Parto con una considerazione: ci si lamenta che la scena live in Italia è scarsa e poi quando ci sono concerti come quello di sabato 23 settembre 2023 all’Arci Tom di Mantova ci saranno stati non più di una ventina di spettatori… oserei dire che ci meritiamo questa scarsezza, perché se non ci muoviamo davanti ad un festival di ottime bands italiane, allora l’intera scena è destinata a scomparire, i locali a chiudere, o peggio, a fallire ed i gruppi a continuare ad autoprodursi la loro musica finché avranno soldi da investire, con la speranza di vendere qualche cd a qualche sparuto appassionato! Ci meritiamo l’estinzione! Non è possibile che a vedere gruppi di ottimo valore come Kalah, Nexus Opera e Great Master ci siano nemmeno venti persone! E devo anche fare i complimenti alle tre bands per aver dato prova di grande professionalità e passione regalando uno show eccellente, nonostante davanti a loro ci fossero quattro gatti. Purtroppo, a causa di impegni familiari e di un violento nubifragio che mi ha accompagnato per la prima metà del tragitto per raggiungere Mantova, arrivo all’Arci Tom quando i Kalah sono hanno appena superato la metà della loro esibizione; ero molto curioso di vedere la band bolognese, avendo recensito entusiasticamente tutti i loro lavori. E devo dire di aver trovato un gruppo compatto che si muove bene sul palco e ci sa fare con i propri strumenti; Claudia Gigante poi sa destreggiarsi e cerca di coinvolgere i pochi spettatori che erano davanti a lei. Per quelle tre canzoni che ho visto, il concerto dei Kalah è stato molto piacevole e spero di aver presto occasione di rivederli; dispiace solo per qualche problema sonoro, con la batteria che sovrastava gli altri strumenti (problema che si ripeterà anche per le altre due esibizioni). La scaletta seguita dai Kalah, come comunicatomi dalla band, è stata:
1. Side effects
2. Mantis
3. Crows calling at night
4. This world factory pt. 2 (inedito)
5. Sand
6. Mermaid’s cry
7. Six feet underground
Il tempo di un veloce cambio di strumentazioni, con qualche chiacchiera scambiata con i sempre cordiali Great Master e con il batterista e la cantante dei Kalah, oltre ad uno scambio di saluti con il grande Michele Olmi (batterista e mainman degli Embrace of Souls) ed ecco arrivare il momento dei romani Nexus Opera. Avevo recensito su queste pagine entrambi i loro dischi, concept sulle due guerre mondiali, trovando la loro musica piacevole e ricca d’energia; impressione su cui ho avuto conferme durante questo show. Il cantante Davide Aricò si dimena come un pazzo, cercando anch’egli di coinvolgere quei fortunati che erano presenti e descrivendo il concept dietro ai vari brani, aiutato in questo dalla proiezione dei vari video e lyric video realizzati nel corso degli anni. I due chitarristi si scambiano i vari assoli, mentre il tatuatissimo batterista si dimena come un ossesso, accompagnato dal tranquillissimo bassista. Anche i Nexus Opera hanno regalato uno show di ottima qualità ed adesso non resta che attendere il prossimo album, sperando abbia una produzione migliore dei precedenti; a tal proposito, devo dire, che tutti i pezzi dal vivo rendono molto meglio di quanto non facciano su disco; naturalmente la scaletta è stata incentrata sull’ultimo disco “La guera granda”, con un solo brano estratto dal debut album:
1. Intro/Trenches
2. Strafexpedition
3. Laconia
4. Great call to arms
5. The river
6. The mine
Altro cambio di strumentazione, questa volta un po’ più elaborato per lo spostamento di alcuni pezzi della batteria per permettere a Simone Morettin (batterista degli Elvenking, questa sera ospite dei Great Master) di suonare come meglio gli aggrada ed ecco partire l’intro “Le pharaon” che segna l’inizio dello show. E’ il release party di “Montecristo”, l’album uscito da pochi giorni su Underground Symphony Records e naturalmente la scaletta è stata incentrata principalmente su questo disco. I Great Master sono artisti navigati che suonano per pura passione e divertimento e trasmettono ai pochi presenti una notevole energia e carica positiva. I due chitarristi Jahn Carlini e Manuel Menin si segnalano per assoli di gran gusto (Jahn ha anche suonato la chitarra acustica), con il mitico Massimo David che pulsa con il suo basso come un moto perpetuo; inutile presentare Simone Morettin, ma c’è da dire che il suo drumming energico a momenti finiva per smontare la batteria! Peccato che le tastiere del maestro Giorgio Peccenini fossero un po’ sacrificate nell’impasto sonoro e si siano sentite poco, ma siamo comunque stati in grado di apprezzare ugualmente il suo lavoro. Anche i cori (elemento caratteristico e vincente di “Montecristo”) sono un po’ sacrificati a causa del volume basso dei microfoni dei vari musicisti; in compenso abbiamo potuto apprezzare, come sempre, la prestazione maiuscola del cantante Stefano Sbrignadello, in grado di dare anche una marcia in più ai brani del repertorio più vecchio, quello estratto da “Serenissima” e “Lion & Queen”. Purtroppo, proprio per la scarsezza del numero dei presenti (nel frattempo assottigliatosi ancora di più), la band ha deciso di tagliare i due bis e quindi non abbiamo avuto modo di gustarci le meravigliose “Shine on” e “Long John Silver”; ciò nonostante lo spettacolo è stato fenomenale con picchi, a mio avviso, sulle fantastiche “Rolling down” e “War” (per i pezzi più vecchi) ed indubbiamente sulla meravigliosa “Nest of stone” (da brividi!) e “Your fall will come” (per i pezzi dell’ultimo disco). La scaletta è stata la seguente:
1. Le Pharaon/Back home
2. The left hand joke
3. The merchant
4. Man from the East
5. Traveller of time
6. Rolling down
7. Leave her Johnny
8. Your fall will come
9. Nest of stone
10. Weak point
11. Montecristo
12. War
13. Another story
14. Skull and bones
Terminato il concerto i Great Master si sono mischiati alle poche persone presenti, mi devo scusare con Stefano Sbrignadello per la mia manifestazione di apprezzamento un po’ troppo “vigorosa” (ero alquanto su di giri!) e con Massimo David per non essere riuscito a salutarlo. Siamo andati via dall’Arci Tom pieni d’entusiasmo e di energia (c’era da affrontare un’ora di macchina su strada statale piena di autovelox e serviva essere ben svegli!), consci di aver assistito ad un concerto molto piacevole e ben riuscito, anche se riservato a “pochi intimi”. Ed a questo punto: tanto peggio per chi non c’era!