- Manimal
- The Hangman
- Blind Dog
- Slayer to The System
- Fairytopia
- Party Right
- Brand New Jesus
- World Underground
- Nevermore
- Victim of Downturn
- Wrong (Depeche Mode Cover)
- Gabriele Gozzi: vocals
- Matteo Magni: Guitar
- Riccardo Canato: Bass
- Vinny Brando:Drums
Il movimento post-grunge nel corso degli ultimi 10 anni ha dato davvero nuova linfa al rock duro e involontariamente ha messo d’accordo fans che un tempo si tiravano tanta merda da perdere a volte il senso della realtà e cioè che si trattava pur sempre di musica. Ammetto di essere uno dei pazzi facinorosi portabandiera del rock americano e positivo pronto a scagliarmi contro un movimento che ha poi, di fatto, distrutto discograficamente l’aor e l’hard rock; parlo ovviamente del “FENOMENO” grunge. Poi saltano fuori Nickelback, Puddle Of Mudd, Creed, Staind, Alter Bridge, ecc. e allora inizia pian pianino a svilupparsi qualcosa di inusuale in un mondo che, visto da fuori, sembra unito, ma alla fine resta classista all’interno della stessa cerchia. Il sottoscritto rivaluta Pearl Jam, ad esempio, e per la prima volta mi trovo ad avere gusti comuni con gli amanti “delle camice a quadri di flanella” apprezzando la calda espressività del Sig. Eddie Vadder. In Italia abbiamo apprezzato il cosiddetto post-grunge o Alternative Rock, come qualcuno ama definirli, e mai avevo avuto il piacere di ascoltare una band italiana che in realtà suonasse e cantasse dannatamente americana.
Pronti ad un altro viaggio musicale in mia compagnia? THE SEED AND THE SEWAGE segue a distanza di due anni il poderoso FIRST. Si tratta di un degno successore e l’apertura di Manimal lascia intravedere da subito il biglietto da visita del combo milanese. Voce potente e tagliente si staglia su chitarroni compressi come richiede il genere; ma è il pezzo in sé che è bello e si lascia ascoltare che è un piacere. The Hangman prosegue alla grande l’ottima opener, ma in questo caso è il groove a farla da padrone, il pezzo sembra perfetto come Anthem di ingresso per un Wrestler (Ragazzi contattate la WWE non si sa mai ^^). Blind Dog è cupo e ossessivo e merita un ascolto in più per essere apprezzato, ma ha nel ritornello spiazzante e ricercato, sorretto da un sound più dilatato e liquido, il suo punto di forza. Quello che sembra un vero e proprio agguato alle vostre tenere orecchie prosegue con Slayer To The System e qui finora siamo sul pezzo più furioso e a tratti punk del disco. Il cantato è più urlato e acido e meno corposo e caldo. Mamma e come siete incazzati ragazzi, che attitudine da tritaossa. Ci piace. Con Fairytopia si apre un mondo più sperimentale e ricercato. Ritornello aperto, chiaro che inizia a far respirare l’incauto ascoltatore dopo tante legnate ricevute. Non so se definirla una ballad perché il sound resta tendenzialmente roccioso. Party Right, se non fosse per una voce adrenalinica e cattiva, potrebbe essere uno dei pezzi mainstream dei Nickelback, orecchiabile e a tratti southern e polveroso. Proseguendo con Brand New Jesus mi soffermo su una breve parentesi. Questi ragazzi, come la maggior parte delle band underground, non hanno l’intenzione di affidarsi ai classici singoloni per fare montagne di soldi come le bands planetarie alle quali potrebbero essere accostati. Chi di voi può dire con tutta sincerità di aver apprezzato per intero un disco dei Creed o degli stessi Alter Bridge? Potrei fare altri esempi però noto questa cosa da tempo. Moltissime bands di questo calibro sparano le proprie cartucce con il singolo e i passaggi video-radio a manetta. Questa cosa l’ho sempre vista come una mancanza di rispetto verso i fans che comprano i dischi. I Rhyme non fanno altro che confermare la mia ipotesi; optando per un disco compatto, dove non spicca il pezzo che fa gridare al miracolo, ma che tutti i brani meritino un ascolto perché si lasciano ascoltare prendendo per il culo la dannata cervicale di cui molti rockers alla lunga ne soffrono. Vai di capoccia…..GRANDI RHYME!! In World Underground ritorniamo ad essere monolitici e pesanti. In realtà a questo punto mi sarei aspettato un’apertura diversa per ridare fiato. Necessario affinchè un disco non venga mai stoppato durante l’ascolto e non dia quel senso di già sentito. Nevermore ci catapulta di nuovo nelle atmosfere più acide e malate che i ragazzi sentono di poter tirar fuori quando è ora di sedersi un attimino e non mitragliare come dei pazzi. Questo pezzo mi ha lasciato pensare a Corey Taylor e soci associandone il desiderio di melodia distorta e malata degli Slipknot. Siamo quasi in dirittura d’arrivo e con Victim of Downturn si ritorna ad essere su ritmi pulsanti e caldi che puntano sul feeling piuttosto che sulla velocità; aperture sui chorus stupende!! In chiusura troviamo un gioiellino inaspettato; una cover dei Depeche Mode recentissima e inquietante, davvero riuscitissima. A dimostrazione che le buone melodie si prestano ad ogni tipo di arrangiamento. Da notare che è l’unico pezzo in cui il cantato è veramente pacato e pulito.
Ennesimo viaggio musicale giunto al termine. THE SEED AND THE SEWAGE è un bel lavoro e consiglio di farne vostra una copia senza indugi, se volete supportare una band italiana ma che suoni fottutamente internazionale.