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25-06-2016 Ancillotti: presentazione del disco “Strike Back” al Tartini 5 Studio di Parma. In evidenza

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C’è un confine che, se valicato, ti porta ad essere più che un appassionato di musica e ti introduce direttamente fra “gli addetti ai lavori”. Ciò avviene quando la distanza tra te e i tuoi beniamini si accorcia talmente da non esistere più. Questo per me è avvenuto quando, parecchi anni fa, ho avuto occasione e piacere di incontrare personalmente i Motorhead al Velvet di Rimini. Il tutto è proseguito anni dopo con le interviste faccia a faccia con Kim MCAuliffe, con le Crucified Barbara e con Ian Haugland degli Europe. Nel campo italiano il nome di Bud Ancillotti è stato presente sin dal 1987 nella mia vita e, quindi, il piacere di essere presente alla presentazione del disco “The Chain Goes On” il 25-01-2014 è stato bissato con soddisfazione il 25-06-2016 in occasione della presentazione agli addetti ai lavori, appunto, del nuovo C.D. “Strike Back”. La presentazione, così come la precedente, si è tenuta al Tartini 5 Studio di Parma in un pomeriggio di molto sole e poche nuvole sparse di contorno. Per chi non lo sapesse il Tartini 5 Studio è situato all’interno del centro musicale polivalente L’Accademia. Entro in anticipo sull’orario previsto per la presentazione (ore16): ho così il tempo per salutare in tutta tranquillità gli Ancillotti (Bud, Bid e Brian) e il fido chitarrista e amico Luciano “Ciano” Toscani. E’ poi la volta dei saluti rivolti a Fausto Tinello, bassista dei Wyvern e coproduttore del C.D.,  e a Lelio Padovani, direttore de L’Accademia. Come la volta scorsa il gruppo ha deciso di offrire un piccolo rinfresco ai convenuti prima della sessione di ascolto ed è così che in una ventina ci si ritrova nello spazio tra la sala conferenze/audizioni e il piccolo studio per quello che il Conte Mascetti in “Amici Miei” definisce un rinforzino. Finita la fase rinfresco è ora di fare sul serio e “lavorare”. Si entra in saletta dove spicca un non meglio precisato oggetto coperto, fra poco vi dirò cosa è, e la parola va al padrone di casa Lelio Padovano. Giusto due cenni sulle attività del centro e poi si inizia con la presentazione vera e propria a cura di Fausto Tinello il quale comincia a raccontare le prime modalità del disco ed è qui che l’oggetto misterioso viene svelato. Si tratta di un cavalletto con l’immagine gigante della copertina disegnata da Dimitar Nikolov. Il significato della copertina e del titolo del disco: “Strike Back” in uscita il 16 settembre 2016 per Pure Steel Records, ve li spiego subito. Il tipo dagli occhi rossi che brandisce un’ascia non è l’aggressore ma l’aggredito che si difende dall’attacco dell’energumeno che giace a terra fra i bidoni dell’immondizia. “Stike Back”, invece, può essere letto sia come una sorta di rivalsa sia come il colpire di nuovo da parte degli Ancillotti. Per la conferenza Il gruppo è schierato di fronte e, a rinforzo, sulla sinistra di chi guarda, è stato chiamato Simone Manuli che, come per il precedente disco, ha curato la ricerca di suoni da inserire nel giusto contesto musicale. Il primo pezzo viene brevemente spiegato nel testo da Bud, cosa che avverrà anche per tutti gli altri brani. Parole contro la società e una musica martellante che parte dopo un breve divertissement anni 40/50 fanno capire subito che “To Hell With You” è una sorta di gemella di “Bang Your Head” vista la somiglianza ritmica tra i brani. “Immortal Idol” riporta alla fine la notizia dell’uccisione di John Lenon e, musicalmente, mostra una chitarra prepotente e preponderante, il che la dice lunga sull’importanza che ha avuto Ciano in veste di coproduzione anche se, come messo in evidenza da Fausto Tinello, in questo disco la coesione del gruppo è stata maggiore che su “The Chain Goes On” così come è stato l’apporto in fase di produzione. Anche “Fight” sembra una stretta parente di “Bang Your Head” dato una sorta di ripetersi del riff primigenio preso alla rovescia. Il solo di Ciano è di quelli a briglia sciolta e la batteria di Brian è come spesso accade negli Ancillotti, terremotante. “Firestarter”, dedicata ad un uomo politico che si diverte ad “innescare” incendi, chi pensa ad un uomo “in verde” non è lontano dalla verità, possiede un riff portante degno dei migliori AC/DC e mantiene una certa linea melodica, almeno fino a quando non sembra ricordare “Strangers In The Night” dei Saxon. In questo caso la voce di Bud mi è sembrata un filo più acuta del solito: ci ricordo che i files non sono quelli definitivi che finiranno sul C.D.e sul disco. “The Beast Is Rising” si scaglia contro l’ascesa dei movimenti razzisti e xenofobi. “When Night Calls”  viene presentata come una nuova “Autostrada Dei Sogni” e parla della convenienza di una ragazza nell’accettare certe cose. Le linee le ha rivendicate direttamente Bud come scrittura e il pezzo, nel suo break, mi ha ricordato “Fight Fire With Fire” dei Pomp/A.O.R. rockers Kansas.  Con “Burn Witch Burn” c’è tempo di nominare Simone Manuli che ha curato l’intro e Eddie, Il fac totum degli Ancillotti, che ha partecipato ai cori. L’impeto di cattiveria del popolo che aspetta di bruciare la strega è palpabile nell’anthem. In questo caso il solo di Ciano mi è sembrato più “ordinato” rispetto ad altre volte; oserei definire un crescendo quello del chitarrista parmigiano visto i risultati ottenuti via via durante la sessione di ascolto. Lo stesso Ciano ha teso a rimarcare come il risultato è stato reso possibile anche grazie alla pedaliera messa a disposizione dalla Dolphin’s Sound di Firenze. “Lonely Road” ha toccato il cuore dei musicisti tanto che un pesante velo di commozione è sceso sui loro volti. Il pezzo inizia con un arpeggio americano stile Bon Jovy/Aerosmith e prosegue col tono di una semi ballad elettrica. Un solo bastardo e sofferto che sembra gridare non voglio lasciarti impreziosisce tecnicamente il tutto. “Life Is For Livin’” parla dell’incomunicabilità dei giovani e sforna dei riffs quadrati di quelli che piacevano tanto al compianto Ronnie James Dio. La voce di Bud mi è sembrata un filo sotto rispetto alla chitarra “tracotante” che sfocia poi in un solo incisivo. Questo pezzo, comunque, lo ritengo tra i migliori dell’intero disco. “Never Too Late” nasce da un’idea di Brian e parla del classico rialzarsi dopo le batoste della vita. Le chitarre portano il ritmo in coppia e il lavoro del basso di Bid è finalmente messo in evidenza. La conclusiva “The Hunter” in origine era stata scelta per aprire il disco. Anche in questo frangente si capisce la continuità tra il pezzo e “Bang Your Head”: Power a doppia cassa che prende la via del ritmo più spezzato e si ripete. L’ascolto degli undici pezzi è completato e non rimane che scambiare due chiacchiere. L’occasione non viene persa grazie anche a Brian che ci fornisce, quasi in privato, qualche notizia in più su James Hogg che ha curato i testi in inglese e che, così sembra, è un uomo appassionato di mille cose e molto certosino quando ricerca del materiale su cui adattare i testi, oltre ad avere uno strano modo di vivere. Non resta che attendere la masterizzazione a cura di Alessandro Del Vecchio e vediamo che effetto farà a voi “Strike Back”. Io dico che è un classico disco Heavy Metal e, ma lo sapete che sono di parte, mi è piaciuto. In chiusura della giornata non è rimasto altro che scambiare alcune piacevoli chiacchiere con altri tre colleghi condividendo impressioni, avventure ed opinioni a dimostrazione che è possibile lasciare a casa tutte le diatribe/invidie, o presunte tali, che spesso circolano nel mondo del Metal italiano, basta volerlo. In fondo, come dico spesso, siamo tutti nella stessa barca e ripicche e lotte avvelenano un mondo nato per unire anziché dividere. Dopo avere salutato gli Ancillotti,Ciano, Fausto e Lelio torno verso casa convinto che un altro gradino di divisione tra i miei beniamini e me è stato ancora una volta superato, e ciò mi ha reso immensamente felice.

Corrado Franceschini

Oltre 50 anni di età e più di 35 anni di ascolti musicali.

Sito web: it-it.facebook.com/people/Corrado-Franceschini/100000158003912
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