PROVENIENZA: Russia
GENERE: Dark/ Folk
LINE UP:
Kariti - Voce/ Chitarra
TRACKLIST:
1. Intro
2. Sky Burial
3. Kybele's Kiss
4. The Baptism Of A Watch
5. Penance
6. Ann (Requiem To Death)
7. II Corvo
8. Absent Angels
9. Abyss
PROVENIENZA: Russia
GENERE: Dark/ Folk
LINE UP:
Kariti - Voce/ Chitarra
TRACKLIST:
1. Intro
2. Sky Burial
3. Kybele's Kiss
4. The Baptism Of A Watch
5. Penance
6. Ann (Requiem To Death)
7. II Corvo
8. Absent Angels
9. Abyss
Kariti, che in una antica lingua ecclesiastica slava significa “piangere i morti”, è una giovane e talentuosa artista russa approdata in Italia più di dieci anni fa. Debutta nella scena musicale con un disco “cupo” e fortemente introspettivo, già dalla scelta del nome: “Covered Mirrors”. Esso si rifà all’antica tradizione slava (e non solo) di coprire gli specchi della casa del defunto per tutto il periodo del lutto, ciò per evitare che la sua anima vi resti intrappolata.
Sin dall’inizio con “Sky Burial” si respira un’aria malinconia e solenne, la stessa che ci accompagnerà per tutta la tracklist; il primo brano proposto in tutta la sua semplicità ed armonia, ha profonde tinte Dark che cullano durante l’ascolto. La validità di questa artista emergente sta tutta nella sua grande forza evocativa, resa in maniera sublime attraverso pochi semplici strumenti: una chitarra acustica, fingerstyle e voce tenue ma profondamente toccante. Tutto ciò diventa funzionale alla resa dei concetti proposti da Kariti, ovvero il trattare il tema della morte diventato, soprattutto nell’epoca odierna, tabù. Esperienze personali, letteratura (Dostoevskij, Bulgakov, Efremov), il folklore legato alle proprie radici, i grandi compositori e pittori, hanno ispirato Kariti e le sue opere. Un esempio di tali influenze che convergono tra loro è "Baptist Ved’my (The Baptism Of a Witch)": ispirata ad un’antica canzone Folk russa, è stata riarrangiata grazie anche all’aiuto di Lorenzo Della Rovere (qui suona la chitarra, ma ha anche registrato e mixato il disco). Sebbene le tracks siano accomunate da un forte senso di misticismo ed austerità, non si scade mai nel banale o nella pesantezza; l’ascoltatore viene coinvolto in questo viaggio introspettivo, guidato dalla semplicità della musica, degli strumenti e dal timbro di voce dimesso. “Anna (Requiem To Death)" è la dimostrazione di quanto detto poc’anzi: nonostante la chitarra distorta iniziale e qualche breve ed accennato acuto, il cantato si mantiene sempre quasi liturgico ed a tratti sofferente, soprattutto in relazione alle tematiche trattate.
“Covered Mirrors” è un lavoro toccante sia per gli argomenti scelti, sia per la resa; la semplicità diventa giocoforza dell’artista. Un primo lavoro accattivante, non solo per la difficile classificazione musicale (Dark Folk? Folk? Doom?), ma anche per la scoperta della bravura di Kariti sia nella stesura dei testi che nell’accompagnamento di questi. Un disco che sicuramente si discosterà dal gusto dei più, in quanto fortemente introspettivo, dalla tematica dura, cruda e per una resa altrettanto complessa. L’ascolto richiede un attimo di pace e di contatto sensoriale con il nostro intimo, accettando anche di lasciarsi travolgere dalle emozioni; sebbene questo velo di cupezza si dirami per tutta la tracklist, la volontà di fondo è quella dell’accettazione del dolore e del tema della morte, per superarle a pieno. Kariti con “Covered Mirrors”è una piacevole scoperta nel panorama nostrano, una chicca diversa da solito e da concedersi in momenti particolarmente riflessivi.