L’AMA festival è un evento che si tiene da diversi anni in Veneto e che, nel corso del tempo, si è spostato di paese in paese; l’edizione del 2023 si è tenuta a Romano d’Ezzelino, piccolo Comune in provincia di Vicenza, nei pressi di Bassano del Grappa. Per la prima volta in questo festival, c’è una serata interamente dedicata alla nostra amata musica heavy metal, con un bill che comprende, in ordine d’apparizione, Messa, Katatonia, Lacuna Coil e Megadeth. Quello che subito salta all’occhio di un qualsiasi metallaro è l’eterogeneità dei gruppi coinvolti, molto diversi tra loro; si va dal doom al thrash, passando per il gothic, il che non mi sembra, detta molto sinceramente, una gran trovata. La risposta del pubblico, invece, è stata notevole, dato che l’evento tenutosi domenica 27 agosto 2023 pare sia quello che ha attirato i numeri maggiori tra le varie serate, con diverse migliaia di spettatori (pare fossimo circa 6000 persone). Bisogna dire anche che la location è stata studiata discretamente: il parcheggio (al prezzo equilibrato di 5 euro!) è praticamente attiguo all’area concerti (anche se l’uscita si rivelerà poi un po’ troppo “stretta”), ci sono una marea di panche e tavoli per mangiare, gli stand di cibarie e beveraggi hanno prezzi abbordabili (un primo piatto 7 euro, un panino 5 euro, cinque birre 25 euro, mentre una costa 6 euro) ed, almeno per i beveraggi, sono abbastanza veloci nel servire (pare non fosse così invece per i cibi, viste le lunghe code che c’erano), ci sono poi stand di prodotti vari (magliette, bigiotteria, ecc.) ed i bagni, pur essendo al buio, sono in numero sufficiente. Si poteva fare di meglio? Sicuramente si, magari i controlli all’ingresso potevano essere più tolleranti (pare non facessero entrare nemmeno un panino), magari potevano esserci più casse allo stand delle cibarie (le file erano davvero lunghe), ma in giro per l’Italia ho visto location molto peggiori di questa (e chi se lo scorda il Gods of Metal sull’asfalto bollente del palazzetto di Assago?). Ciò che veramente ha deluso è la presenza del mixer con annesso banco di merchandising ufficiale delle bands, troppo vicino al palco e talmente alto e grande da disturbare fortemente la visione di chi è rimasto indietro, magari a mangiare o bere qualcosa. Infine, particolare non di poco conto per un concerto metal, i volumi erano abbastanza contenuti, forse per la vicina presenza di una casa di riposo per anziani. Con il mio fido compare Claudio, arriviamo al festival che erano circa le 19.30, dopo esserci presi un leggero scroscio d’acqua nel parcheggio; cosa particolare, da quanto sentito in giro, pare sia passato solo un misero quarto d’ora scarso tra l’apertura delle porte e l’inizio dei concerti, penalizzando fortemente chi era in coda che non ha potuto gustarsi degnamente il primo gruppo. Purtroppo, visto il nostro ritardo, abbiamo perso i Messa ed i Katatonia stanno già suonando da un po’. Sinceramente, entrambi siamo lì per i Lacuna Coil ed i Megadeth, così perdiamo un po’ di tempo salutando qualche amico (tra membri di White Skull ed Elvenking, nonché fotografi e colleghi di altre webzine) e bevendo una birra in compagnia, non notando praticamente niente dell’esibizione dei Katatonia. Quando i Lacuna Coil iniziano a suonare si è quasi fatto buio del tutto, ma fortunatamente il meteo risparmia l’evento (scopriremo che ha piovuto tutto attorno a Romano d’Ezzelino e la pioggia ha ripreso a cadere subito dopo la conclusione del concerto!). Ho amato i Lacuna Coil fino a “Comalies” (i primi tre ineguagliabili dischi!), dopo di che non mi hanno più convinto del tutto ed anche questa sera il risultato è stato simile: i pezzi vecchi continuano ad essere i migliori, mentre le tentazioni modern/alternative più recenti non fanno breccia, almeno non nel nostro cuore; persino Andrea Ferro mi sembra più a suo agio con il cantato più “pulito”, rispetto alle harsh vocals che utilizza sul repertorio recente. Per il resto, nulla da dire su una band di caratura internazionale, con buona pace di coloro i quali sostenevano che sarebbe stato meglio invertire i Katatonia con i Lacuna Coil. Cristina Scabbia, come sempre, è meravigliosa ed ha intrattenuto il pubblico rivelando anche le origini venete dei suoi genitori. Il top del concerto lo si tocca con le mitiche “Heaven’s a lie” e “Swamped” (sia pure nelle loro versioni rimodernate e “peggiorate”, pubblicate nell’ultimo album), ma soprattutto con la cover dei Depeche Mode di “Enjoy the silence”. L’esibizione del gruppo italiano è durata circa un’oretta, con se non erro questa scaletta:
Blood, tears, dust
Reckless
Layers of time
Heaven’s a lie XX
Our truth
Now or never
Veneficium
Enjoy the silence (Depeche Mode cover)
Never dawn
Tight rope XX
Swamped XX
Nothing stands in our way
Il tempo di un cambio di palco non così veloce e, con circa 10/15 minuti di ritardo (in cui il pubblico si è dilettato canticchiando canzoni degli Iron Maiden e dei Led Zeppelin che andavano in sottofondo), salgono sul palco gli headliners della serata, i mitici Megadeth! Non ho mai compreso del tutto il motivo per cui la band di Dave Mustaine ha avuto più successo di gente come Testament ed Overkill che da sempre propongono un thrash molto migliore dei loro connazionali, ma tocca farsene una ragione, il music business segue logiche tutte particolari. Con tre maxi-schermi alle spalle che diffondono video ed immagini ricche di colori ed effetti, il quartetto californiano ha deliziato i propri fans sparando a raffica canzoni una dietro l’altra, senza nemmeno il tempo di tirare il fiato e lasciando poco spazio agli scarni discorsi di presentazione di Mustaine (da sempre poco loquace col pubblico, ma che questa volta ha addirittura rivelato di aver acquistato una casa qui in Italia). Naturalmente il mattatore della serata, oltre al leader del gruppo, è stato Kiko Loureiro che ancora una volta (come se ce ne fosse stato mai bisogno) ha dimostrato di essere uno dei più grandi chitarristi viventi, con assoli semplicemente strepitosi. Peccato soltanto che per ben tre volte il volume degli strumenti sia letteralmente scomparso, come se si fosse staccato il cavo di alimentazione. Mega-Dave non ha mai avuto una gran voce e nemmeno stasera si è distinto in tal senso, ma la sua presenza carismatica sul palco basta e avanza! Naturalmente la scaletta, dopo un inizio con brani storici, è stata sbilanciata sul materiale più recente (compresi pezzi dal pessimo “Cryptic writings” e dall’infelice “The world needs a hero”), ma non sono mancati poi nella parte finale i classici del repertorio, fra cui la sempre meravigliosa “A tout le monde” (uno dei pochi brani decenti di “Youthanasia”), in cui è tornata sul palco Cristina Scabbia a duettare con il musicista americano. A concludere ci sono state le meravigliose “Symphony of destruction” e “Peace sells” che hanno dato il colpo finale ad un vecchio thrasher come il sottoscritto. Dopo la prima uscita dal palco, c’è stato spazio solo per un brano supplementare (“Holy wars... The punishment due”), prima dei saluti finali e sinceramente siamo rimasti un po’ con l’amaro in bocca, avendo sperato invano di ascoltare qualcosa dal primo mitico album. Questa, se non erro, la setlist dei Megadeth:
Hangar 18
Wake up dead
In my darkest hour
Sweating bullets
Dread and the fugitive mind
Angry again
We'll be back
Dystopia
Trust
A tout le monde (con Cristina Scabbia)
Tornado of souls
Symphony of destruction
Peace sells
Holy wars... The punishment due
Dopo circa un’ora e mezza di esibizione dei Megadeth, si sono spente le luci e, giusto qualche istante dopo, è ripresa la pioggia. Fortunatamente eravamo appena rientrati in macchina, lasciando l’AMA Festival abbastanza soddisfatti e sperando che, nella prossima edizione, ci possa essere ancora spazio per l’heavy metal, magari ad un volume un po’ più alto e con gruppi non così tanto diversi tra loro…