Si dice sia difficile fare un lavoro "bene al 100%" in egual misura al "male al 100%".
Pertanto, mi sento di credere che la sera di domenica scorsa all'Alcatraz io abbia potuto assistere ad uno di quei casi vicini all' impossibile, in cui la scala di valutazione avrebbe dovuto toccare la perfezione del 200%.
Sto ovviamente parlando del concerto degli AVANTASIA per la tappa italiana a Milano, tenuta lo scorso 31 marzo.
Un concerto a dir poco strepitoso, durante il quale la guida e la potenza della Metal Opera per eccellenza hanno rapito e trascinato i 3000 accorsi ad acclamare il buon Tobias Sammet e la sua schiera di big.
Sono le 19.00 circa, quando cominciamo ad entrare con un leggero ritardo dovuto ad un ennesimo controllo di sicurezza, e mi ritrovo magicamente fronte palco, un palco completamente oscurato dal velo che ci separerà ancora per poco da quello che posso definire lo spettacolo del 2019. Almeno sinora. Ma sono piuttosto certo che, per il sottoscritto, il podio è stato già bello che assicurato.
L' ora e trentacinque minuti che ci dividono dall'incipit scorrono in fretta, tra le chiacchiere dei molti volti noti che mi circondano, quando echeggia la Sinfonia No.9 di Beethoven, e tutto l'Alcatraz spara un boato di trepidazione: sulla intro della opener "Ghost in the Moon", il velo cade e gli Avantasia risplendono in tutta la loro magnificenza!
Oltre 10 minuti di brano, scelta che per nessun altro potrebbe essere così perfetta, e si capisce che la band è in forma strepitosa, con un Tobias Sammet autore di una performance che non sbava nemmeno a volerlo.
Il pubblico è alle stelle, e più volte il buon Folletto di Fulda lo percepisce, ringraziando e ricordando che questo calore è il motivo per cui Avantasia continuerà a frequentare la capitale Lombarda durante i propri tour.
Si passa a "Starlight" e "Book of Shallow" , sulle note delle quali entra il primo ospite, Ronnie Atkins, che ipnotizza per le sue vocalità così coinvolgenti, e si lancia in un duetto con la new entry Adrienne Cowan, durante il 3° brano, rivelando un cantato graffiato della giovane performer, etichettata dal buon Sammet poco dopo come " la donna dai 20'000 timbri vocali".
Ed ecco partire le note di "The Raven Child", singolo del nuovo "MOONGLOW", durante le quali non si fa attendere uno degli ospiti più rinomati del combo, lo "Striking Viking" Jorn Lande, che con la sua voce meravigliosa, ci trasporta anche sulla mia amata "Lucifer", brano semplicemente perfetto targato "Ghostlights".
Supportati dai potenti cori di Herbie Langhans ( in una condizione a dir poco splendida, rispetto allo scorso tour, forte sulle basse ed IMMENSO sui brani "kiske-iani"), la stessa Adrienne Cowan, e Ina Morgan, gli Avantasia ci lanciano su "Alchemy" ed "Invincible" dove un altro splendido "Geoff Tate" ci regala una esibizione magistrale, ben supportato dalle tastiere di "Michael Rodenberg", vero perno degli arrangiamenti della serata.
E' il momento di "Reach out for the Light", e il pubblico sembra rimpiangere il grande assente, l'onnipotente Michael Kiske, ma ci pensa Oliver Hartmann, chitarrista e compositore da 10 e lode a fugare ogni tristezza, duettando con Tobias sulle parti dedicate alla voce degli Helloween: rimango letteralmente basito sentendo quanto vengano fedelmente riproposte tali sezioni, da un Olli Hartmann che si conferma come il grande talento che ci aspettavamo.
Le battute, su un palco con Sammet, non si sprecano, e gli intermezzi divertenti fanno più spesso capolino, finendo per coinvolgere anche il "rullo compressore" della batteria, Felix Bohnke, nascosto dentro un (cito) acquario per batteristi, il produttore e "genio delle sei corde" Sascha Paeth, ed il bassista André "The Tickler" Neygenfind, ma lo show non cala mai di ritmo, e ci ritroviamo letteralmente travolti da brani come "Dying for an Angel" o la stupenda cover di "Maniac", sulle quali appare un Eric Martin sugli scudi, a far cantare l'indomito pubblico meneghino.
Potremmo chiedere di più? Se non fossimo ad un concerto degli Avantasia direi di no, ma non è il nostro caso, ed ecco Bob Catley apparire dalla stupenda coreografia per avvolgerci con "The Story ain't Over" e Lavender".
Spazio a brani che hanno scritto la storia di questo progetto, quali "The Scarecrow", "Promised Land", "Twisted Mind" e la omonimo "Avantasia", e il locale subisce seri danni da "entusiasmo", ma questo non ferma il genio tedesco e via con "Let the Storm descend upon you" con un Lande da brividi (come sempre), "Master of the Pendulum" (Atkins), "Shelter from the Rain" (Langhans) e "Mystery of a Blood red Rose" (Catley) e la magnifica "Lost in Space".
Dopo un breve stop che permette il siparietto del Encore (del quale NESSUNO era contrariato o sorpreso), si chiude con la paradisiaca "Farewell" ed un medley tra "Sign of the Cross" e " The Seven Angels", sulle quali fanno capolino tutti gli ospiti del tour.
Dopo più di tre ore di spettacolo, gli Avantasia salutano Milano, con la promessa di un ritorno, sottolineando la gratitudine avuta nei confronti del pubblico italiano, come sempre degno di un super progetto come quello ideato dalla mente diabolica di Tobias Sammet.
Concerto Perfetto. Anche se più persone non sarebbero riuscite ad entrare, chi si è perso il "Moonglow World Tour", ha fatto davvero un errore.