02/09/2017
Fortunatamente torna il bel tempo ed un bel sole offre relax e calore per riprendersi dalla gelida nottata precedente. Ci si dirige un pochino più tardi al festival e dopo aver assistito agli ultimi minuti del secondo show degli Lo Zoo di Berlino si va diritti al main stage per acquisti selvaggi ai banchetti cd (alcuni parecchio cari bisogna dirlo) in attesa della prima band. Arrivano i tedeschi Deafening Opera sul palco e purtroppo si assiste alla prima delusione vera e propria del festival. Anche per loro dei suoni confusi che non fanno capire molto di quello che accade ma è proprio il sound della band che non convince. Partendo da una base prog metal il gruppo ha cercato di inglobare qualche elemento prog rock più classico ma fallisce in entrambi i fronti. Pur essendo tecnicamente preparati i musicisti non riescono ad impressionare né i metallari né i più colti appassionati di prog non arrivando da nessuna parte annoiando i presenti. Come per i The Tangent/Karmanic (un applauso per i musicisti che sono stati in giro per tutta la durata del festival) sale sul palco un'altra doppia band ossia i Karfagen & Sunchild che vedono in entrambe le formazioni Antony Kalugin mastermind e compositore di una marea di dischi. Lo stile presentando è l’unione del neo-progressive rock dei Sunchild con il symphonic rock dei Karfagen. La compagine ucraina presenta uno show dolce e soffice, etereo e magico con una punta oscura ed anziché puntare sulla tecnica a tutti i costi crea invece atmosfera. Il mood che si crea è quello giusto ed ognuno dei musicisti dà il massimo affinchè i pezzi trasmettano emozioni. Pur non essendo originali e mantenendo una certa linea musicale fissa il concerto è stato ottimo ma il meglio doveva ancora arrivare. Quattro figuri a nome Discipline prendono possesso del palco ed il frontman/tastierista si presenta con un face painting che ricorda qualcosa dei Kiss ma in versione più teatrale. I suoni magicamente (troppo rispetto agli altri gruppi) diventano cristallini e micidiali e la band capitanata da Matthew Parmenter offre la miglior performance dei tre giorni. Oscuri (i riff di chitarra sono una vera e propria mazzata sui denti), teatrali come già detto specie nelle vocals dark del singer, ritmiche potenti ed un approccio al prog rock (che sfocia anche in ambienti quasi metallico/sabbathiani) incisivo e dark. Presenza scenica e padronanza strumentale assolutamente di primo ordine avvolgono il pubblico in in mood plumbeo e malinconico che non lascia scampo. Spettacolari!! Durante il cambio palco scambio due parole con i gentilissimi Karfagen e con gli stessi Discipline, tutti umilissimi e molto cordiali. E si arriva all’ultima band con la difficile impresa di suonare dopo uno show micidiale come quello precedente. Non si capisce cosa accada in zona mixer ma si ritorna a dei suoni indecenti e gli americani Glass Hammer si ritrovano con una chitarra praticamente azzerata ed un sound generale fiacchissimo, un problema davvero fastidioso che avrà il suo apice il giorno dopo ma si andrà con calma. La band finalmente riesce ad uscire dai confini nazionali e presenta per intero l’ultimo album Valkyrie scandito dalle vocals della splendida frontwoman Susie Bogdanowicz (che nel disco è spalleggiata dalle voci di Steve Babb e Fred Schendel). L’album in sé non fa gridare al miracolo ma dal vivo sicuramente rende meglio ma la performance non viene bene come avrebbe dovuto essere. Lo show non decolla mai e si mantiene su coordinate troppo tenui sia a causa dei suoni sia a causa di una musicalità prog/symphonic che necessita di un ambiente più chiuso e piccolo per valorizzare meglio il tutto. In ogni caso il sottoscritto si è goduto comunque lo show fino in fondo apprezzando comunque la prova degli americani. Dopo i saluti di rito con la band e qualche chiacchierata qua e là si rientra alla base in attesa dell’ultima giornata.