Crescere è una brutta storia: gli impegni lavorativi ti impediscono di coltivare le tue passioni, senti le responsabilità crescere e il mondo farsi sempre più soffocante... Per fortuna esiste la musica, ultimo momento di evasione rimastoci su questa brutta terra. Ivano Spiga, mastermind degli Holy Martyr, incarna perfettamente lo spirito di chi, nonostante tutto, porta avanti la sua passione mettendoci anima e cuore; per questo è stato un piacere intervistarlo via telefonica sull'ultima fatica della band: Darkness Shall Prevail, in uscita il 10 marzo per Dragonheart Records, della quale trovate qui la mia recensione.
D. Ciao Ivano e grazie per la telefonata. Sono un po' emozionato a telefonarti perché lo dico senza peli sulla lingua: gli Holy Martyr sono uno dei miei gruppi epic metal preferiti...
R. Ahahahah, mi ricordo che hai lasciato dei commenti anche sulla pagina facebook prima che uscisse il disco!
D. Ahahah ecco, speravo non ti ricordassi! *ridiamo* comunque, venendo all'intervista vera e propria... Ho ascoltato Darkness Shall Prevail e ti confesso che sono rimasto un po' spiazzato. Avevo capito che saresti tornato alle origini dell'epic metal con questo disco, però ero anche curioso di sapere come avresti coniugato questo stile con quello che siete stati prima. La prima domanda che ti faccio, quindi, è proprio questa: come mai hai deciso di tornare alle origini del sound degli Holy Martyr?
R. Beh, penso che non sarai l'unico a rimanere spiazzato, anche se spero alla fine ti sia piaciuto. In effetti, dopo Invincible sentire canzoni di questo tipo è un po' strano, persino io sono rimasto spiazzato in alcuni punti. Considera che comunque avevo altre idee prima di fare queste canzoni, più sullo stile dell'album precedente, non certamente così. Ad un certo punto, però, quando è venuta fuori Taur Nu Fuin mi sono ritrovato questa atmosfera cupa e ho deciso di buttarmi a capofitto in un concept su Tolkien, o almeno sulle sue tematiche secondarie. Quindi, per forza di cose, è subentrata una diversificazione rispetto ad Invincible che doveva adattarsi all'atmosfera dei suoi libri piuttosto che seguire la scia dei nostri vecchi dischi. Quindi, riascoltando magari anche le bozze, sono rimasto stupito confrontandole col nostro passato: "com'è possibile che siano così epic/doom?", non ho nemmeno ascoltato io questo tipo di musica per ispirarmi! Evidentemente, quando scrivi qualcosa di questo genere basandoti su Tolkien sei più portato verso questa direzione. Secondo me non siamo solo tornati alle nostre origini, ma siamo diventati anche molto più epic metal: fin'ora gli Holy Martyr sono sempre stati un misto di heavy e di epic, mentre qui siamo epic al 100%. Da una parte è una cosa che mi fa piacere: è stata una casualità e una cosa del tutto naturale.
D. Infatti la prima cosa che mi è venuta in mente vedendo la copertina sono stati i Cirit Ungol!
R. Ahah, in effetti si sente molto l'atmosfera di Cirith Ungol e Manilla Road, anche se mentre componevo l'album, come dicevo prima non li ho ascoltati! Insomma siamo diventati una sorta di gruppo con questa tendenza. È diverso dagli altri tre dischi, e al quarto possiamo permetterci di essere un po' diversi.
D. Come mai, dopo romani, spartani e samurai hai deciso di scrivere un concept su Tolkien?
R. La risposta è abbastanza semplice: sono sempre stato un suo fan, ero già un nerd nei primi anni 90! Mi è sempre piaciuta l'idea di fare qualcosa su di lui, anche se come ben saprai tra la fine anni 90' e l'inizio 2000 l'argomento era piuttosto banale o comunque inflazionato tra Blind Guardian e Peter Jackson. Per questo motivo, gli Holy Martyr più che parlare di fantasy si sono concentrati sulla storia vera e propria parlando di Romani e Greci. È stata una casualità che le cose siano andate così: stavo rileggendo i libri e giocando a un rts (gioco di strategia basato su visuale dall'alto dove si muovono truppe su un campo di battaglia nda.) dal titolo "The Battle for Middle-Earth". Mi sono detto: "Perché non provare a fare un pezzo?"... e poi ne è uscito un concept intero. Diciamo che secondo me è stata la scelta migliore e anche il momento giusto, visto che per fortuna i media e le persone non ne parlano più come prima. Quindi ho realizzato un piccolo desiderio e spero di averlo realizzato bene! Posso anche anticiparti, notizia di poco fa, che siamo stati invitati al Tolkien Day di Roma perché uno degli organizzatori è così entusiasta che ci vuole a tutti i costi durante la serata.
D. Compro già il biglietto! *ridiamo*
R. Ahahahah! Magari! Comunque siamo stati contentissimi di ricevere un invito così importante da una associazione così seria. Quindi penso che il disco sia piaciuto.
D. Sempre a proposito del concept: si tratta di una storia unica o sono episodi slegati del mondo di Tolkien?
R. Immagino che tu non abbia avuto modo di leggere i testi purtroppo... Comunque è molto meno confusionario questo che quello sui spartani. Si tratta di un concept cronologico e atmosferico: si parte con Númenor, l'isola dei Dúnedain che erano fedeli agli elfi, parlando di quanto fossero orgogliosi e decadenti. Da lì i numenoreani si spostano nella Terra di Mezzo e arriva l'oscurità, con la battaglia tra Sauron e l'Ultima Alleanza. Subito dopo c'è Dol Guldur, il primo luogo dove lo spirito dell'antagonista si rifugia dopo la caduta; si passa poi a Darkness Descend/Taur Nu Fuin, dove si parla della distruzione di Bosco Atro, poi Minas Morgul, il luogo dove grazie ai 9 dell'Anello Sauron si trasferisce, insieme al Re degli Stregoni di Angmar, con la canzone omonima. L'unica parentesi è quella di The Dwarrowdelf, dove si parla di Moria, tramite alcuni frasi specifiche... Che adesso non ricordo *ridiamo*: si parla di sale vuote infestate da orchi e troll, di qualcosa che un tempo era grande e che ora non lo è più. Ho voluto inserire quest'ultimo pezzo perché penso sia importante per comprendere appieno la corruzione del male... E poi non parlare dei nani in Tolkien è come la pizza senza la birra! *ridiamo* La traccia "particolare" è Born of Hope, che si ricollega alla prima canzone parlando di Arathorn II, il padre di Aragorn, e ai raminghi dunédain che stavano al nord. C'è su youtube un fan film dal titolo Born of Hope che parla proprio della sua morte avvenuta mentre il figlio stava nascendo: insomma si ricollega alla prima perché si parla sempre del cerchio della speranza in Tolkien, quando l'oscurità avvolge tutto: speranza, in questo caso, rappresentata dal figlio del Re. Quindi, se lo leggi con questa ottica il concept funziona benissimo, magari con le liriche si capisce meglio!
D. Tranquillo, avevo letto il Silmarillion anni fa quindi qualcosina me lo ricordo *ridiamo*. Quello che mi salta alla mente però è come tu ti sia concentrato più sull'aspetto del male in Tolkien che sul resto.
R. Si, il lato oscuro di Tolkien!
D. Venendo a cosa un po' più pratiche: come è stato lavorare con i vostri due nuovi acquisti, cioè Stefano Lepidi alla batteria e Paolo Roberto Simoni alla chitarra solista?
R. Stefano ci vide anni fa al Play it Loud, pensa che quando gli chiesi se voleva suonare con noi lui pensava di finire in una cover band degli Holy Martyr! *ridiamo* Comunque è stata la persona giusta al momento giusto: le canzoni e le liriche le ho scritte io, però l'influenza di Stefano si sente benissimo. Mentre Daniele Ferru era più dinamico, Stefano è più dritto e estroverso, gli piacciono i groove particolari, cosa che riesci a sentire in questo disco. Spesso e volentieri il drumming è elegante e particolareggiato: di sicuro la sua forza è meno heavy, ma ha dato qualcosa di più rispetto ai vecchi dischi. Paolo invece è riuscito a realizzare molti degli assoli del disco in pochissimo tempo: se ti soffermi e li senti ti accorgi che c'è qualcosa che nei precedenti dischi non trovavi... Sono quasi più "di classe", con uno stile più elegante. Questi due fattori, ma con un songwriting diverso, hanno creato un disco nuovo: si sente che siamo sempre noi, ma un po' diversi.
D. Sono d'accordo, anche perché penso che molte parti del disco siano quasi lirico/operistiche, soprattutto gli assoli.
R. Esatto! Oltretutto, non so se l'hai notato, ma Dol Guldur ha una parte centrale dichiaratamente ispirata a Morricone: sono cose in più che non ero mai riuscito ad inserire nei vecchi dischi. Te lo dico anche se non me l'hai chiesto perché ci tengo!
D. Immagino che sia stato emozionante riprendere in mano la penna per scrivere nuovamente musica per gli Holy Martyr!
R. Eheheh, certo! Diciamo che non mi sono mai fermato nello scrivere musica. Farlo però con questa ispirazione è stato emozionante... Mentre sentivo il mix finale mi sono quasi commosso! E poi dopo tanto tempo è una soddisfazione poter scrivere qualcosa di nuovo. Ora spero che venga accolto bene dai nostri fan... Prima di tutto faccio quello che piace a me, poi mi auguro che lo apprezzino anche gli altri!
D. Beh, ti posso assicurare che a me sta piacendo! *risate* È sicuramente un disco che va ascoltato più volte, mi viene in mente quando sentii per la prima volta i Candlemass o i Cirit Ungol: ci misi tempo ad entrare nel "mood". Se dovessi usare un aggettivo per descrivere Darkness Shall Prevail direi "solenne", perché molte atmosfere hanno proprio quel tiro... Poi non so cosa ne pensi tu!
R. Beh, solenne ed arcano allo stesso tempo... Se leggi le lyrics ti accorgi che pezzi come Witch King of Hangmar è un pezzo epic metal al contrario: di solito si parla di eroi buoni... Mentre qui parliamo dei cattivi! Non ci vedrei mai un gruppo come i Blind Guardian a fare una cosa del genere. Un tuo collega giornalista ci ha persino definiti "la risposta epic-doom" al power metal a tema Tolkien! Secondo me ci può stare...
D. Anche perché secondo me Darkness Shall Prevail dà un'altra chiave di lettura dell'universo tolkieniano, quella in cui bene e male sono due assoluti.
R. Leggendo i libri percepisco sempre questa cosa: Sai che vincerà sempre il bene, ma la descrizione del male è così assoluta e particolareggiata che a volte ti viene persino il dubbio che Tolkien patteggi per esso! Prendi solo la fine del Signore degli Anelli: Frodo riesce per caso a distruggere l'anello, nonostante la corruzione del male avesse già iniziato a distruggerlo da dentro. Sono sempre due poteri che vanno di pari passo e lasciano un senso di inquietudine nel lettore.
D. A quale episodio si ispira il disegno in copertina? E chi l'ha realizzato?
R. Allora, la copertina è stata disegnata da Camilla Palazzese, una disegnatrice abruzzese che ho tormentato per diversi mesi... *ridiamo* più che altro volevo che non ci fossero rimandi all'universo tolkieniano o a altri interpreti dell'opera dello scrittore. In realtà c'è un episodio di Tolkien a cui è vagamente ispirato: la distruzione del Regno di Arnor, che è ricollegata al Re Stregone di Angmar. Mi interessava questo evento perché quel regno, da cui poi provengono i raminghi, era uno degli ultimi bastioni di speranza nella Terra di Mezzo, per questo dà anche il nome all'album: Darkness Shall Prevail, prima o poi il buio trionferà. Fa proprio capire che in quel momento il male vince e non c'è luce. In Tolkien questa cosa è importantissima perché ti fa capire come i numenoreani finiro per diventare degli esiliati, come in quel periodo non ci fosse la speranza. Un'altra curiosità di questa copertina sono i personaggi con le corna: si tratta in realtà di maschere pagane della tradizione sarda provenienti dagli albori del tempo... Diciamo che è un omaggio alle nostre origini.
D. L'album è stato distribuito da Dragonheart Records, ma avete avuto anche un produttore o vi siete completamente autogestiti dietro al mixer?
R. Diciamo che ci abbiamo messo molto le mani. Il produttore è Andrea Maceroni, che abbiamo coinvolto durante le registrazioni che abbiamo effettuato a Rieti. Probabilmente è un bene, perché non è prodotto come gli altri: chitarre in primo piano, molto vintage, con un master non sparato come nelle produzioni moderne. C'è un fattore di attitudine molto anni 80'.
D. Uscirà anche in vinile, vero? *ridiamo*
R. Enrico Paoli mi ha appena scritto che è in stampa, uscirà magari un po' più tardi rispetto al cd!
D. Venendo a cose più terra terra: ho visto che terrete un unico show a maggio, all'Up the Hammers Festival. Ci sarà però la possibilità di rivedervi in giro per l'Italia?
R. Mi auguro di si! Se l'album è piaciuto tanto ai giornalisti che mi hanno intervistato mi auguro anche che la gente voglia rivederci dal vivo, quindi vediamo magari di appianare la distanza tra di noi, perché alcuni stanno nel centro Italia, altri a Milano. Mi auguro di suonare un po' ovunque, vorrei rivedere parecchi fan e capire come prendono i pezzi dal vivo!
D. Visto che mi piace fare spesso domande di carattere generale volevo chiederti questa cosa: spesso, nei post su facebook, definisci gli Holy Martyr una band "underground". Oggi, secondo te, che significato ha questa parola?
R. Beh, significa non essere gli Iron Maiden o i Metallica! *ridiamo* Quindi un piccolo gruppo che non vive di musica. Per me fare una demo non è diverso da fare un disco, è sempre una cosa che richiede moltissimi sacrifici. È vero, abbiamo tanti fan in giro per il mondo, però non siamo la band che vive di musica... È difficile se devi lavorare e hai poco tempo da dedicare alla band. Pensa che molti testi mi venivano al lavoro e dovevo scriverli prima che mi passasse l'ispirazione! Magari finivo addirittura di scrivere all'alba... Comunque questo per me è underground: suonare per passione senza guadagnare niente. È un'attitudine, come potevano essere gli Iron Maiden di The Soundhouse Tapes. Poi capita anche che una band underground, suonando più per passione, faccia le cose più semplici e quindi più immediate, risultando persino meglio di un gruppo famoso!
D. Abbiamo quasi finito: volevo riportarti una frase che mi disse Wolf Hoffmann degli Accept quando lo intervistai 3 anni fa. Alla domanda "Ascolti ancora qualcosa di metal?" lui mi rispose che non ascoltava più nulla dagli anni 80', anzi, solo musica classica. Cosa ne pensi di una cosa simile? I cambiamenti della scena influenzano anche un musicista come te o pensi di aver comunque mantenuto l'integrità della tua arte nonostante gli anni?
R. L'avevo detto anche ad inizio intervista: per questo disco non ho ascoltato nulla. Per un anno e mezzo abbondante non ho voluto né ascoltare né suonare niente. La maggior parte dell'ispirazione è venuta fuori proprio scremando tutto, rimanendo solo con la mia voglia di scrivere. Si beh, magari le influenze poi escono fuori perché ti arrivano dal passato, ma sono più tue perché non fai un copia-incolla. Al lavoro mi porto sempre l'mp3, anche a me piace la classica, della quale trovi molte influenze nei nostri dischi, soprattutto in questo: in The Dwarrodelf secondo me si sente molto. Comunque i miei generi preferiti restano sempre l'heavy metal e il prog anni 70'. Ultimamente comunque sto ascoltando solo Darkness Shall Prevail perché devo impararmi i pezzi, e poi alla fine è il mio genere di riferimento!
D. Per chiudere volevo chiederti se avete in mente qualche progetto particolare post-album, anche tu in primis come musicista.
R. Contando che ho fatto praticamente tutto da solo per questo disco non so quanto avrebbe senso un album solista! *ridiamo* Ti posso dire che ho molte idee che penso siano molto interessanti e che sono rimaste indietro. Insomma, spero di ricominciare a scrivere più spesso anche con questi riff che ho coltivato nel tempo. Vedremo un po' cosa succederà.
D. Comunque Darkness Shall Prevail mi sembra un ottimo punto di ripartenza dopo questi anni di silenzio.
R. Sicuramente, fermarmi per un po' mi ha fatto bene e sono contento che le persone colgano i risultati. Non dico che ho praticamente un altro disco già pronto ma quasi!
D. Eh, il problema è che si hanno sempre mille idee ma poco tempo! *ridiamo*
R. Esatto, hai colto lo spirito underground!
D. Siamo alla fine Ivano, grazie per questa intervista e speriamo di rivederci presto!
R. Grazie a te, speriamo a un live...
D. In caso facciamo un bel pulmino per il Tolkien Day a Roma! *ridiamo*
R. Ahahah, magari! Grazie mille a te!
D. Ciaoooo!