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Witch Cross: amanuensi del metal Witch Cross: amanuensi del metal Hot

Witch Cross: amanuensi del metal

recensioni

titolo
Angel Of Death
etichetta
High Roller Records
Anno

TRACKLIST:
1. Tempus Mori Est (01:27)
2. Angel of Death (04:09)
3. Marauders (05:03)
4. Evil Eye (03:47)
5. The Chosen One (05:52)
6. Phoenix Fire (03:48)
7. Siren's Song (05:58)
8. Eye of the Storm (04:19)
9. Last Rites (04:54)
10. Warrior (04:58)

LINE UP:
Paul Martin - Guitars
Little John Field - Bass
Mike Wlad - Guitars, Backing Vocals
Kevin Moore - Vocals
Jesper Haugaard - Drums

opinioni autore

 
Witch Cross: amanuensi del metal 2021-07-03 09:37:56 MASSIMO GIANGREGORIO
voto 
 
3.5
Opinione inserita da MASSIMO GIANGREGORIO    03 Luglio, 2021
Ultimo aggiornamento: 03 Luglio, 2021
Top 50 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Una delle associazioni di idee più facile nel dark & black metalrama internazionale è quella tra Danimarca e Mercyful Fate; indiscutibilmente, il marchio malefico di sua maestà King Diamond persiste nei decenni, intatto nella sua malvagità, oscurando tutto e tutti. Eppure, questa onesta band danese esiste fin dagli albori del NWOBHM, ossia dai primissimi anni ’80. E si sente. Questo loro terzo full-length (sia pure i primi due siano stati intervallati da una ragguardevole quantità di demos ed autoproduzioni) non fa certo gridare al miracolo ma si appalesa come un lavoro onesto, duro e puro come si conviene. Il sound è senz’altro un po’ datato e non brilla certo per originalità, ma gli ingredienti per un sano e robusto metallo dalle venature dark ci sono tutti: riffs “catchy”, di impatto immediato, assoli discreti (anche se non si intravedono virtuosismi di sorta), tappeto ritmico roccioso al punto giusto, liriche esoteriche e fantasy. Peccato per il cantato, davvero poco convincente, un po’ fiacco. Mi ricorda certi Witchfynde della prima ora. Certo, aver scelto un titolo che è anch’esso una associazione di idee ("Angel of Death") forse non sarà stata una genialata perché siamo distanti anni luce del leggendario pezzo-killer degli Slayer: tuttavia, questo CD – alla resa dei conti – fa la sua onesta figura senza strafare e senza entusiasmare eccessivamente, che sa tanto di compitino ben svolto ma senza infamia e senza lode.
Dopo la classica intro suggestiva e tenebrosa (come è d’uopo) si parte per una godibile cavalcata in balìa dei nostri five horsemen che – da bravi reduci – pagano il loro doveroso tributo ai mostri sacri Iron Maiden (in particolar modo in “Phoenix Fire”) e Black Sabbath riconducendo il tutto in una dimensione in grado di strizzare l’occhio anche all’Epic Metal più raffinato. Non può mancare la mezza-ballad (“Marauders”, che mi ha portato alla mente certi Metal Church più datati, e “The Chosen One”). Comunque sia, è innegabile che - anche creazioni come questa del quintetto della - assolvono al loro scopo, ossia quello di divulgare il Verbo e perpetrarlo nel tempo, affinché non vada perduto o dimenticato dalle nuove leve, alle quali, tutto sommato, i nostri cinque conterranei della Sirenetta hanno qualcosa da tramandare. Un po’ come una sorta di amanuensi dell’heavy metal.

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