Opinione scritta da Valeria Campagnale
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Ultimo aggiornamento: 05 Marzo, 2024
Top 50 Opinionisti -
"The Great Divide” è il terzo album per i Beyond God; la band olandese torna per l'etichetta italiana WormHoleDeath con una fusione di elementi Heavy Metal classici e sinfonici, che si fondono con chitarre taglienti, basso fragoroso ed una batteria molto articolata, il tutto arricchito con voci ammalianti, archi sinfonici e persino ottoni. Con la line up che vede Meryl Foreman alla voce, Mariusz Krawitowski alle chitarre, Dennis Winkel al basso ed il fondatore Ferry Guns alla batteria, al pianoforte e alle orchestrazioni, l’album è davvero degno di attenzione. L’apertura di "The Great Divide” è il bellissimo e cupo brano intitolato “Cronos”, intro orchestrale e voce, che va poi a trasformarsi in un mid-tempo e ritmo veloce, un’ottima batteria e chitarre con riff grintosi. La melodia di questa apertura anticipa il secondo pezzo decisamente più melodico, "Frostbite" in cui troviamo la stessa atmosfera cupa e dei riff da brividi; dovendo scegliere, direi che "Frostbite" è uno degli highlight di questo album. Nel terzo brano "Coronation" ci immergiamo nelle sonorità Doom sempre intrise di atmosfere oscure, mentre nella successivo "Heartbreaker” troviamo un’atmosfera più melodica grazie alla presenza degli archi, ma le chitarre sono pronte a tagliare l’aria nuovamente ed il brano passa da una ballata ad un suono frenetico quasi Death Metal. Il successivo pezzo, ovvero la title-track “The Great Divide”, è l’ennesima prova della potenza della band. Molto potenti anche “A Siren's Cry” e “Pierced”, che avrà sicuramente un potenziale nella sezione live poiché ha un suono simile ad un inno. Intro ambient per la ballad “The Elder Tree“, un brano più mistico e delicato arricchito da pianoforte e archi. “Aphantasia” e “After Love Ends” regalano bellissimi passaggi sinfonici alternati con ritmi senza sosta. "The Great Divide” dei Beyond God è un ottimo lavoro con orchestrazioni ottimali e composto con musica grintosa, per un'odissea attraverso la psiche umana, un viaggio musicale che scava nelle complessità del tempo, dell'amore, della memoria e dell'esistenza. Ogni brano si intreccia con l'altro, abbracciando suoni più oscuri e pesanti del metal con feroci riff di chitarra, batteria tonante ed eterei arrangiamenti orchestrali. Tuttavia, è la voce ammaliante di Meryl Foreman a dare vita a queste canzoni, evocando emozioni profonde in ogni nota.
Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 2024
Top 50 Opinionisti -
Gli svedesi Amaranthe, dopo quattro anni dall'uscita di "Manifest" nel 2020, tornano con l'album "The Catalyst" per la Nuclear Blast, sempre con la loro caratteristica formula che li contraddistingue, con il nuovo cantante Mikael Sehlin in sostituzione di Henrik Englund Wilhelmsson, che con i suoi vocalizzi aspri ben si intreccia con quelli puliti di Elize Ryd e Nils Molin. "The Catalyst" presenta un Pop Metal più deciso rispetto ai lavori precedenti e c’è da dire che la band è tornata più in forma di prima con questo settimo album, con riff pesanti, ottimi agganci Metal e voci energiche. Elize Ryd e Nils Molin sono veramente grandiosi ed il growl di Mikael Sehlin, che come dicevo è il nuovo membro della band, dimostra di essere la giusta scelta per i Nostri. Complessivamente l’album presenta un suono pesante con i grandiosi assoli di chitarra di Olof Mörck, in alcuni brani più di altri come ad esempio - una su tutti - la pesante “Interference", dal sound memorabile. Insomma, sembra proprio che gli Amaranthe abbiano raggiunto l’apice della loro essenza con questo disco, che presenta delle chicche indimenticabili come "Resistance", “Liberated" ed "Ecstasy". Menzione a parte per il brano “Damnation Flame", terza traccia dell’album, che presenta un sound sinfonico con ottime tastiere, mentre la bellissima “Breaking The Waves" regala la stessa percezione di impronta sinfonica in cui le voci acute ed evanescenti di Elize e Nils riescono a regalare emozioni all’ascoltatore. L’intro di piano della ballad "Stay A Little While" è coinvolgente, così come l’intero pezzo che fluttua nell’aria e riesce ad avvolgere con le sue note cristalline e potenti. In chiusura troviamo la bonus track "Fading Like A Flower", cover dei Roxette che risulta essere divertente. Nel complesso è davvero un buon album, con la grande produzione di Jacob Hansen ricco di sfumature energiche.
Ultimo aggiornamento: 30 Gennaio, 2024
Top 50 Opinionisti -
Gli Asidie sono ritornati, dopo il loro album di debutto "Behind” (2018), con "Inside a Restless Mind", un'odissea nei regni del Gothic Metal mescolato al Doom melodico. Formatosi nel 2017, il combo italiano ha intrapreso un percorso di evoluzione mantenendo l’accento Gothic/Doom, peculiarità della band e delle sue radici musicali. L’album, introspettivo, presenta un contatto profondamente umano nell’ascolto ed è una sorta di studio dell’essenza umana che porta alla luce temi oscuri come la malinconia e l’aggressività con un'atmosfera depressa. Gravando musicalmente l'atmosfera, in alcuni casi quasi intima rispetto al primo album, "Inside a Restless Mind" è un disco davvero molto interessante, sicuramente più cupo ed in cui si evince la crescita degli Asidie; un album che funge quasi da racconto grottesco con la voce di Asator che interpreta i brani con una classe unica, il cui ascolto è un invito a riflettere sulla complessità dell'esistenza. Tra le qualità musicali di questo album, la peculiarità è la consecuzione quasi naturale tra un brano e l’altro trascinandoci in una sorta di contemplazione uditiva continua. Tra gli highlight dell’album “Beyond the Pain”, “The Red Light”, “The New Dawn” e "Dream of Blood and Glory”, brani di una musicalità varia con sintetizzatore, a volte con un mood old school, come nel caso della bellissima “The Red Light”, oppure con l’adrenalina che solo l’Heavy Metal sa darci in "Dream of Blood and Glory”. "Sorrowful Dimension" è una chicca oscura e più delicata grazie alla presenza del pianoforte, ma ciò nonostante molto pesante. In chiusura un altro brano notevole, la ballad “The Fall” che in chiave mesta, ovviamente come si addice, ci lascia trasportandoci in un limbo tranquillo. Doom Aeternum quindi per questo favoloso trio parmense.
Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 2024
Top 50 Opinionisti -
I Noage sono un nuovo gruppo italiano di Symphonic Metal con Germana Noage, già alla voce per gli Aetherna con l’album “Darkness Land”, e con altri notevoli musicisti della scena romana, e si presentano con l’interessante primo lavoro intitolato “From Darkness to Life”, pubblicato per Revalve Records. Nove brani potenti, spesso rabbiosi e comunque tutti che catturano tutta l’attenzione che meritano, non solo per la voce di Germana, ma per la musicalità e le vibrazioni che emettono. “Monsters”, uno dei singoli rilasciati, ha una bella impronta memorizzabile, coinvolgente con un mood malinconico, seguita dall’ottima “Silent Breath” in stile anni '80, potente ed intensa, uno dei momenti più belli di questo album. ”Build Your Heart”, a due voci, quella di Germana e Amy Breathe come ospite, è impressionante, intensa ed emotiva e che precede un altro potente pezzo, “Playground of the Dead”, altro singolo tratto dall’album, che ha delle linee di basso potenti, pianoforte che riesce ad ammaliare ed il ritornello che si stampa nella mente, per non parlare della più che notevole parte che occupa la chitarra; altro highlight di “From Darkness to Life”. Con “Superhero” i Noage continuano con sonorità potenti e qui troviamo il chitarrista Francesco Mattei (Ethernity e Noveria) con dei virtuosismi eccellenti che implementano un brano robusto prima di arrivare al la ballad “Never to Late”, con Kate Nord ospite alla voce che ben si contrasta con i vocalizzi di Germana Noage. “Fuck this World” è un pezzo sinfonico con una interpretazione eccezionale di voce in cui Germana si supera di gran lunga. In chiusura troviamo “From Darkness to Life”, un brano grintoso che mostra nuovamente la forza di di questo gruppo. Un ottimo debutto per i Noage che lascia intravedere future perle all’orizzonte.
Ultimo aggiornamento: 16 Gennaio, 2024
Top 50 Opinionisti -
Nel 2017 il supergruppo Symphonic Metal Exit Eden debuttò con l’album “Rhapsodies in Black”, all’epoca formato da Clémentine Delauney (Visions of Atlantis), Anna Brunner (League of Distortion), Marina La Torraca (Phantom Elite) e Amanda Somerville; “Rhapsodies in Black” entrò nella classifica tedesca al 15° posto e la band partecipò al Wacken Open Air con tutta la sua potente presenza. Ora, le Exit Eden tornano con l’album “Femmes Fatales” per Napalm Records, composto da dodici brani di cui cinque sono pezzi originali mentre gli altri rimanenti sono cover. L’unica cantante a non essere più nel gruppo è Amanda, ma la potenza del gruppo rimane invariata, mostrando nuovamente quanto siano brillanti queste artiste. "Run!”, il primo singolo pubblicato, ha un’atmosfera Folk Metal, aggressiva ma con linee melodiche, i vocalizzi interpretativi e ‘teatrali’, rendono il brano magico, la partecipazione del bassista e cantante Marko Hietala (ex-Nightwish) valorizza di molto l’atmosfera. "Femmes Fatales", è un pezzo sinfonico che si trasforma in una sorta di inno all'emancipazione femminile; le voci armoniche, il violino ed il senso drammatico e melodioso che padroneggia per l’intero pezzo, lo rende unico. Diciamo che la presenza dei Nightwish è notevole e le sonorità in stile anni '80 anche. "Buried in the Past", è un pezzo più orientato al Rock con melodie up-tempo ed un ritornello orecchiabile, "Hold Back Your Fear" segue la stessa linea melodica, più cupa è la bellissima "Dying in My Dreams", mentre "Elysium" risulta più introspettiva. Il resto dei brani è, come dicevo, composto da cover ed è così che troviamo "It's a Sin" dei Pet Shop Boys trasformata in una sorta di Opera Rock. "Separate Ways" dei Journey, riconoscibile pur avendola trasformata in Metal sinfonico, "Désenchantée", cover di Mylène Farmer in francese, risulta essere toccante, mentre la cover di Alice Cooper, "Poison" è piacevole anche se non riesce a superare l’originale. ”Alone" degli Heart, è arricchita di Heavy Metal con un'esecuzione molto sensibile che riesce a fare breccia, mentre "Kayleigh", cover dei Marillion, non riesce a convincere, pur risultando più Heavy dell’originale e con le bellissime voci potenti, non risulta ad essere trascinante come invece lo è l’intero album. Per concludere, “Femmes Fatales” è un buon lavoro con brani originali impeccabili, potenti e irresistibili, aspetteremo di vedere le Exit Eden nuovamente sui palchi europei.
Ultimo aggiornamento: 14 Gennaio, 2024
Top 50 Opinionisti -
"Collapse" è il quarto album del talentuoso duo spagnolo Universal Theory, con la bellissima voce di María José Martos che ben si contrasta con quella di Jesús Pinilla, impegnato anche con le chitarre e ed il programming. Tra Rock, elementi di elettronica e musica atmosferica "Collapse" si rivela emotivamente potente, basti ascoltare "The Secret of the Universe”, una canzone con un suono più melodico rispetto agli altri pezzi. Di fatti, il pianoforte e la chitarra acustica ben si intrecciano con i vocalizzi puliti e serafici che rendono il brano la miglior rappresentazione del lato più puro ed introspettivo degli Universal Theory. Altra traccia che colpisce è la title-track "Collapse" con un ritmo trascinante e massiccio, l’atmosfera creata dalle voci quasi spirituali ed il sintetizzatore sono veramente coinvolgenti. Anche “The Colour of This Night” e “Based On True Events”, i singoli estratti da questo album, risultano molto enfatici e dimostrano che questo duo ha un ottimo valore musicale e compositivo. “Wickedness” è senz’altro pari merito con i brani citati e, se ciò non bastasse, lasciatevi ammaliare da “Everyone Of You” e “Permanent Regression” che riescono a trasportare in dimensioni parallele. Un lavoro d’impatto che riesce a catturare l’attenzione su tutti i pezzi, non scende mai d’interesse con il suono malinconico e romantico che da sempre contraddistingue gli Universal Theory.
Ultimo aggiornamento: 07 Gennaio, 2024
Top 50 Opinionisti -
I Malombra rimangono una realtà italiana che riesce sempre ad ammaliare con ogni uscita e “T.R.E.S.” è una ulteriore conferma di quanto la loro naturale aura oscura riemerga dopo il precedente album "The Dissolution Age" (2001). “T.R.E.S.” conțiene brani scritti anni or sono dalla formazione originale rivisitati e reinterpretati in italiano in modo molto coinvolgente. La peculiarità dell’album è l’atmosfera surreale e visionaria, ma così tangibile allo stesso tempo che è possibile non lasciarsi trasportare. Trame di Dark Rock, Gothic Metal e Prog s’intrecciano tra i sette brani in cui la voce di Mercy che, si ricorda, vanta la sua presenza in Helden Rune, Il Segno del Comando e Ianva, risulta essere molto interpretativa ed intensa; Matteo Ricci spicca notevolmente con chitarre e basso che variano tra sonorità pesanti. “Astarte Syriaca”, che prende il titolo dall’opera di Dante Gabriel Rossetti, è un viaggio che si dipana tra sonorità tormentate Doom e sprazzi di luce dall’accento Prog ed è un’apertura straordinaria per un album che riesce ad infondere emozioni. “Baccanalia” è un lungo cammino a metà tra l’esoterico e l’onirico con accenni alquanto ‘deliranti’ che arricchisco l’intero brano. “Malombra”, romanzo gotico di Antonio Fogazzaro e proprio da questo il nome della band, è il pezzo per eccellenza di “T.R.E.S.” da cui si evince la radice gotica del combo. Decadente, ombroso e raffinato, “Malombra” è il brano che meglio rappresenta il cardine della musica della band genovese. La successiva traccia “Allucinazione Ipnagogica” non è da meno, in quanto si continua a respirare oscurità e sensibilità, ma è con “Cerchio Gaia 666” che i Malombra ci offrono una chicca differente, ancora più cupa e dura, tendente ad un suono che abbraccia gli anni settanta ed in cui Matteo Ricci si erge nella sua totale bravura. “Fantasmagoria 1914”, immagino si riferisca alla forma teatrale horror, è un brano spettrale ed incisivo con l’ottimo vocalizzo, quasi un declamare, di Mercy. In chiusura la bellissima e toccante “La Sola Immanenza” con i suoi accenni Neo Folk, riesce a regalare pace interiore con la sua aria più leggera ed armonica, ma non per questo meno impegnata. I Malombra, da sempre sinonimo del gotico italiano per eccellenza, sono tornati in grande stile per farci assaporare nuovamente le finezze ed i dettagli di una musicalità ancestrale in chiave a volte sognante, a volte cupa e sempre molto profonda. Chapeau!
Ultimo aggiornamento: 05 Gennaio, 2024
Top 50 Opinionisti -
I milanesi Ordahlia Nera presentano l’album di debutto “Mask of Broken Glass” che racchiude dei veri e propri gioielli di Dark Symphonic Metal; difatti l’impronta della band è molto cupa e presenta una linea profonda, anche i testi sono diretti verso una direzione impegnata rappresentando le fragilità di noi stessi.
"Thorns" è un'ottima apertura che ci catapulta in una magica atmosfera con le note delle tastiere tormentose e tormentate, che lasciano spazio ad un’immaginazione che viaggia in una dimensione dark a cui si aggiunge la veemenza dell’intero brano.
Emozionante anche la successiva “Elizabeth Ann Short", a cui si aggiungono atmosfere orrorifiche che ben si sposano con il tema trattato, ossia la morte di Elizabeth Ann Short conosciuta anche come Black Dahlia e assassinata nel 1947. Intensa ed ammaliante, è a parer mio il brano di punta di questo album. “Follow This Path“ e “Bloody Nightmare” seguono sostanzialmente la stessa direzione, brani apprezzabili e intensi grazie anche alla notevole voce di Vanna Basso. Sempre intensa, anche se di poco meno tenebrosa, è la successiva "Alone", seguita dalla semi ballad "My Angel Comes”. “The Way Of Doom” è un altro brano davvero interessante con un inizio tendente a sonorità epiche, mentre il brano di chiusura “The Look” mostra una versione nuova del brano dei Roxette che non mi sarei mai aspettata. "Mask of Broken Glass" è un disco molto curato nei dettagli e ben delineato nella presentazione totale della band che vede le proprie radici radicate nel dark a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, con una marcatura Metal tendente sì al genere Symphonic, ma non con un’impronta soft. Gli Ordahlia Nera sono una buonissima promessa.
Top 50 Opinionisti -
Per i trent'anni della loro carriera, gli Evergrey ci regalano un ottimo album con brani dal vivo registrati in vari concerti dell'ultimo tour europeo, demo e versioni differenti dei propri brani ed è con estrema gioia che ho il piacere di recensire "From Dark Discoveries To Heartless Portals", pubblicato proprio nel mese di dicembre per Napalm Records, insomma un regalo per i fans che potranno gioire di queste perle contenute.
Dal 1998 ad oggi la band ci ha sempre deliziato con composizioni di spessore, interessanti ed è incredibile, fortunatamente, come la voce di Tom S. Englund non si scalfisca mai, basta ascoltare i brani live per rendersi conto che la potenza vocale sia rimasta intatta.
Oltre alle versioni dal vivo di brani recenti come ‘Call Out The Dark’ e ‘Where August Mourns’, il disco ripercorre il la storia della band con ‘My Allied Ocean’, ‘A Touch Of Blessing’, ‘Recreation Day’ e ‘King Of Errors’.
Notevoli le versioni di “Save Us” in versioni con pianoforte e voce, così come "Call Out The Dark", che risulta un po’ più cupa rispetto all’originale, “Blindfolded" e "Midwinter Calls” vengono riprese in modo molto dolce e melodico.
La versione strumentale di ‘A Silent Arc’ riesce a trasmette sensazioni emozionanti in questa veste completamente rivisitata.
“From Dark Discoveries To Heartless Portals” è molto di più di una autocelebrazione, è la testimonianza di quanto sia solida e longeva la carriera deli Evergrey e pur non contenendo nessun nuovo brano è tuttavia un lavoro dal sapore nuovo in cui ritrovare e scoprire nuove sonorità.
L'album, è disponibile in vari formati, tra cui con un libro con copertina rigida di 112 pagine ad edizione limitata, storie dietro le quinte e molto altro, in cui si racchiude la storia della band di Göteborg.
Valeria Campagnale
Ultimo aggiornamento: 03 Gennaio, 2024
Top 50 Opinionisti -
“Fukushima” è il titolo del terzo album della band italiana Levania, un egregio lavoro che ci fa attraversare le atmosfere articolate del Metalcore e quelle eteree del Goth (queste ultime tra l’altro ne hanno caratterizzato proprio gli esordi), in grado di coinvolgere e trasportare, insomma un intreccio di sonorità moderne e old school Goth che, da quanto traspare, è la vera natura del gruppo emiliano. “Genesis”, il brano di apertura, è apprezzabilissimo con un suono dinamico, mentre “Skinless”, a mio avviso, è quello che meglio tratteggia lo spirito dei Levania, tra una innegabile furia e il lato più raffinato rappresentato dalla voce di Elena. Più aggressiva è “Hopeless”, con la voce di Marco "Still" nella strofa e la voce femminile di Elena "Taby" nel ritornello. Più Industrial la seguente traccia “Atelophobia”, tra una venatura di Black Metal ed altre marcatamente Gothic con un accenno di elettronica, mentre “Broken” risulta essere più raffinata nei cori ma potente, grazie alla presenza della voce maschile. Bellissimo l’intreccio dei vocalizzi in “Relief”, così come “Resilience” che, tra elementi Goth ed elettronici, sono brani che si differenziano dal resto dell’album, dando un’impronta a mio avviso più personale. L’album si chiude con il brano più bizzarro, “Fukushima”, che vede sonorità molto orecchiabili, a volte più eteree ed altre in chiave rap. Questo disco, nella sua interezza, è un buon lavoro dark a metà tra la ‘vecchia scuola’ e accenni piuttosto marcati di modernità che attraversano l’Hardcore e il sempiterno Goth.
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