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Opinione scritta da Davide Collavini

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Opinione inserita da Davide Collavini    13 Ottobre, 2024
Ultimo aggiornamento: 13 Ottobre, 2024
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L’album “Gods Of Metal (Year Of The Dragon)” degli All For Metal e stato pubblicato il 23 agosto 2024, questo lavoro rappresenta il secondo album della band che ha cercato di consolidare il proprio stile, dopo il debutto con “Legends” l’anno precedente
Uno degli aspetti più apprezzati è la performance vocale di Antonio Calanna. La sua voce potente e versatile riesce ad elevare brani come “Path of the Brave” e “The Way of the Samurai” a un livello superiore; i pezzi dell’album sono sono energici e coinvolgenti, capaci di catturare l’attenzione del pubblico con ritornelli orecchiabili e melodie potenti; gli stessi però risultano anche alquanto superficiali e ripetitivi, con tematiche che spaziano dai samurai ai vichinghi senza una coerenza tematica chiara.
Bisogna infatti dire che l’album pecca di originalità nel songwriting, tanto che si potrebbe paragonare la band a versioni meno ispirate di gruppi come Hammerfall e Manowar.
Anche la produzione dell’album risulta essere troppo artificiale e priva di profondità. Gli arrangiamenti musicali sono abbastanza monotoni, con poche variazioni ritmiche e melodiche.
Brani che hanno colpito dell’album sono:
“When Monsters Roar”: una delle poche tracce che si distingue per la sua velocità e dinamismo. “Path of the Brave”: una ballad che mette in mostra le capacità vocali di Calanna e offre un momento di respiro nell’album.
Tirando le somme quindi “Gods Of Metal (Year Of The Dragon)” è un album che, pur avendo alcuni momenti di brillantezza, soffre di una mancanza di originalità e di una produzione troppo standardizzata. Tuttavia, per i fans del power metal e per chi apprezza le performance vocali potenti, potrebbe comunque rappresentare un ascolto piacevole.

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Opinione inserita da Davide Collavini    25 Settembre, 2024
Ultimo aggiornamento: 25 Settembre, 2024
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Gli Insanity Alert ci deliziano con questo loro ultimo EP intitolato “Moshemian Thrashody”, un EP carico di energia e umorismo. Composto da quattro tracce, è un mix di parodie e omaggi a classici del Rock e del Pop, reinterpretati con uno stile Thrash Metal tutto particolare. Mi sono molto divertito nell’ascoltare le tracce che compongono quest’opera. “Welcome to the Moshpit" è una parodia del famoso brano dei Guns N’ Roses “Welcome to the Jungle”. Con parole come “You know where you are? You’re in the mosh pit fuckface, You’re gonna die”, la canzone è un inno al divertimento sfrenato e alla cultura del mosh pit. È veloce, furiosa e termina quasi prima che tu possa rendertene conto. “Beer in the Park” è un omaggio agli Iron Maiden; questa canzone celebra il piacere di bere una birra ghiacciata al parco, con parole divertenti come “I have an ice cold beer that just won’t drink itself”, la traccia è un perfetto esempio dell’umorismo che caratterizza gli Insanity Alert. A mio modesto parere questa è la traccia riuscita meglio. “Beerless Fiesta” dà un trattamento Thrash a un classico del Pop anni '80 di George Michael, con linee come “I’m never gonna drink again, poor old liver has taken a beating”, la canzone è un’epica e divertente riflessione sulle conseguenze di una notte di eccessi. “Moshemian Thrashody", la traccia finale e title-track, è una parodia del classico dei Queen “Bohemian Rhapsody”. Qui la band deve essersi divertita veramente tanto nel creare questo testo parodia. Con un mix di teatralità e assoli caotici, la canzone include parole come “I see a little silhouette of a beer, On the bar, on the bar, will you grab it and drink it?”. Veramente geniali. “Moshemian Thrashody” è un EP che riesce a bilanciare perfettamente il confine tra il familiare e il giocoso. Ogni traccia è un viaggio divertente ed energico che lascia l’ascoltatore con un sorriso. Gli Insanity Alert hanno saputo navigare abilmente tra il genio e il ridicolo, creando un’opera che sarà sicuramente apprezzata da chi come il sottoscritto ha amato le versioni originali, sia da chi vuol fare festa con qualcosa di bizzarro, divertente ma suonato altrettanto bene.

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Opinione inserita da Davide Collavini    22 Settembre, 2024
Ultimo aggiornamento: 22 Settembre, 2024
Top 50 Opinionisti  -  

L’ultimo album dei Sirius, intitolato “A Quest for Life”, è il debutto della band Heavy/Power Metal greca sotto l’etichetta WormHoleDeath. L’album è composto da otto tracce che esplorano temi epici e fantastici, con una forte componente melodica e orchestrale. Ecco una panoramica dettagliata delle tracce. "Unbound the Scream" è un’introduzione potente con riff aggressivi e una sezione ritmica incalzante che stabilisce il tono epico dell’album; "Beyond the Sands of Time", una traccia che mescola elementi di Power Metal con melodie evocative, creando un’atmosfera avventurosa; "Desdichado" è un brano più oscuro e intenso, con testi che esplorano temi di perdita e redenzione; "Edge of the World", una canzone che combina riff pesanti con passaggi orchestrali, offrendo un’esperienza sonora ricca e dinamica; "Fragment", una traccia più lenta e riflessiva, con un uso prominente di chitarre acustiche e arrangiamenti orchestrali; "Lostlight" è più energica e veloce, caratterizzata da assoli di chitarra virtuosistici e una sezione ritmica martellante; "Land of Swords" è una canzone epica che racconta storie di battaglie e coraggio, con un coro potente e coinvolgente; "Among the Heavens" è la traccia che chiude l’album con toni maestosi e una melodia memorabile. Nel complesso, “A Quest for Life” è un album che mostra la versatilità e il talento dei Sirius, combinando elementi di Heavy e Power Metal con arrangiamenti orchestrali e testi evocativi. La produzione è curata e ogni traccia è ben bilanciata, offrendo un’esperienza di ascolto coinvolgente e appagante. Ma soprattutto mette in luce il talento e la versatilità della band greca. Le canzoni sono ben scritte e ben eseguite, con una produzione che valorizza ogni dettaglio. L’album riesce a combinare elementi tradizionali del Metal con influenze moderne, creando un suono unico e coinvolgente.

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Opinione inserita da Davide Collavini    27 Agosto, 2024
Ultimo aggiornamento: 27 Agosto, 2024
Top 50 Opinionisti  -  

Il primo album dei Souls of Steel, intitolato "Songs of Steel", rappresenta un grande lavoro per la band, consolidandosi e affermandosi nel panorama dell'Heavy Metal. Fondati nel 2021 da Benjamin Lopez e Daniel Jiménez, i Souls of Steel attingono alla forza fondamentale del Metal, avventurandosi in territori sonori inesplorati. Ispirati da artisti del calibro di Megadeth, Symphony X e Metallica, la band si è ritagliata meticolosamente la propria nicchia, consolidando una formazione con Benjamin Lopez (basso, voce), Daniel Jiménez (chitarra solista), Oscar Trujillo (batteria) e Sebastián Lorenzana (voce). Il loro album di debutto, "Songs of Steel", è servito come una potente dichiarazione delle loro aspirazioni musicali, mostrando la loro energia grezza e il loro spirito inflessibile. Con testi introspettivi che esplorano lo spettro dell'esperienza umana, dalle doglie dei guai sociali ai trionfi della crescita personale. Iniziamo l’album con "Intro", un'apertura strumentale che crea l'atmosfera giusta per l'intero album accompagnandoci all’ascolto di "Eternal One", un brano potente con riff di chitarra incisivi e una melodia epica che cattura subito l'attenzione. "Burning Love" mescola elementi di Hard Rock con il Metal, ed è caratterizzata da un ritornello accattivante. "No Man's Land" esplora temi di isolamento e lotta, con un ritmo incalzante e un assolo di chitarra memorabile. "Human Perversity" ha un sound aggressivo e testi profondi. "Neverending Machine" combina elementi Progressive Metal con un ritmo martellante e cambi di tempo sorprendenti. "Trickster" è invece un pezzo più leggero e giocoso, che mostra la versatilità della band. "The Debt" è una canzone intensa che parla di redenzione e sacrificio, con un arrangiamento orchestrale che aggiunge profondità. "Last Gig" è un omaggio nostalgico ai concerti dal vivo, con un'energia contagiosa. "Legends Reborn", brano più epico, celebra la rinascita e la perseveranza, con cori potenti e un finale grandioso. La conclusiva "Rising Steel" riassume l'energia e la passione dell'intero album, lasciando l'ascoltatore con una sensazione di trionfo. L'album è stato rilasciato dalla WormHoleDeath, la produzione è pulita e ben bilanciata, permettendo a ogni strumento di brillare. "Songs of Steel" è un album che riesce a combinare abilmente la tradizione del Metal con innovazioni moderne. Ogni traccia è studiata per mantenere viva la curiosità dell'ascoltatore, offrendo un'esperienza musicale ricca e coinvolgente. La band dimostra una notevole crescita artistica, riuscendo a creare un'opera che non solo rispetta i canoni del genere, ma li espande con creatività e passione.

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Opinione inserita da Davide Collavini    15 Agosto, 2024
Ultimo aggiornamento: 19 Agosto, 2024
Top 50 Opinionisti  -  

"Skyward" è il secondo album della band americana Severed Angel, che combina elementi di Metal melodico, Thrash e Prog. L'album contiene dieci tracce che spaziano attraverso diversi stili e influenze, dimostrando la versatilità della band. Ecco alcuni commenti relativi all'album dei componenti della band:
"From The Inside", la traccia di apertura dell'album, vede la band iniziare il nuovo album con un epilogo al precedente brano conclusivo "With Wings Anew". Una calma prima della tempesta, che porta poi a "Live Your Imagination", un classico inno Power Metal. "A Perfect Disaster" mostra la band entrare in un territorio Progressive Metal più familiare, mentre il pezzo successivo (la traccia del titolo dell'album "Skyward" con un riff scritto dal bassista George Dimitri) mostra il lato più melodico e accessibile alla radio che avrebbe fatto cantare i fans negli stadi con i pugni alzati.
""Skyward" è nato come un riff acustico che ho creato io, e una volta che Lou ci ha messo le mani sopra, si è evoluto in quello che ritengo un vero capolavoro di Melodic Metal", dice George. "Sapevo che la canzone aveva un certo fascino quando ho scritto il riff. Quando abbiamo finito di registrarla, ci è sembrato che dovesse essere la traccia a cui attribuire il titolo dell'album. Tutti, compresi i non fans del Metal, la adoreranno quando la ascolteranno".
"Life is Here and Now" è un altro esempio della ricerca di pesantezza e melodia da parte dei Severed Angel, mentre la traccia successiva "Move Through The Dark" è un tour de force del loro apprezzamento per il Metal più oscuro fortemente influenzato dal Thrash. "Tyrant On The Throne", il primo singolo di "Skyward", mette in mostra l'apprezzamento della band per il groove e la competenza tecnica.
"Non solo è il primo singolo dell'album", dice il batterista Wayne Noon, "ma è anche il nostro primo video musicale animato. Il nostro amico Dusty Mulholland (alias Mandeer, bassista dei Frostbite BC) voleva animare un video che si adattasse alla canzone e noi eravamo aperti alle sue idee. È un video molto divertente in cui la colonna sonora della nostra musica si adatta di pari passo con essa".
Le canzoni che più mi hanno colpito sono:
“From The Inside”: Questa traccia inizia con un'introduzione serena e costruisce un'atmosfera di attesa. La canzone si sviluppa con un ritmo anthemico e vocali graffianti. “Live Your Imagination”: Un brano esplosivo che accelera a cento all'ora, perfetto per risvegliare ogni istinto pogatore dal vivo. La canzone è caratterizzata da un'energia travolgente e una capacità di far battere il cuore. “A Perfect Disaster”: Questo pezzo più aggressivo incorpora influenze Thrash, attirando sia i fans del genere che del Metal tradizionale. “Skyward”: La traccia che dà il titolo all'album è più melodica e leggera, creando un'atmosfera quasi festosa. “Life Is Here And Now”: Un brano che combina elementi anthemici e progressivi, con un ritmo travolgente e una potenza che colpisce. “Move Through The Dark”: Un finale scintillante con un'energia incredibile e un ritmo galoppante.
I punti di forza dell’album sono la sua varietà di stili e la capacità di mantenere alta l'energia dall'inizio alla fine. Le tracce come "From The Inside" e "Live Your Imagination" verranno sicuramente apprezzate per la loro intensità e capacità di coinvolgimento. L'unica cosa che non mi ha totalmente convinto è la prestazione vocale, non sempre all'altezza. In conclusione,"Skyward" è un album che offre una varietà di stili e un'intensità che cattura l'attenzione di ogni ascoltatore. Dimostrando il potenziale dei Severed Angel nel panorama del Melodic e Prog Metal.

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Opinione inserita da Davide Collavini    10 Luglio, 2024
Ultimo aggiornamento: 10 Luglio, 2024
Top 50 Opinionisti  -  

Comincerei con il presentare chi sono gli Hell Riders, band italo-svizzera creata da Davide Girardi e Riccardo Marcassa a Porlezza, in provincia di Como, con l'obiettivo di scrivere brani propri di stampo Heavy Metal. “Rising Phoenix” è il secondo album della band uscito a maggio 2024. L’album è strutturato principalmente su un Heavy Metal classico, con alcune influenze Progressive e Thrash Metal. Il songwriting esplora una varietà di tematiche, tra cui amore, perdita, rabbia, frustrazione, speranza e rinascita. Nei brani troviamo riff potenti ed energici, assoli di chitarra veramente coinvolgenti, ma anche sonorità malinconiche. L’album si apre con “Moon Trucker”, energia e riff di chitarra potenti e una sezione ritmica solida la fanno da padrone: si inizia molto bene. Passiamo a “Cyber Machine”, un brano più cupo e atmosferico con influenze Progressive Metal. “Cartomancer”, ritmo incalzante e un assolo di chitarra coinvolgente dalla grande tecnica. “Ritual of Scales”, un brano epico con un'atmosfera oscura e mistica. “Rising Phoenix”, la title-track dell'album, un inno alla rinascita con un messaggio di speranza e forza. “101813800" è un brano dal ritmo ben calzante e con un'atmosfera inquietante e surreale, belli gli acuti del nostro Davide e vari assoli ben realizzati. Si accelera con “Armageddon”, brano potente e aggressivo che evoca immagini di distruzione e caos. L’album si conclude con altri due brani "Valley of the Stones" e "Tell Me the World", con il primo che ci porta su atmosfere più malinconiche e riflessive, mentre il secondo è una sorta di ballad, con degli assoli veramente molto belli e un ritornello azzeccato. L’album non è niente male, scritto e prodotto bene, diciamo che ho apprezzato molto la bravura tecnica della band, anche sotto il profilo canoro Davide Girardi ha una buona tecnica, per alcune canzoni però forse più grinta o “cattiveria” nel cantare non avrebbe guastato (tipo in "Ritual of Scale"). Inezie comunque. In conclusione un album ben riuscito, consigliato a tutti coloro che amano lo stile Heavy Metal classico. Bello anche l’artwork, ricorda un singolo di una famosa band Heavy Metal…

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Opinione inserita da Davide Collavini    09 Luglio, 2024
Ultimo aggiornamento: 09 Luglio, 2024
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Decimo album per i Dream Evil: "Metal Gods"! Un disco che ci porta in un sound energico e diretto, un Heavy Metal classico ma pieno di particolarità contemporanee. L'album è pieno di riff memorabili e assoli potenti, che si intrecciano con la voce grintosa di Niklas Isfeldt. "Metal Gods", la title-track, è un'esplosione di energia pura, con un riff memorabile e un coro potente. "Chosen Force" è un brano più mid-tempo, con atmosfere epiche, parla di come superare le avversità e raggiungere i propri obiettivi. "The Tyrant Dies at Dawn" è potente ed aggressiva, con un riff pesante e un assolo di chitarra frenetico. "Lightning Strikes" è veloce ed adrenalinica, con un riff contagioso e un coro energico. "Fight in the Night" è un'altra traccia potente con un groove irresistibile e un assolo di chitarra melodico. "Masters of Arms" è invece più lenta ed atmosferica, con un testo profondo e significativo. "Born In Hell" ha un riff diabolico ed un coro potente, è un'ode alla ribellione e all'individualismo. "Insane" è un pezzo frenetico e caotico, con un riff Thrash Metal ed un assolo di chitarra urlante. "Night Stalker", brano oscuro ed atmosferico, con un riff inquietante e un testo criptico. Chiude l'album l'acustica e malinconica "Y.A.N.A." (che significa "You're All Alone"), che parla della solitudine e dell'isolamento. "Metal Gods" vanta anche la partecipazione di alcuni ospiti speciali, tra cui Jonathan Thorpenberg (The Unguided), Tommy Johansson (ex-Sabaton) e Chris Amott (ex-Arch Enemy, Dark Tranquillity). La produzione di Fredrik Nordström è impeccabile, dando all'album un suono potente e moderno. Un disco per i fans del Metal classico, ma anche per chi ama assoli di chitarra magistrali e riff granitici, "Metal Gods" è un disco da non perdere. I Dream Evil dimostrano di essere in ottima forma e questo album è un concentrato di energia e passione. Consigliato anche a coloro meno esperti del genere, visto che ha qualcosa da offrire a tutti gli amanti della musica Metal/Hard Rock in generale. In conclusione, anche non offrendo nulla di nuovo al genere, “Metal Gods” rimane uno di quei dischi che sicuramente non cadranno nel dimenticatoio dopo qualche ascolto.

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Opinione inserita da Davide Collavini    02 Giugno, 2024
Ultimo aggiornamento: 02 Giugno, 2024
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I thrash metallers neozelandesi Just One Fix hanno pubblicato il loro nuovo EP "Submit or Death" il 10 maggio 2024. Composto da sei nuove canzoni, questo nuovo EP è il primo lavoro in studio degli Just One Fix da "Let Them Hate... So Long As They Fear" del 2014 e la prima con la partecipazione del nuovo batterista Ross Curtain (ex-Enoch & Silent Torture). Questo EP è fatto veramente molto bene, sano e puro Thrash Metal per chi come me ama il Thrash anni '80 e '90. Riff granitici e stridenti, rullate energiche alla batteria e linee di basso sempre potenti e ben realizzate. Anche la voce di Riccardo Ball risulta potente, rabbiosa, con una grinta coinvolgente. Voce che risulta perfetta con la musica del gruppo. La tipica voce del singer Metal che personalmente preferisco. L’EP inizia con l'intro “Submission & Transition”, con linee di chitarra melodiche che ci accompagnano alla successiva “Gods & Devils”. Un’onda sonora formata da batteria, chitarra e grinta che ci colpisce con un'energia travolgente. Neanche il tempo di riprendere il fiato e “Warzone” continua il ritmo con riff granitici, energia e potenza! Ottima la grinta di Ball, rabbioso e cattivo, ma mai fuori contesto. “Thorns” ci travolge con riff prepotenti di chiara ispirazione Metallica old style. Il riff centrale è chiaramente ispirato a "Master of Puppets". Anche “Hades Rising” ci delizia con sonorità anni '80 con chiara ispirazione dai mitici Slayer. Anche qui la parte migliore sono i taglienti e granitici riff che ci accompagnano per tutta la canzone. Cosa dire di questo EP? Che è troppo corto! Perché non inserire almeno un altro paio di canzoni e farne un album? Le tracce sono strepitose! Energia pura e coinvolgente, da ascoltare più e più volte senza mai annoiarsi. Realizzato bene, registrato anche, l’ispirazione a bands storiche non risulta un copia e incolla a sé stante, ma anzi ha contribuito alla realizzazione di un prodotto valido e di ottima qualità.
Consigliato agli amanti Thrash Metal anni '80, Metallica, Slayer, Testament.

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Opinione inserita da Davide Collavini    24 Mag, 2024
Ultimo aggiornamento: 24 Mag, 2024
Top 50 Opinionisti  -  

Con il loro terzo album "Maze of the Mind", i thrashers tedeschi Battlecreek fondono abilmente il suono distinto del Thrash Metal tedesco con le influenze della Bay Area, portandolo vibratamente nell'era attuale. Da quando si sono formati nel 2004, i bavaresi si sono attivamente ritagliati un nome nella scena Metal nazionale, portando alla loro presenza nel documentario "Total Thrash" come rappresentanti della New Wave of German Thrash Metal. L'album, registrato e prodotto ai 48Nord Studios da Chris Schmid, include "Granville's Hammer" con Philly Byrne dei Gama Bomb come ospite e artwork di Andreas Marschall. "Maze of the Mind" mette in mostra l'entusiasmo sfrenato della band per la propria arte e suggerisce la loro capacità di portare questa energia nelle esibizioni dal vivo. La produzione dell'album è pulita e ben definita, senza compromettere la potenza e l’energia. Il suono del gruppo è fortemente ispirato al Thrash Metal degli anni '80, con influenze derivanti dal sound della Bay Area. Alcuni spunti melodici si fanno molto apprezzare, soprattutto negli intro e negli intermezzi acustici. Il risultato è un Thrash nervoso e “pulito”, lontano dalle eccessive brutalità di alcune bands del genere. L'unica cosa che mi ha lasciato un po' perplesso è lo stile del cantante. Berne usa una tecnica molto rabbiosa e alquanto urlata, che va bene per alcuni pezzi ma poi risulta molto piatta e ripetitiva in tutto l’album. Senza dare quello spessore e varietà alle canzoni, differenziandole tra loro. Peccato, perché a livello tecnico troviamo un'ottima sintonia e fantasia tra gli strumenti. Comunque non è un lavoro che boccio completamente, ci sono brani che veramente meritano la giusta attenzione. Come la schietta “Knockout in the First Round” e l’aggressiva “Thou Shalt Not Kill” con elementi tipici del Thrash Metal classico. In definitiva "Maze of the Mind" è un album ben eseguito che merita almeno di essere ascoltato. Consigliato ai fans degli Exodus e Forbidden.

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Opinione inserita da Davide Collavini    10 Mag, 2024
Ultimo aggiornamento: 11 Mag, 2024
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Ammettetelo, a sentire il nome di Sebastian Bach (nell’ambito Hard Rock ovviamente) non si può non fare a meno di associarlo agli Skid Row! Soprattutto al periodo fine anni '80 e '90, quando il Nostro contribuì a creare un capolavoro come “Slave to the Grind”, pietra miliare dell'Hard Rock/Metal. Album quest’ultimo ricco di grandi classici dove il nostro Sebastian dava il meglio di sé. Dopo gli Skid Row, abbandonati nel 1994 dopo l’album “Subhuman Race”, Sebastian Bach si diede alla carriera solista e questo che ora ci apprestiamo ad ascoltare è il suo quinto lavoro in studio. L’ultimo risale a circa dieci anni fa con "Give 'Em Hell", nel 2014. In un'intervista Bach, parlando di “Child Within The Man”, disse: "Tutto quello che posso fare è fare la musica che amo. Questo è tutto ciò che ho mai fatto e adoro davvero questo album. Provo per queste canzoni la stessa sensazione che ho provato per "18 And Life". Sento la stessa emozione. Se qualcuno si sente giù o depresso, avvia questo disco. Ti renderai conto che puoi prendere il toro per le corna". “Child Within The Man” si presenta come un album Hard Rock/Metal veramente ben fatto, bisogna ammetterlo! Già dalle prime battute con "Everybody Bleeds”, il ritmo è bello carico pimpante ed energico, con un Bach in bella forma con una voce grintosa e rabbiosa, certo non è il Bach di trent’anni fa e la tonalità vocale è ben al di sotto dell’epoca, ma riesce comunque a dare grande emozione. “Freedom” continua frenetica in un ritmo molto alla “Subhuman Race”, con assoli di chitarra taglienti. Nell’album trova anche spazio una semi-ballad come “(Hold On) To The Dream”, specialità di cui il buon nostro Bach ci ha ben abituati. Anche se non una vera e propria ballad lenta, ma un mid-tempo tosto con un SB che si spinge in virtuosismi vocali, mantenendo note basse e rabbiose. “What Do I Got To Lose?” è una delle track che preferisco dell’album, ritornello orecchiabile, ritmo lento ma aggressivo, con assoli veramente belli: una di quelle canzoni che ti rimangono in testa. Su “Hard Darkness” troviamo voce roca e rabbiosa accompagnata da una battente batteria. In “Future Of Youth” la voce si alterna al melodico/rabbioso con un buon ritmo Hard Rock che ci accompagna alla prossima traccia “Vendetta”, che si apre con riff serrati, assoli piacevoli e un ritmo molto gradevole. Traccia ben realizzata! Altre tracce degne di nota sono “F.U.”, dove possiamo apprezzare dei bellissimi assoli di Bronson, “Crucify Me” e “To Live Again”, con quest’ultima che è la ballad a chiusura dell’opera; è molto bella ed orecchiabile, fatta bene ma, secondo me, non è per questa traccia che ricorderemo l’album. In conclusione, “Child Within The Man” è un lavoro fatto veramente bene, un disco Rock/Metal che rende giustizia a questa categoria, orfana di bands degne di nota da troppo tempo. Per fortuna che ci sono ancora questi “nonnetti” che realizzano full-length come questo. Il miglior disco solista per Sebastian Bach senza ombra di dubbio! E il miglior album Rock/Metal dall'inizio dell'anno a mio parere. Acquisto consigliato ai fans ovviamente di Sebastian Bach, Skid Row, Guns n'Roses, Dirty Honey, Motley Crue.
Canzoni preferite:"Everybody Bleeds”, “Freedom”, “What Do I Got To Lose?”

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