A qualche settimana dall’uscita di “Challenge the wind”, allaroundmetal.com ha avuto l’occasione di parlare con Alex Staropoli, leader dei Rhapsody of Fire; eccovi cosa ci ha raccontato.
AAM: Ciao Alex e grazie di essere qui con noi di allaroundmetal.com! Iniziamo a parlare subito di “Challenge the wind”; anche questa volta ci sono notevoli richiami a sonorità degli inizi della vostra carriera; possiamo dire che è alle spalle la vena più drammatica di dischi come “Into the legend” o “Dark wings of steel”?
AS: Non saprei, fare paragoni con agli album del passato non sempre rende giustizia o rende l’idea di cosa rappresenti e di come suoni l’ultima release.
AAM: La title-track nella mia recensione l’ho paragonata a capolavori del passato come “Emerald sword”, “Land of immortals” e “Dawn of victory”, in quanto credo abbia lo stesso impatto sonoro, sei d’accordo con questi paragoni?
AS: I paragoni positivi fanno sempre piacere. L’obiettivo per ogni brano è renderlo il più unico possibile mantenendo il nostro stile e, anche grazie al mix, ottenere un approccio d’impatto e con un suono più moderno e definito rispetto al passato.
AAM: Le tue tastiere sono decisamente più protagoniste in questo album, basta ascoltare canzoni come “Whispers of doom”; è stata una cosa che è venuta naturale oppure è stata studiata appositamente ed, in tal caso, c’è forse un motivo?
AS: La scelta di cosa evidenziare a livello di tastiere e arrangiamenti dipende molto dall’approccio al mix e di cosa un brano abbia bisogno. Di media ci sono centinaia di tracce con cui lavorare. Da produttore ci tengo a non soffermarmi sui singoli strumenti, ma sul risultato finale.
AAM: Ho trovato “Vanquished of shadows” un po’ troppo lunga, come mai avete scelto di realizzare un pezzo di oltre 16 minuti? Non hai mai avuto dubbi sulla durata di questa canzone? Trovo che ci siano due anime differenti tra loro all’interno dello stesso brano (una fino al settimo minuto e l’altra nella restante parte), quasi che potesse essere diviso in due pezzi distinti, che ne pensi?
AS: Quando si creano dei brani lunghi c’è sempre la possibilità di analizzarli e sostenere che avrebbero potuto dar vita a 2 o più brani, ma sono problemi che ormai non mi pongo più. Mi hanno colpito invece i commenti positivi che questa suite ha ricevuto in queste settimane, sia da giornalisti che dai nostri fans, e nello specifico, che il brano in questione pur durando 16 minuti, passa molto velocemente.
AAM: Proprio in “Vanquished of shadows”, ma anche in altri pezzi, Giacomo Voli ha dato l’ennesima prova della sua grande versatilità ed espressività, eppure continuo a non amarlo quando usa le “extreme vocals”… immagino anche queste facciano parte del concept dell’album, giusto? Dovrò insomma farmene una ragione a sentirle su ogni album?
AS: Sono un elemento che arricchisce molto secondo me ed aggiunge energia nei punti dove serve. Ormai andiamo ad intuito e registriamo quelle parti quasi in automatico, senza strafare ovviamente.
AAM: Anche con questo album prosegue la “Nephilim's Empire Saga”, che ha ormai raggiunto la terza tappa, facciamo un punto della situazione? Ci racconti insomma cosa viene narrato nel nuovo album?
AS: Ora che finalmente il disco è uscito, invito sempre e volentieri i nostri fans ad immergersi nella musica e anche nella storia, per avere una percezione personale dei vari testi e dei significati che essi esprimono. Giacomo ha fatto un lavoro eccezionale e sicuramente non desidero minimizzare il suo lavoro con dei miei brevi commenti, meglio addentrarsi nella storia da ascoltatore.
AAM: Quale legale ha l’artwork con il concept ed, a proposito, chi l’ha realizzato?
AS: Ville Assinen, amico di Paul Thureau e Alex Charleux, che sono i tre grafici e artisti che ho usato per gli ultimi tre lavori, sia per gli artworks che per l’impaginazione dei booklets. La cover rappresenta un momento ben preciso, un portale temporale che viene attraversato da Kreel, il personaggio principale.
AAM: Dove avete registrato l’album? Avete optato per un solo studio oppure, come in passato, vi siete avvalsi di diversi studi di registrazione e chi vi ha coadiuvato nella produzione dell’album?
AS: La gestione dell’intera produzione è a mio carico come sempre. Come al solito la batteria l’abbiamo registrata da Sebastian “Seeb” Leverman (Orden Ogan) in Germania. Tutte le voci, i cori epici ed operistici e i vari ospiti solisti li ho registrati io personalmente. Basso e chitarre ognuno le ha registrate comodamente a casa propria ed in base ai propri orari ed impegni. Trovo che sia la scelta migliore, soprattutto avendo fatto una preproduzione importante. Secondo me dare questa libertà ai musicisti aiuta molto il processo di registrazione. Comunque sia ascoltiamo il materiale più volte, fino alla nostra totale soddisfazione. In veste di produttore ho in mano tutto e solo quando sono soddisfatto passo il materiale a Seeb per iniziare il mix e mastering.
AAM: Avete realizzato due videoclip per promuovere l’album, oltre a tre lyric video; come avviene la scelta di un pezzo piuttosto che un altro, in altre parole cosa ti convince di scegliere uno piuttosto che un altro brano?
AS: Per Challenge The Wind siamo andati ad intuito, a volte capita che dopo la prima fase di mix un brano prenda vita in un modo inaspettato e quindi lo si vada a scegliere a discapito di un altro. Di titoli tra cui scegliere ce n’erano parecchi, a mio parere, ed in questi casi mi piace avvalermi del parere di Roby e dei ragazzi della band, affinché si sia tutti contenti e coscienti della scelta.
AAM: A proposito, cosa ci racconti delle registrazioni dei due video? C’è qualche episodio simpatico che vuoi narrarci?
AS: Per Glory For Salvation abbiamo registrato un videoclip a duemila metri, tra vento, pioggia e zero gradi, davvero poco simpatico, ma molto epico. Per Challenge The Wind abbiamo optato per riprese in studio e tecnologie diverse. Nulla di particolare da menzionare, solo tanto lavoro ed infinite riprese.
AAM: Argomento live. Per quest’estate sarete in giro in diversi festival (a proposito, se ce la facciamo, magari ci vediamo al Metal Park vicentino!), mentre poi tra ottobre e novembre sarete un po’ in giro per il mondo, ma non in Italia, come mai?
AS: In effetti il 2024 si è rivelato un anno fitto di concerti e di grandi festival. In autunno avremo altri shows, presto da annunciare, e ovviamente un bel tour in Europa. Per quanto riguarda l’Italia siamo presenti in molti eventi estivi che coprono molte aree del territorio.
AAM: Sono ormai oltre 30 anni che sei in giro, sin dai tempi dei Thundercross, se potessi tornare indietro nel tempo e cambiare qualcosa, cosa faresti?
AS: Potessi cambiare qualcosa, sarebbe stato opportuno fare un tour subito dopo il rilascio di Legendary Tales, per esempio, ma parlare del passato o di scelte passate per me ha poco senso ormai. Siamo proiettati verso il futuro, infatti stiamo già pianificando e fissando eventi per il 2025.
AAM: Avete influenzato tante, tantissime bands in ogni parte del mondo, creando una sorta di modello di power metal sinfonico; pensi mai a quanto siete stati importanti per tante nuove leve del nostro universo musicale ed, in caso affermativo, quali sensazioni ti suscita questa idea?
AS: Personalmente mi fa piacere, ma non ci penso molto. L’importante è che ogni band che ha voluto usare elementi orchestrali lo abbia fatto usando anche influenze proprie, per creare qualcosa di originale. Comunque il nostro approccio compositivo è sempre avvenuto incorporando nel processo la musica classica, non usandola come “condimento” ma come base compositiva vera e propria.
AAM: Così di getto, se dovessi citarmi tre dischi che sono stati fondamentali per la tua crescita di musicista, quali sceglieresti e perché?
AS: Avendo studiato musica classica ed avendo avuto mio fratello Manuel (esperto di musica barocca e medievale) sempre vicino, ho assimilato fin da giovane cosa avrei utilizzato nelle mie composizioni. Sono cresciuto ascoltando band dall’Hard Rock al Metal e al Prog, ma non sono stati quei dischi ad ispirarmi, ero già ispirato di mio fin da ragazzo, soprattutto grazie ai film e dalle colonne sonore. Quello che certe band e dischi mi hanno dato è il piacere di scoprire nuovi talenti e sonorità. Quando sono usciti gli Europe (avevo 14 anni o giù di lì) mi hanno aperto gli occhi su quel genere rock commerciale che ho sempre poi apprezzato. Scoprire R.J.Dio, Yngwie Malmsteen, i Crimson Glory di Transcendence, King Diamond, Helloween, Blind Guardian e anche tutta l’ondata di chitarristi neoclassici, è stato fantastico. Andavamo in negozio e compravamo dischi in base alla copertina... da non credere! Potrei nominare decine di band e di album, sono davvero tanti, ho una collezione ben fornita tra vinili e CD.
AAM: Ho approfittato anche troppo della tua pazienza, perdonami, ma sono un tuo fan sin dai tempi di “Legendary tales” e ti confesso che è sempre emozionante trovarsi davanti ad uno dei tuoi idoli! Chiudo qui, come consuetudine, ringraziandoti per il tempo che ci hai concesso e lasciandoti uno spazio libero per un tuo messaggio ai fans dei Rhapsody of Fire ed ai lettori di allaroundmetal.com
AS: Grazie a allaroundmetal.com per lo spazio dedicatomi. Speriamo di vederci alle prossime date in Italia, Metal Park compreso!
NdR: Si ringrazia Massimo Battista per la fotografia