moderno unito a tratti melodici. La band è attiva dal 2015, con "Return to the Wasteland" (autoproduzione) sono stati considerati una band di qualità nella scena Thrash. Negli anni hanno pubblicato altri lavori sempre di grande levatura come "Holodox", per esempio, del 2020. Quest’anno la loro ultima fatica “None For All” continua la tradizione con un Thrash Metal veemente, ma con melodie più intense e protagoniste. Anche la componente vocale ci trascina in brani aggressivi o, di contro, a brani melodici o addirittura entrambi come in "Desolation Manifest". Il loro impeto colpisce immediatamente con “Eye to Eye”, per poi passare appunto a “Desolation Manifest”, decisamente più orecchiabile, ma con un tasso tecnico notevole, con un’articolazione delle chitarre vorticoso. Si nota una certa influenza dei Megadeth nella parte iniziale. “None for All” è anch'essa all'insegna del Thrash più intenso ed aggressivo. Con “Long Life Doll” incontriamo tratti melodici, tristi ma uniti sempre ad una energia costante. In questa canzone il cantante Jonas Schmid abbandona lo stile violento, per deliziarci con virtuosismi melodici che ho particolarmente apprezzato. Altre influenze musicali, in questo caso dei Testament, le troviamo in “Breakdown Rite”, sound sempre pesante e rabbioso, con un Jonas che riprende la rabbia vocale persistente in tutto il disco. “Start the Madness” non abbandona il ritmo dell’album, proponendo anche un'accelerazione nel sound, sempre con rabbia furiosa nella voce di Jonas. La “calma” vocale la incontriamo in “Self Sacrifice”, una semi-ballad melodica dove i Comaniac danno prova della loro bravura nella diversità di composizione, sia nello scrivere canzoni complesse, ma sempre funzionali e anche qui ho apprezzato molto il fatto che Jonas abbia abbandonato l'aggressività devastante, per dare un assaggio della sua bravura anche nelle note più basse e melodiche. I Comaniac, sotto il profilo compositivo, mostrano un Thrash Metal moderno ispirato comunque al passato, ma senza appiattirsi su di esso. Discorso diverso per come canta Jonas, apprezzato personalmente più nelle parti melodiche che nel resto dell’album, con un approccio troppo violento e aggressivo, quasi “urlato”. Non per forza il Thrash Metal deve essere a tutti i costi violento o con toni vocali sempre all’estremo. Detto questo però, è impossibile non apprezzare il livello tecnico con cui sono state scritte le canzoni, cambi di tempo, riff granitici e assoli taglienti, uniti a spessore e personalità. Se non fosse per il modo di cantare di Jonas troppo aggressivo, personalmente reputerei “None For All” un grande album da pieni voti, mi fermo invece ad un onesto 4/5.
Canzoni preferite: “Eye To Eye”, “Desolation Manifest”, “Self Sacrifice”
Ultimo aggiornamento: 30 Ottobre, 2023
Top 50 Opinionisti -
I Triskelyon sono una band canadese formatasi nel 2021 dal progetto del chitarrista Geoff Waye e hanno già all’attivo diverso materiale, un EP omonimo e un album, "Downfalls", datato 2022. A distanza di un anno ci presentano un altro lavoro sulla lunga distanza: “Artificial Insanity”. La cover dell’album raffigura un “minaccioso” robot gigante che ci accompagna all'ascolto, riassumendo il significato del titolo stesso dell’album: follia artificiale. Ascoltando l’album ho notato che il cantante non sembrava sempre lo stesso, quindi ho approfondito, ed in effetti per questo disco Geoff ha reclutato gli artisti più accreditati nella scena Thrash Metal canadese; Amanda Jackman (Category VI), Armin Kamal (Infrared), Cara McCutchen (Mortillery, Naitaka), Dale Drew (Sea Dogs), Des Mason, Elim, Pete Healey, Raúl Alvarez (Dark Order-Aus) e Tim Tymo (Tymo). Gruppi che a noi dicono poco o niente, ma che in Canada hanno un buon seguito. Tutto l’album è ricco di rullate e martellate incessanti: complimenti ai batteristi - Raul Marques (Burning Torment) e Alexander Raykov (Antreib) - perché ci danno dentro veramente alla grande. Questo grande lavoro lo si nota fin da subito con “Tektyranny”, con assoli veramente forti e il cantante di turno che spazia nell’intensità vocale. Forse più Speed Metal che Thrash. In “At War With Demons” continua il grande lavoro della batteria alzando la velocità, accompagnata dalla voce più roca del cantante, con riff granitici di contorno. Assoli molto belli la fanno da padrone in questo energico inizio. Anche "Bringer Of Chaos" si collega alla maestria tecnica degli assoli ascoltati fino ad ora. "Hope Still Alive" ha un approccio quasi Progressive, mantenendo però quella pesantezza e velocità Thrash nei riff. "Obsolescence" passa veloce con i suoi assoli di chitarra, lasciando il passo a "One Blood" che invece ci imprigiona con parti melodiche, riff taglienti e classico Thrash Metal. Decisamente uno dei pezzi più azzeccati dell'album! Si arriva dalle parti conclusive del disco: in "Beyond The Past", dopo un lungo e promettente inizio, alla fine l'interesse ricade nei soliti assoli di chitarra. "Celtic Creatures" si distingue per il contenuto massiccio di riff veramente molto belli. "It Doesn't Really Matter" è una cover dei Platinum Blonde, più Power/Heavy Metal rispetto al resto, chiusura di un album a tratti piacevole, anche se a volte un po' troppo scontato. Personalmente ritengo "Artificial Insanity" dei Triskelyon come un buon disco, ho trovato ottimi virtuosismi tecnici alla chitarra e alla batteria, con dei grandi musicisti che sanno suonare alla grande.
Ultimo aggiornamento: 23 Ottobre, 2023
Top 50 Opinionisti -
Gli Acid Blade, gruppo tedesco nato da pochi anni, ad un anno di distanza dal loro album di debutto “Power Dive”, escono con un EP di quattro canzoni, "Shooting Star". Il sound degli Acid Blade si ispira principalmente al Metal fine anni '70-inizio anni '80. Un sound compatto energico con ottimo lavoro delle chitarre con una voce del cantante molto cruda, incerta ma energica. La title-track inizia l’EP con dei grandi riff, una buona melodia e un ritornello molto orecchiabile. In "Mercy Of The Wind" è impossibile non riconoscere l'influenza musicale maideniana con riferimento alle sonorità di "Powerslave". "Weeping Willow" è inizialmente un po' strana, ma molto coinvolgente e ti cattura con il suo ritmo ed energia. Il cantante Klay Mensana dà un'ottima prova di espressione vocale senza strafare. "Rise from the Grave", una bella cavalcata di riff e rullate Heavy Metal con le chitarre che ci danno dentro con le note più basse. Concludendo con un finale strano e un po' cupo. Due parole sul cantante Klay Mensana: ha grande energia ed è l'uomo giusto per questa band sicuramente, ma a volte a mio parere vuole strafare osando troppo, perdendo l'intonazione. E purtroppo non poche volte. Niente di irreparabile per carità, sono agli esordi e tempo per migliorare non manca. Migliorando sicuramente darà quel valore aggiunto per portare questa band ad un livello successivo. "Shooting Star" è comunque un EP valido, da ascoltare soprattutto se amanti come il sottoscritto dell'Heavy Metal tradizionale vecchia scuola.
Ultimo aggiornamento: 20 Ottobre, 2023
Top 50 Opinionisti -
Ottavo album per la band olandese Within Temptation, band che aimè ammetto non conoscevo (lacuna che comunque sicuramente colmerò ). Band scoperta grazie a uno dei miei player di streaming musicale, che nella lista dei gruppi che potrebbero piacermi, in base ai miei ascolti, ha inserito anche alcuni singoli usciti dei Wihtin Temptation in questi anni. Soddisfatto dall’ascolto di quest’ultimi ho deciso di dedicarmi alla recensione della loro ultima creatura: “Bleed out”. Essendo il primo album completo che ascolto di questa band non farò un paragone con il passato, quindi il giudizio sarà espressamente tecnico emozionale. Piccola parentesi: mi ha sempre infastidito fare paragoni tra i vari album delle band. Ogni album è una creatura a sé, condizionata dal momento sociale, emozionale e anche personale che vivono gli artisti. Dire che quest'album è meglio dell’altro o roba simile lo trovo molto scorretto. Chiusa parentesi. “Bleed Out” trae ispirazioni dalle tematiche sociali ed eventi che coinvolgono tutti noi in questo periodo, per esempio la guerra in Ucraina. Come dichiarato dalla cantante Sharon Den Adel: “La guerra in Ucraina ci ha influenzato molto. Come artisti siamo ispirati dal mondo e abbiamo questo strumento a disposizione. Siamo narratori e credo che, come esseri umani, queste siano cose di cui dobbiamo parlare”. Nelle canzoni “We Go To War” e "Wireless" i Within Temptation denunciano l’aggressione russa in Ucraina e in varie altre zone di guerra in giro per il mondo. E lo fanno con un sound aggressivo, con riff pesanti, una base elettronica e un ritornello melodico, con Sharon che incanta con la sua espressività e intensità vocale. Essendo la prima volta che li ascoltavo devo dire che sono rimasto rapito dalla sua voce melodica e potente, divina! I virtuosismi vocali dopo "We Go To War”, si fanno notare anche in “Wireless” l’altra canzone dedicata alla guerra, sempre accompagnata da un riffing e arrangiamento maestrale. La title-track “Bleed Out” furiosa con le sue chitarre pesanti ed una Sharon potente nella voce, denuncia l’orrore subito delle donne iraniane perseguitate e uccise dopo le rivolte sfociate con l’uccisione di Mahsa Amini. “Worth Dying For Wake” velocizza un po' con sinfonie e ritmo di batteria più veloci e marcati, facendosi apprezzare anche per degli assoli di chitarra nel finale niente male. Altro pezzo che scorre via molto bene con un ritornello che ti resta impresso in testa fin dal primo ascolto è “Ritual”, in cui la den Adel abbassa il volume vocale ma non l’intensità tecnica andando più sul classico, mantenendo sempre una qualità magistrale. L’album comincia ad essere meno emozionale e più energico con “Cyanide Love” e “The Purge”, sound più spedito ma mantenendo la linea musicale data all'album. Un'impronta Symphonic Metal dalle note più basse e pesanti.
“Shed My Skin”: pezzo veramente bello in cui la cantante dà sfogo a tutta la sua tecnica arrivando a picchi vocali da brivido. La parte conclusiva dell’album, “Unbroken” e “Entertain You” sono brani espressamente Metal con un riffing granitico e potente, sempre con una meravigliosa Sharon che ci fa emozionare con la sua voce limpida, precisa e potente. Due brani degni di nota a conclusione di un album che si fa apprezzare fin dal primo ascolto. "Bleed Out" è a tratti emozionante con la sua attenzione alle politiche odierne, ma anche espressivo, con la sua intensità e pesantezza della musica. Molto dinamico nella sua struttura e profondità dell’Heavy sinfonico, quanto variopinto e pesante nel ritmo delle tematiche politiche.
Canzoni preferite: “We Go To War”, “Bleed Out”, “Shed my Skin”, “Entertain You”.
Ultimo aggiornamento: 14 Ottobre, 2023
Top 50 Opinionisti -
Non mi capita spesso di ascoltare gruppi metal femminili, e quando capita ne sono particolarmente entusiasta e nello stesso tempo curioso. In un ambiente prettamente dominato da band maschili, ascoltare line up femminili è sempre una piacevole novità. In questo caso parliamo delle Nervosa, capitanate da Prika Amaral che si occupa anche della chitarra ritmica. Informandomi un po' sulla band, ho scoperto che la line up è cambiata spesso dall’anno di fondazione della band (2010). Ad oggi la band è composta da - oltre alla brasiliana Prika - Helena Kotina alla chitarra e Hel Pyre al basso dalla Grecia, Michaela Nydenova alla batteria dalla Bulgaria. Una formazione varia ed internazionale per un nuovo album tutto da ascoltare con attenzione: “Jailbreak". I brani si presentano molto ricchi e ben elaborati con riff molto curati, di qualità superiore. Molte delle canzoni sono belle toste ad iniziare dalle prime due, “Endless Ambition” e “Suffocare”, rabbiosi e violenti nelle rullate e assoli con Prika che usa una voce cupa e roca. Le nostre, oltre a martellare alzano il ritmo con la tagliente “Ungrateful”: dove c’è da picchiare bene Michaela Nydenova ci dà alla grande. Si procede con l’ottima “Seed Of Death", con un inizio melodico che lascia spazio all’attacco massiccio con rullate crescenti e martellamento brutale. Il tutto però sempre ben congeniato e azzeccato. Peccato che nel corso dell’album le parti melodiche non siano presenti con frequenza perché la componente ritmica è veramente notevole nella realizzazione tecnica. Degne di nota sono la title-track “Jailbreak”, in cui troviamo degli assoli veramente notevoli. Tutto l’album non lascia un attimo di respiro: da “Behind The Wall” a “Kill Or Die” il ritmo la fa da padrone. “When The Truth Is A Lie” - con ospite Gary Holt - ci presenta dei riff alla Slayer belli pesanti e goderecci. Ottimo pezzo. Mi ripeterò sicuramente, ma tecnicamente nulla da obiettare su questa creatura delle Nervosa, forse in qualche tratto non sempre originalissimo, ma poco importa. L’unica cosa che non mi è piaciuta è la tonalità vocale con cui Prika ci accompagna per tutto l’album. Sempre lo stesso o comunque sempre molto simile. Un po' di varietà e originalità non sarebbe guastata. Speriamo che la Amaral, visto il risultato ottenuto con quest’album, non voglia cambiare ancora line up, perché questa formazione ha dato quadra al gruppo e sicuramente è sulla buona strada per fare molto bene in futuro.
Canzoni favorite “Seed Of Death”, “When The Truth Is A Lie”.
Ultimo aggiornamento: 11 Ottobre, 2023
Top 50 Opinionisti -
Che dire, finalmente mi capita tra mani e cuffie una Thrash band italiana! I torinesi Ural, che hanno dato vita alla loro ultima fatica in fatto di album: "Psychoverse". Da quanto dichiarato dalla band, quest'album ha voluto dare sfogo alla propria creatività senza compromessi, ma sempre non snaturando la propria essenza di proposta musicale. Direi che hanno fatto veramente bene, perché l'album colpisce e si fa apprezzare fin dalle battute iniziali: "Drag Me to the Wolves" inizia con un'atmosfera cupa da film dell'orrore con tanto di urla strazianti e una bestia che sta divorando il malcapitato urlante di dolore e terrore. Vi assicuro che le urla sono alquanto terrificanti, complimenti a chi ha avuto questo colpo di genio! Stupendo! Lasciando lo squartamento si inizia a ballare, il sound aggressivo e feroce inizia subito con rullate e riff pesanti, anche la voce non mi dispiace affatto, alterna aggressività e toni belli alti… Il cantante Andrea Calviello ci sa fare e sa interpretare bene le canzoni con una voce chiara, accompagnato da un sound a dir poco coinvolgente! Si sente che questi ragazzi hanno fatto loro tutto quello che di buono ha insegnato la Bay Area anni '80! Non è un suono ripetitivo, anzi direi coinvolgente con dei bei cambi di ritmo, soprattutto in "Heritage", in cui il ritmo costante arricchito da riff e assoli belli taglienti ha un cambio di tempo nella parte centrale degno di nota. Anche le voci di accompagnamento ci stanno alla grande! "Nightmare” continua le rullate accompagnate da un riffing tagliente, creando un clima cupo e tenebroso con un Calviello rabbioso. Un assolo accompagna la fine del brano che rallenta il ritmo, un groove lento ma pesante. Bel pezzo, fin qui nulla da dire. Anche in "Blood Red Sand" troviamo un ritmo più rallentato ma pesante allo stesso tempo, con riff granitici che ci accompagnano per gran parte della canzone, per poi accelerare con assoli affilati e rullate a mitraglia; per poi, verso la fine del brano, tornare ai granitici riff e le rullate prestate! "Fall of the One Word" ci regala una canzone complessa, con un arrangiamento vario e cambi di ritmo. “Uncanny Valley” ci porta direttamente indietro nel tempo con un sound decisamente fine anni '80, ritmo serrato e riff continui uniti ad un ritornello molto orecchiabile. A “Carousel of Hell” il compito di accelerare alla grande, pezzo che farà sicuramente felici gli amanti del Thrash più battente. Ma sempre abbinato però a riff “intelligenti” e granitici, ben strutturati. Anche vocalmente niente da dire, ottima prova. “66.6 F.M.” penso sia il pezzo più curioso ed emblematico di tutto l’album. Una sorta di strumentale che va a chiudere il disco con arpeggi di chitarra della durata di un paio di minuti., quasi a prendere fiato dopo la cavalcata Thrash fatta finora. In conclusione devo dire che quest’album non è niente male, ha un po' di tutto e riesce ad accontentare sia i palati più esigenti, sia coloro che sono affezionati ad un tipo di Thrash Metal vecchia scuola (per esempio il sottoscritto). A volte ho identificato influenze alla Anthrax, ma anche tocchi originali. Sicuramente il riffing qui non manca, come i cambi di ritmo mai banali. Ora, non vorrei essere tacciato di campanilismo, ma i lupi torinesi hanno sfornato veramente un buon lavoro. Bellissimo e nello stesso tempo “tenebroso” l’artwork dell’album, con un lupo imprigionato in un cosmo che cerca di intrappolarlo.
Canzoni preferite: “Drag Me to the Wolves”, “ Heritage”, “ Fall of the One World”, “ Uncanny Valley”.
48 risultati - visualizzati 31 - 40 | 1 2 3 4 5 |
releases
Autoproduzioni
Consigli Per Gli Acquisti
- TOOL
- Dalle Recensioni
- Cuffie
- Libri
- Amazon Music Unlimited