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Tornano dopo sette anni gli svizzeri Morrigu con una proposta variegata ma tendenzialmente noiosa Tornano dopo sette anni gli svizzeri Morrigu con una proposta variegata ma tendenzialmente noiosa Hot

Tornano dopo sette anni gli svizzeri Morrigu con una proposta variegata ma tendenzialmente noiosa

recensioni

gruppo
titolo
In Turbulence
etichetta
Autoproduzione
Anno

PROVENIENZA: Svizzera

GENERE: Melodic Death/Metalcore

TRACKLIST:
1. Our World Collides
2. In The Shade=ASCOLTA= 
3. Blinded By Artificial Light
4. Crowned From Your Fear
5. Eternal Darkness
6. Omnia
7. The King Of Thieves
8. A Funeral Of Liberty =OFFICIAL VIDEO=

LINE-UP:
Severin Binder (guitars, vocals)
Mirko Binder (bass)
Luca Neukom (guitars)
Marc (drums, live)
Bruno (vocals, live)

opinioni autore

 
Tornano dopo sette anni gli svizzeri Morrigu con una proposta variegata ma tendenzialmente noiosa 2021-05-19 14:02:43 Luigi Macera Mascitelli
voto 
 
2.5
Opinione inserita da Luigi Macera Mascitelli    19 Mag, 2021
Ultimo aggiornamento: 19 Mag, 2021
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

La proposta degli svizzeri Morrigu ha subìto diversi cambi e stravolgimenti nel corso degli anni: dal death/doom iniziale di "Forgotten Embrace" del 2003, al melodic death/metalcore di questo "In Turbulence", quarta fatica dei Nostri che giunge dopo una pausa di ben sette anni. Un lungo arco temporale nel quale l'act svizzero ha reclutato un nuovo batterista, Marc Kunfermann, ed un nuovo cantante, Bruno Mathis. Uno stravolgimento non di poco conto se si pensa che ora i Morrigu sono in cinque e non più in quattro. Ma, al di là di questo, il disco com'è? Beh, come avrete già intuito dal titolo, la band ha confezionato sì un prodotto valido e ricco di sfaccettature, ma, ahimè, da un punto di vista di attenzione questo quarto album lascia un po' a desiderare. Soprattutto perché non si riesce bene a capire dove i Nostri vogliano andare a parare. Praticamente siamo a metà tra un melodic/symphonic death con all'interno qualche mid tempo metalcore ed un forte richiamo alle prime sonorità doom. Il che potrebbe sembrare una proposta più che interessante. In linea di massima è così, tuttavia l'intero disco sembra non volersi mai impennare. Rispetto al precedente album del 2014 infatti, i Morrigu hanno deciso di fare un passo indietro, una sorta di back to origins che, al contrario di quanto si potrebbe immaginare, si è trattata di una mossa che ha smorzato l'intera proposta del quintetto. Se prima l'evoluzione stilistica aveva comunque portato ad un più che gradito livello di attenzione, ora l'effetto è l'opposto. E badate bene, chi vi scrive è fermamente convinto che l'album di debutto sia il migliore. Il problema sopraggiunge quando durante l'ascolto di "In Turbulence" si avverte una fastidiosa sensazione di monotonia, come se le tracce fossero lente ma nel senso di "piatte" e mai effettivamente pronte ad esplodere. Ok, la componente doom e vagamente gotica che potrebbe ricordare i mostri sacri Paradise Lost e My Dying Bride. Ma da qui a scadere nel "tutto risulta uguale e poco originale" è un attimo. Di influenze ce ne sono, questo è vero. Ma tutto resta lì, confinato all'interno di un lavoro fine a se stesso che, a conti fatti, risulta un esperimento poco riuscito di back-to-origins mantenendo però l'approccio odierno. Come si suol dire: né carne, né pesce.

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