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THAW, dalle stelle alle stalle. THAW, dalle stelle alle stalle. Hot

THAW, dalle stelle alle stalle.

recensioni

gruppo
titolo
Grains
etichetta
Agonia Records
Anno

Tracklist:

1. The Brigand 

2. The Thief 

3. The Cabalist 

4. The Harness 

5. Wielki Piec 

opinioni autore

 
THAW, dalle stelle alle stalle. 2018-10-21 12:07:15 Rob M
voto 
 
2.5
Opinione inserita da Rob M    21 Ottobre, 2018
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I THAW tornano con "Grains"! Un ritorno che attendevo anche perchè sotto Agonia Records. La curiosità era tanta nel vedere come i nostri avrebbero rivoluzionato il loro sound dopo il loro precedente full "Earth Ground" nel 2014 seguita poi dalla raccolta "Decay / Advance" e l'ultimo LP "St. Phenome Alley" uscite per Unquiet Records ed ancora sconosciuto al sottoscritto. I termini di paragone per me eran gli LP precedenti e devo dire che son rimasto quasi scioccato da come i nostri si sian infognati su territori sludge e post seguendo il gregge.
Se oramai non è una novità che la ruvidità del black e la spossatezza dello sludge vadan a nozze, e che quando i musicisti coinvolti in questo mondo sian anche amanti dell'ambient e del drone ne escan lavori assolutamente mostruosi, mi sarei quasi aspettato lo stesso dai THAW ma non son pienamente sicuro che i nostri sian riusciti ad impossessarsi di certe influenze a pieno, nonostante i loro trascorsi piú che illuminanti sotto questo punto di vista.
Con "Grains" i nostri si muovon quasi su territori rumoristici e tutto sommato nella sua totalità questo lavoro non è malaccio ma manca un qualcosa che ha reso i precedenti lavori della band polacca piú interessanti piú intransigenti.
L'opener "The Brigand" ti piomba addosso come un temporale acido e mentre la bocca rimane aperta e si pregusta il possibile capolavoro, la seconda "The Thief" risulta essere un brano scialbo e privo di spina dorsale. Una lumaca sonora che striscia e ricopre di bava il cervello ma che fa sbadigliare superato il terzo minuto e che nonostante la sfuriata finale lascia il tempo che trova, sei minuti di spocchia e noia che mi fan chiedere se forse mi stia aspettando troppo da questa band.
Purtroppo, il registro non cambia e con la terza "The Cabalist" ci si ritrova persi in un altro polpettone pseudo-noise che davvero puzza d'acqua stagnante. Con quella distorsione drone che ha anche stancato dopo anni di gruppi che copiano e si perdon nella poca originalità di un genere che ormai non è piú novità ma che è spesso un modo come un altro per mascherare totale carenza di idee. Questa la sensazione che da questo mattone in cui le atmosfere plumbee che lo permeano non riescon ad incantare. Per ascoltare roba simile mi sparerei volentieri tutta la discografia degli Highgate o degli Ommadon (RIP???) anziché questo disco che risulta a questo punto approssimativo e totalmente estraneo ai suoi predecessori.
Due tracce ancora da ascoltare e mentre mi aspetto una sorpresa, un modo come un altro perchè la band si redima, purtroppo non arrivano né sorpresa né redenzione. "The Harness" risulta essere un altro flop e l'ultima "Wielki Piec" un brano sludge si valido per il suo genere ma che non rende grazia ai fasti della band est europea.
Una delusione, un senso di amarezza, accompagnano il completamento di quest'ascolto.
Si, mi aspettavo troppo, mi aspettavo un ritorno su quel sound malato che mi aveva colpito anni fa. Mi aspettavo un qualcosa di sorprendente, intelligente, avvincente. Mi ritrovo con un lavoro malato ed oscuro nella norma e che sembra davvero poco ispirato. Uno schiaffo in faccia a chi si aspettava un ritorno in gran stile, precisando "sotto Agonia Records", e che si deve accontentare di un volta faccia a chi come il sottoscritto aveva perso la testa per le uscite precedenti della band. Forse era il tempo di cambiare, di provare nuove vie, di cercare un mezzo per comunicare sentimenti ancora piú ossessivamente malsani, ma i nostri non sembran aver trovato il modo perfetto per fare tutto questo ed han tirato fuori un disco che suona datato e scadente per forma e qualità.
Mi piace il loro esser malati sino all'ultimo, quell'attitudine che ha sempre contraddistinto la band, ma non riesco a dar la sufficienza a questa dimostrazione di pressapochismo e rassegnazione.

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