Lo scorso 6 maggio è uscito, sotto l'egida del colosso dell'underground Profound Lore Records, Crepuscular Dirge for the Blessed Ones, l'attesissimo terzo album dei Cosmic Putrefaction (trovate qui la nostra recensione). Per chi non la conoscesse, trattasi di una one-man-band (in questo disco con Giulio Galati degli Hideous Divinity alla batteria) il cui mastermind risponde a nome di Gabriele Gramaglia, ventottenne milanese ad oggi -per chi vi scrive- il nome di punta della scena italiana di un certo modo di intendere il Death Metal: quello che fa capo a gente come Deathspell Omega, Ulcerate, Gorguts, Blood Incantation e compagnia bella. Ma non è tutto. Gabriele è anche la mente che sta dietro a diversi altri progetti, tutti incentrati ad esplorare i lidi più inusuali, sperimentali e contorti del Death e del Black Metal. Tra questi ricordiamo: Vertebra Atlantis (trovate qui la nostra recensione del debutto), Summit, The Clearing Path e Turris Eburnea, senza contare le numerose collaborazioni. Insomma, una carriera iniziata 10 anni or sono, ricchissima di idee, sperimentazioni e perfezionamenti e soprattutto di musica di qualità, fatta per un orecchio esigente. Con l'uscita del nuovo Cosmic Putrefaction abbiamo avuto il piacere di chiacchierare via Skype con Mr. Gramaglia che, oltre ad essere una persona umilissima e super disponibile, si è rivelato un musicista con una cultura, musicale e artistica, impressionante. Buona lettura!
[English Version Below]
--------------------
1. Ciao Gabriele e grazie mille per la disponibilità. Cominciamo subito con la classica domanda di rito: come stai? Quali sono i feedback che stai ricevendo dopo la pubblicazione di “Crepuscular Dirge for the Blessed Ones”?
Ciao a tutti. I feedback sono molto buoni e quasi inattesi. Sto notando un sacco di calore in generale e questo mi rende contentissimo. Sono una persona che non ha mai grandi aspettative perché si concentra sulla musica e basta, quindi tutte queste risposte positive sono state una sorpresa e ne sono molto grato.
2. Vuoi parlarci del processo di scrittura di questo disco? Quando hai cominciato e qual è stato il metodo che hai usato per la stesura delle tracce?
Sembrerà strano ma è stato il disco più veloce da comporre. Questo perché uso la mia workstation (nella fattispecie Logic) come una sorta di agenda in cui butto giù tutti i riff che mi vengono in mente: sono 2 anni che faccio così, da subito dopo la pubblicazione di "The Horizons Towards Which Splendour Withers". Nei miei progetti solisti il lavoro è potenzialmente molto più veloce se ti ritrovi ad avere le idee chiare. Nei Vertebra Atlantis, ad esempio, è diverso perché essendo una band bisogna prima mettere tutti d’accordo. Comunque sia, lavoro sempre molto intensamente e soprattutto in maniera quasi istintiva che va di pari passo con i tempi piuttosto stretti. Poi il mio percorso accademico di composizione, che frequentavo nel contempo, mi ha aiutato a trovare una mia quadra ed un modus operandi adatto. C’è da dire, poi, che si è creata una sorta di scambio biunivoco tra l’idea del concept ed i riff che componevo: più una componente si concretizzava, più l’altra seguiva lo stesso processo e viceversa. In totale dal momento in cui ho cominciato a scrivere, al momento in cui ho finito di registrare ci sono voluti circa 4-5 mesi (questo anche grazie appunto agli sketch registrati in precedenza su Logic, talvolta usati come punti di partenza e suggestioni), da giugno ad ottobre più o meno. Successivamente ho mandato tutto a Giulio Galati [Hideous Divinity, ndr] e mixato il disco tra metà novembre e metà dicembre che ho poi inviato a Dan Lowndes del Resonance Sound Studio per il mastering. Abbiamo quindi chiuso il lavoro entro la fine del 2021.
3. Nelle opere dei Cosmic Putrefaction i temi maggiormente trattati sono il pessimismo, l’orrore lovecraftiano, la metafisica e la condizione dell’uomo vista da un’ottica nichilista. Questo terzo disco è un prosieguo di quello precedente. Come mai questa scelta? Avevi ancora da dire delle cose rimaste in sospeso dallo scorso capitolo o vuoi dare un senso di continuità ed evoluzione?
Non sei il primo che fa questo accostamento con Lovecraft. Eppure ti stupirà sapere che non è lui il principale autore a cui mi rifaccio, ma in qualche modo Dante Alighieri. Già nella copertina del disco si può notare, essendoci un omaggio a Gustave Doré e ad una sua illustrazione della Divina Commedia. La storia riprende quella del disco precedente in cui un’anima abbandonata assiste alla distruzione del pianeta natale che lentamente avvizzisce; una sorta di apocalisse. Egli, incamminandosi verso il suo orizzonte, elabora questa catastrofe attraverso sogni e visioni allucinate. Nel finale, che ho lasciato non intenzionalmente aperto, il protagonista è ancora intento in questo vagabondaggio. “Crepuscular Dirge…” ha inizio proprio qui. In breve egli giunge in un luogo nel quale, tra massi e rovine, riesce a scovare un cunicolo che conduce nel sottosuolo. Lasciatosi scivolare all’interno del suddetto cunicolo raggiunge una piccola spiaggetta, davanti la quale trova una piccola zattera. Da qui i passaggi dell’album sono più concreti ed il nostro personaggio si trova a percorrere le acque di un fiume termale sotterraneo languido e pacifico (un omaggio all'Eunoè, il fiume della ricordanza, in qualche modo)), quasi una sorta di rifugio dalla distruzione a cui ha appena assistito. Durante il viaggio egli rivive tutto l’orrore precedente. Infine, si ritrova proprio nel momento descritto dalla copertina: una spiaggia con delle tende rosse, un rimando alla simbologia di David Lynch, oltre le quali vi è una finestra che dà verso il Cielo Empireo dantesco. Ma l’immagine che il protagonista ha davanti è terribile ed affascinante: gli angeli, anziché salire verso l’alto e disporsi attorno ai cerchi concentrici rappresentati da Dio, cadono in basso (da qui il nome del disco, "Crepuscular Dirge for the Blessed Ones"). Qui in pratica ho un po’ ribaltato il paradigma dantesco.
4. In tutti i tuoi progetti si avverte quella sensazione di svincolo dalle etichette, come se la tua musica volesse essere, per l’appunto, solo tua. Da cosa deriva questa costante ricerca della sperimentazione? E soprattutto, ritieni di essere soddisfatto della maturità artistica raggiunta?
In realtà la mia voglia di essere sperimentale un po’ fine a sé stessa è finita dopo The Clearing Path [altro progetto solista, ndr]. Prima avevo una sorta di spinta pionieristica alla costante ricerca di un punto di rottura, artisticamente parlando. Ma mi sono reso conto che, oltre ad essere un obiettivo in linea di principio fuori portata, oggi è molto più difficile essere di rottura. Mi spiego. Ad esempio negli anni ‘70 potevi sviluppare cose nuovissime: il progresso tecnologico permetteva dei cambiamenti nettamente drastici. Oggi però si diventa subito obsoleti, tutto è estremamente veloce ed immediatamente disponibile. Il cervello non riesce a stare dietro a tutto, basti pensare a quanti dischi escono in un solo anno. Il progresso, paradossalmente, forse è più lineare anche se a velocità esponenziali e meno drastico, ecco perché ho capito che un atteggiamento pionieristico fosse utopico. Quindi mi sono concentrato nel fare le cose che andassero magari oltre il compitino con un semplice quesito: cosa posso fare NEL Death Metal e non CON il Death Metal? Voglio quindi cercare di essere personale ma all’interno di stilemi che sono comunque noti.
5. Domanda che ti avranno fatto molto spesso: perché tutti, o quasi tutti, i tuoi progetti sono solisti? Di certo non credo si tratti di mancanza di musicisti, come i Vertebra Atlantis o Turris Eburnea dimostrano. Perciò mi verrebbe da dire che dietro ci sia una scelta più profonda, ossia quella di avere il totale controllo del tuo lavoro. È così?
La tua supposizione è certamente vera ma non è tutto. Di base quando si hanno le idee chiare sul da farsi trovo sia stimolante volersi mettere in sfida con se stessi e lavorare da soli. Da qui anche il fatto che non pubblico quasi mai Ep, perché per la mia forma mentis e per come si sono strutturati i miei progetti tendo a trovarli prodotti parziali. L’unico fu nel 2015 con i The Clearing Path ma lo considero un errore (in quel caso più che altro perché fu un lavoro sbrigativo). Discorso diverso per Turris Eburnea per cui l’Ep è stata una necessità temporale e pratica data comunque la distanza. Inoltre, l’idea era di fare un lavoro che rispecchiasse un preciso momento, quello del primo lockdown pandemico, per cui, forse pensando erroneamente che la pandemia avrebbe avuto vita breve, abbiamo condensato molto il lavoro ed un Ep lo abbiamo considerato il massimo risultato raggiungibile. Comunque, tornando alla tua domanda, per me è stato più un fare di necessità virtù. Iniziai la mia carriera all’inizio dei ’10 con Oaken/Throne(un progetto Death Metal, il cui unreleased album si ritrova in larga parte nel debut di Cosmic) e Thy Solace, un gruppo hardcore, ma entrambi si sciolsero qualche anno dopo quasi in contemporanea, e quindi mi sono detto tanto vale provare a rimboccarmi le maniche da solo. Inoltre c’è da dire che non amo particolarmente suonare in live. Avevo le idee chiare, quindi sapevo già dove andare a parare; e poi il lavoro di gruppo è più complicato, anche se con i Vertebra andiamo molto bene in termini di affinità. Ma c’è da dire che siamo in due (dopo l’uscita di Vrangr, che saluto con affetto, non c’è alcuna acredine tra di noi), non in dieci. Credo che la difficoltà di una band risieda nel fatto che debba rispondere a 3 requisiti fondamentali: bravura e capacità dei membri, andare d’accordo sul piano umano e avere idee affini o comunque disponibilità al compromesso. La solida coesistenza di questi 3 fattori è un fatto unico e raro se ci pensate bene.
6. Da qui segue un’altra domanda: come fai a “cambiare” modus operandi da un progetto all’altro? È vero che i generi con i quali ti confronti maggiormente sono il Black e il Death, ma si tratta comunque delle frange più estreme, contorte e sperimentali che richiedono non poche abilità di scrittura. Come riesci a gestire i tuoi progetti senza ricadere in uno o nell’altro?
Un accorgimento che adotto è accordare le chitarre in maniera diversa. Sembrerà una cavolata ma non è così. Mi spiego. Nel pianoforte l’armonia e le note risultano estremamente chiare davanti ai nostri occhi: un tasto corrisponderà sempre alla stessa nota della stessa altezza e un accordo di una determinata altezza si suonerà sempre con la stessa diteggiatura. Mentre la chitarra da questo punto di vista ha potenzialmente dei limiti, che però creativamente possono essere anche dei punti di forza, perchécambiando l’accordatura cambiano le diteggiature e le note corrispondenti ai rispettivi tasti (e alle rispettive corde) e quindi possono emergere cose del tutto inattese. Dal secondo Cosmic, ad esempio, ho deciso di giocare su dei toni differenti e provare un’accordatura sempre ribassata ma aperta. Il primo -come ai tempi di Oaken/Throne- era invece semplicemente in drop. È buffo ma l’accordatura che uso sarebbe perfetta per le acustiche da suonare in spiaggia [ride, ndr] perché è molto aperta, ma ciò mi ha permesso di provare accordi particolari con posizioni inusuali impiegandola ai fini del Death Metal. È chiaro, un po’ di timore che ci sia un’intersezione tra i progetti c’è, perché quando cominci a sviluppare un tuo stile viene da sé che inconsciamente cerchi di portarlo in tutti i tuoi lavori. Le accordature diverse mi aiutano appunto a mantenere le differenze. Con Vertebra e Turris suono invece in tonalità standard ribassate: coi primi sto in Si b standard e coi secondi in Si standard. Infine diciamo anche che tratto comunque generi diversi con stilemi e sapori differenti.
7. Quali sono le band, artisti o generi musicali che ti hanno maggiormente influenzato o dai quali hai preso di più ispirazione?
Ti darò 2 risposte. Una è più scolastica, ossia dicendoti quali sono le band a cui potrei essere accostato e che comunque rientrano in un certo senso tra le mie influenze: Immolation, StarGazer, Deathspell Omega, Ulcerate, Gorguts e Voivod. Molti dicono anche Blood Incantation, ma con loro sento di condividere più un accostamento stilistico dato che, tematicamente, vertono su lidi sci-fi più legati ad extraterrestri, paleoastronautica, etc, mentre forse la mia idea è più di utilizzare il cosmo come un luogo diciamo “metafisico”. La risposta meno convenzionale, invece, riguarda quello che da 10 anni è probabilmente il disco che più mi ha influenzato: “Obsian” dei Castevet. È di una suggestione pazzesca e forse nei miei lavori si sente molto il suo influsso. L’unicità della band sta nell’aver preso ad esempio Voivod, Ved Buens Ende e Deathspell Omega reinterpretandoli in un modo unico. Con Andrew Hock [Castevet, ndr] ho avuto anche un rapporto epistolare costante. Dentro quell’album ci sono degli elementi in cui mi rispecchio tantissimo e che uso: accordi, arpeggi nodosi, sonorità sognanti… Se lo ascoltate capirete cosa voglio dire.
8. Ultima domanda: stai già lavorando a del nuovo materiale per uno o più di uno dei tuoi progetti? Puoi anticiparci qualcosa? Ti lascio le ultime parole e grazie mille per la tua disponibilità.
Sì, stiamo già lavorando al nuovo disco dei Vertebra Atlantis. Ad essere sincero è Riccardo che mi pressa per lavorare al materiale nuovo [ride, ndr]. Probabilmente ci sarà anche un nuovo componente, vedremo… Più o meno abbiamo già 3 brani pronti. Di solito vado molto sparato come nei Cosmic; un album che, fidatevi, è stato in retrospettiva un miracolo riuscire ad arrivare a pubblicare. Spero solamente di non perdere l’autocritica o peggio, le idee. Per intenderci, chi si ferma è perduto, ecco perché devo rimanere sempre attivo. Non posso non fare a meno di scrivere pezzi, anche se forse dovrei cazzeggiare di più con la chitarra per evitare un burnout [ride, ndr]. Grazie mille per questa chiacchierata e per il supporto!
--------------------
[English Version]
1. Hi Gabriele and thank you very much for being here. Let's start right away with the classic question: how are you? What feedback are you getting after the release of “Crepuscular Dirge for the Blessed Ones”?
Hi everyone. The feedback is very good and almost unexpected. I'm noticing a lot of support in general and that makes me delighted. I'm a person who never has high expectations because he focuses on music and that's it, so all these positive responses came as a surprise and I'm very grateful for that.
2. Do you want to talk about the writing process? When did you start and what was the method you used?
It may sound strange but this was the fastest record to compose. This is because I use my station (in this case Logic) as a sort of diary in which I write down all the riffs that come to my mind: I have been doing it for 2 years, immediately after the publication of "The Horizons Towards What splendor fades". In my solo projects the work is potentially much faster if you have a clear idea. In Vertebra Atlantis, for example, it's different because it's a band, and you have to get everyone to agree first. However, I always work very intensely and almost instinctively which goes hand in hand with rather tight deadlines. Then my academic career in composition, which I attended at the same time, helped me find my framework and a suitable modus operandi. A sort of two-way exchange was created between the idea of the concept and the riffs I composed: the more one component materialized, the more the other followed the same process and vice versa. In total from the moment I started writing to the moment I finished recording it took about 4-5 months (this also thanks to the sketches previously recorded on Logic, sometimes used as hints and tips), from June to October more or less . Then I sent everything to Giulio Galati [Hideous Divinity, ed] and I mixed the record between mid-November and mid-December. I then sent it to Dan Lowndes of Resonance Sound Studio for mastering. We have finally finished the works by the end of 2021.
3. In the works of Cosmic Putrefaction the themes most dealt with are: pessimism, Lovecraftian horror, metaphysics and the condition of man seen from a nihilistic perspective. This third disc is the continuation of the previous one. Why this choice? Did you still have something to say or do you want to give a sense of continuity and evolution?
You're not the first to notice this closeness to Lovecraft. But you will be amazed to know that he is not the main inspiration, but in some way Dante Alighieri. Already on the cover of the disc it can be seen, as there is a tribute to an illustration of the Divine Comedy by Gustave Doré. The story resumes that of the previous album: an abandoned soul witnesses the destruction of the home planet, which begins to wither; a kind of apocalypse. As he walks towards his horizon, he elaborates this catastrophe through hallucinated dreams and visions. In the finale, which I have unintentionally left open, the protagonist is still intent on this wandering. “Crepuscular Dirge…” begins right here. In short, he arrives in a place where, among boulders and ruins, he manages to find a tunnel that leads underground. Here he reaches a small beach, in front of which he finds a small raft. From here the passages of the album are more concrete and our character begins to travel the waters of a languid and peaceful underground thermal river (A tribute to the Eunoé, the river of remembrance, in some way), almost a sort of refuge from the destruction he has just witnessed. During the journey he relives all the previous horror. Finally, he finds himself in the very moment described by the cover: a beach with red curtains, a reference to the symbolism of David Lynch, beyond which there is a window that overlooks Dante's Empyrean Sky. But the image that the protagonist sees is terrible and fascinating: the angels fall down rather than rise upwards and arrange themselves around the concentric circles represented by God (this is why the title "Crepuscular Dirge for the Blessed Ones"). I have practically overturned the paradigm a bit.
4. In all your projects it seems that you don't want to be labeled, as if your music only wants to be yours. Where does this constant search for experimentation come from? Are you satisfied with the artistic maturity reached?
To be honest, my desire to be experimental ended after The Clearing Path [another solo project, ed]. Before, I had a kind of pioneering drive to constantly search for a breaking point, artistically speaking. But I realized that it was a fairly out of reach goal and that today it is much more difficult to be a breaking point. Let me explain. For example, in the 1970s you could develop very new things: technological progress allowed for markedly drastic changes. Today, however, everything becomes immediately obsolete, extremely fast and immediately available. The brain cannot keep up with everything: think about how many records come out in a single year. Paradoxically, progress is perhaps more linear even if at exponential speeds but less drastic, which is why I understood that a pioneering attitude was utopian. So I concentrated on doing things that went beyond the homework with a simple question: what can I do IN Death Metal and not WITH Death Metal? I want to try to be personal but within styles that are still known.
5. A very recurring question: why are all of your projects, or almost all of them, soloists? I certainly don't think it's a lack of musicians, as Vertebra Atlantis or Turris Eburnea demonstrate. So I'd like to say that there is a deeper choice behind it, for example having total control of your work. Is that so?
Your assumption is certainly true but that's not all. Basically, when you have clear ideas about what to do, I find it stimulating to want to challenge yourself and work alone. This is also why I hardly ever publish Ep: for my mindset and the way my projects are structured, I find them partial products. The only one was in 2015 with The Clearing Path but I consider it a mistake (mostly because it was a quick job). Different speech for Turris Eburnea for which the EP was a temporal and practical necessity given the distance. The idea was to make a record that reflected a precise moment, the first pandemic lockdown. So, mistakenly thinking that the pandemic would be short-lived, we condensed the work a lot and we considered an EP to be the maximum achievable result. However, returning to your question, for me it was making a virtue of necessity. I began my career in the early 10s with Oaken / Throne (a Death Metal project, whose unreleased album is largely found in Cosmic's debut) and Thy Solace, a Hardcore band. But they both broke up a few years later almost simultaneously. So I rolled up my sleeves and continued the work alone. Also I don't particularly like playing live. I had clear ideas, so I already knew where to go; and then the group work is more complicated, even if with Vertebra Atlantis we go very well in terms of affinity. But it must be said that we are only two people (Vrangr has left the band, but I greet him with affection, there is no aversion between us), not ten. I think the difficulty is that a band has to meet 3 basic requirements: skill and ability of the members, get along, and have similar ideas or otherwise willingness to compromise. The solid coexistence of these 3 factors is a unique and rare fact if you think about it.
6. From here follows another question: how do you "change" modus operandi from one project to another? It's true, the genres you play the most are Black and Death Metal, but you still deal with the most extreme, twisted and experimental fringes that require a lot of writing skills. How can you manage your projects without falling back into one or the other?
One trick I take is to tune the guitars in a different way. It will sound silly but it isn't. Let me explain. In the piano, harmony and notes are extremely clear in front of our eyes: a key will always correspond to the same note of the same pitch and a chord of a certain pitch will always be played with the same fingering. The guitar, on the other hand, has potentially limitations, which however can also be strengths: if you change the tuning, the fingerings and notes corresponding to the respective frets (and the respective strings) change too, so completely unexpected things can emerge. From the second Cosmic album, for example, I decided to play on different tones and try a tuning that is always lowered but open. The first one - as in the days of Oaken / Throne - was instead simply in drop. It's funny but the tuning I use would be perfect for the acoustic guitar to play on the beach [he laughs, ed] because it is very open, but this allowed me to try out particular chords with unusual positions.I am a little scared that there is an intersection between projects, because when you start developing your own style, it goes without saying that you unconsciously try to bring it into all your works. The different tunings help me to keep the differences. With Vertebra and Turris, on the other hand, I play in lowered standard tones: with the first ones I play in standard Bb and with the second ones in standard B. Let's also say that I still treat different genres with different stylistic features.
7. Which are the bands, artists or musical genres that have influenced you the most or from which you have taken the most inspiration?
I will give you 2 answers. One is more scholastic. I'll tell you which are the bands that I could be approached and that have influenced me in a certain sense: Immolation, StarGazer, Deathspell Omega, Ulcerate, Gorguts and Voivod. Many also say Blood Incantation, but with them I feel I share more a stylistic approach since they focus on sci-fi themes more related to extraterrestrials, paleoastronautics, etc, while my idea is more to use the cosmos as a "metaphysical" place let's say. The less conventional answer, on the other hand, concerns what has probably been the record that has influenced me the most for 10 years: “Obsian” by Castevet. It is a very impressive work, and perhaps you can feel its influence in my works. The band is unique: they took, for example, Voivod, Ved Buens Ende and Deathspell Omega and reinterpreted them in a unique way. I also had a constant correspondence with Andrew Hock [Castevet, ed]. Within that album there are elements in which I reflect a lot and which I use: chords, knotty arpeggios, dreamy sounds ... If you listen to it you will understand what I mean.
8. Last question: are you already working on new material for one or more of your projects? Can you anticipate something? I leave you the last words and thank you very much for your availability.
Yes, we are already working on the new Vertebra Atlantis record. To be honest it is Riccardo who presses me to work on the new material [he laughs, ed]. There will probably be a new component, we'll see… More or less we already have 3 songs ready. I usually work very fast like in Cosmic; an album that, trust me, it was a miracle to be able to release. I just hope not to lose the self-criticism or worse, the ideas. To be clear, whoever stops is lost, which is why I must always remain active. I always need to write songs, even if maybe I should take it slower with the guitar or I'll have a burnout [he laughs, ed]. Thank you so much for this chat and for the support!