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Intervista Bonnie Li

Giovedì, 27 Febbraio 2020 18:40

Si è appena concluso lo show di Bonnie Li al Pomopero (Breganze, Vicenza) e dopo quattro chiacchiere veloci con l'artista sono cominciati i primi problemi in quanto non esisteva una stanza appartata per l'intervista o un camerino. Dato l'enorme chiasso all'interno del locale la situazione tragica (ai limiti del Fantozziano) è stata uscire fuori e sedersi in uno dei tavolini esterni. Faceva davvero molto freddo ed entrambi ci siamo ritrovati congelati e tremolanti ma in qualche modo sereni. L'intervista, o meglio chiacchierata, sarà davvero esilarante tra risate continue e divagazioni come se si fosse vecchi amici. Si parlerà di un po' di tutto. Bonnie si rivela essere umilissima, gentile, simpatica ma soprattutto focalizzata sul suo cammino professionale. Una donna tenace, con i suoi demoni interiori ma piena di vita. Buona lettura!

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AAM: Buonasera Bonnie e benvenuta su Allaroundmetal Webzine. Io sono il redattore che normalmente riceve dischi o proposte sonore più particolari rispetto agli altri più abituati a sonorità classiche. Partiamo subito con una domanda interessante: prova a incuriosire qualcuno che normalmente non ascolta una musica come la tua ad ascoltarti (Bonnie ride allegramente). Come ti descriveresti?

Bonnie: Cosa potrei dire. Io sono un’artista che opera in molte direzioni. Quello che mi piace fare è confondere il mio pubblico ed intrattenerlo allo stesso tempo campionando la mia voce ed usando tre lingue diverse, francese, inglese e cinese. Quando suono dal vivo (come pure nei dischi) mescolo gli stili vocali assieme creando differenti livelli sonori. Creo un’qualcosa nella testa degli ascoltatori che li faccia riflettere o per l’appunto confondere e ci gioco molto su questo. Non so trovare la giusta risposta a questa domanda (risate).

AAM: Una cosa che mi ha colpito della tua musica è il tuo modo di usare la voce come fosse uno strumento. Pochissime cantanti lo fanno puntando più alle manie di protagonista a dire il vero.

Bonnie: (Risate) Intanto grazie. Avvicinarmi alla musica è stato naturale però ho studiato parecchio soprattutto sulla mia voce. Ho frequentato due scuole di musica circa dieci anni fa. Quando ho iniziato avevo già l’idea di fare della musica la mia professione realizzando il mio sogno. Il mio obiettivo era comunque che non sarei stata solo una compositrice ma proprio una cantante/cantautrice. Ero cosciente che il mio corpo sarebbe stato uno strumento. Come si vede nei miei concerti uso il mio corpo in maniera completa, totale usando la mia voce a mio piacimento. E’ per questo che mi muovo molto proprio per sentire molto, avere delle sensazioni, di percepire la mia voce che esce dal mio corpo per poi arrivare ovunque e tornare da me…Anche stavolta credo di aver completamente evitato la domanda principale scusami (risate generali). 

AAM: Noto che curi anche l'aspetto visivo o comunque spettacolare dei tuoi show. Deduco tu sia un'artista molto minuziosa, giusto? 

Bonnie: Mmmmm si certo. Diciamo che molte volte prendo il tutto in maniera molto semplice anche se comunque adoro l’ignoto e giocarci con esso. Molte volte mi piace sperimentare cose nuove con il mio pubblico, cose che magari non ho mai fatto. Cerco di dare un significato a ciò che faccio, anche un’immagine specialmente al giorno d’oggi dove il mondo è totalmente ossessionato dalle cose “finte” o “senza anima” ma che siano sempre visive. Il messaggio attualmente deve essere continuamente dato da un’immagine ("ti prego fermami se mi lascio andare troppo ai discorsi extra", dice Bonnie ridendo). Per fare un esempio, se io posto qualcosa di musicale su facebook avrò un centinaio di likes, se posto una foto invece…Viviamo in un mondo che non capisce più le sensazioni, le emozioni. Quindi cerco di dare un qualcosa di visivo ma allo stesso tempo che faccia riflettere.

AAM: Sei nata in Francia per poi spostarti in Cina per poi tornare in Europa (continuando comunque a visitare posti nuovi). Ciò si riflette molto nel tuo sound. Quanto è importante contaminare la musica con diverse culture? Specie in un periodo storico molto problematico e spesso poco incline al "diverso"? 

Bonnie: Allora, non esattamente. Dopo aver vissuto in Cina ho studiato negli Stati Uniti e poi sono tornata in Francia. Riguardo alla domanda, si…per me è una cosa direi primordiale però attualmente, come giustamente dici, il mondo moderno è spaventato anche dai propri vicini. La gente non è più curiosa anche se ha un accesso illimitato alle informazioni e all’arte grazie a internet. Per molti musicisti è più facile quindi pubblicizzarsi. Di mio posso dire che ho avuto un periodo che mi sentivo molto più asiatica che europea quando ho vissuto in oriente e ciò mi ha fatto capire con il tempo che tutti noi siamo un miscuglio di qualcosa e ciò per me è un messaggio molto importante da condividere.

AAM: Curiosità extra. Li è il tuo cognome vero esatto?

Bonnie: Si si e aggiungo che è il cognome più diffuso in Cina, troverete moltissime persone con questo cognome.

Andando ai tuoi album. Tu ed Elia avete esordito con un EP chiamato "Plane Crash"). E' un duro mix di elettronica, industrial e noise. Ci sono molte cose dentro a mia opinione. Il risultato però è addolcito dalla tua voce. Le canzoni sono tutte molto differenti tra loro trasmettendo emozioni e sensazioni particolari. Non un ascolto facile per un mercato discografico veloce come quello odierno.

Si sicuramente. Ho sempre pensato di fare musica ma mai per compiacere il mercato discografico. La mia carriera prosegue comunque bene, riesco ad andare in tour (Stati Uniti compresi) e a vivere decentemente con la mia musica. Se mi abbassassi alla legge di mercato magari avrei altri risultati…beh fanculo (risate generali), perdonatemi il termine ma se non facciamo quello che desideriamo fare in questa vita non c’è ragione per continuare. Tutti dobbiamo combattere, come tu che hai fatto strada per incontrarmi e scrivere di musica o anche le radio pirata. A tal proposito durante il mio tour in Italia diverse volte ho acceso la radio e “Mamma Mia, “Ullalà” (risate generali) è stata una catastrofe per la qualità della musica proposta. In Francia diciamo: “E’ meglio amarlo ed allo stesso tempo piangerci sopra”. Mi sa che sono completamente andata fuori strada nuovamente rispetto alla domanda.

AAM: L'anno scorso, se non erro, è uscito il vostro debutto Wo Men. Ho notato una decisa evoluzione. La musica si è fatta più introspettiva, noir, forse più erotica e meno stordente. Vi siete posti degli obiettivi nella composizione?

Bonnie: Non completamente. Per me “Wo Men” è stato un album molto difficile. E’ stato appunto un periodo “noir” nella mia vita. E’ stata la prima volta che mi sentivo completamente persa. Io di mio sono una persona felice ed ambiziosa, amo la vita, amo mangiare, cucinare…però a quei tempi non stavo bene, era come se sprofondassi però volevo fare comunque un album. Ho poi firmato con un’etichetta discografica ed ho ottenuto un contratto. Decisi di provare cose differenti. Credo che la cosa più difficile non sia stata lo scrivere i testi delle canzoni ma di arrangiarle. Difatti questo disco è stato come una terapia. Ho vomitato fuori tutto quello che mi faceva star male ridandomi indietro la vera me stessa. E’ stato complicato espellere il mostro che avevo dentro però il risultato sono state canzoni passionali differenti una dall’altra. Dal vivo poi rendono forse meglio ma la cosa curiosa, dal mio punto di vista, è che trovo sempre diversi modi di trovare me stessa nei brani interpretandoli magari in maniere differenti. Probabilmente è una cosa difficile da capire e spiegare…ti auguro buona fortuna nel farlo capire ai lettori (risate generali).

AAM: Mi ha incuriosito il video del pezzo "I Want You to Die". Sembra quasi una presa in giro verso il pubblico che spesso ignora gli artisti rimanendo impassibile (come stasera, partono poi ovviamente le risate). Il tutto con uno stile alla David Lynch mescolato con Jim Jarmusch. Raccontaci delle idee di questo video. 

Bonnie: Intanto grazie del complimento. L’idea è partita da Kiril Bikov, un mio caro amico bulgaro che si è occupato anche dell’artwork di “Wo Men”. Lui ha una particolarità, non è esattamente daltonico, vede in bianco e nero ma non totalmente (non ricordo esattamente la definizione di questa cosa e Kiril me lo ha detto pure molte volte, ti prego taglia questa parte, risate generali). Ci conosciamo da molti anni e gli voglio un gran bene. Lui ascoltò la canzone e la amò fin da subito e mi disse di pensare a qualcosa di semplice per il video. Diciamo che la canzone parla da sola. Io mi sono immaginata come una diva musicale con questo pubblico tra l’aggressivo e il passivo. Gli proposi le mie idee ma non ero convinta di ciò ma lui ne fu entusiasta così ci dicemmo “Ok facciamolo!”. Adoro la sua poesia, il suo modo di fare cinema, la sua sensibilità. Consiglio a tutti di dare uno sguardo alle sue opere. Ci sono tante cose nel video come hai giustamente detto ed invito tutti a coglierle.

AAM: La titletrack del tuo album "Wo Men" è bella tosta, dura. Una sorta di rivalsa femminile contro un mondo ancora troppo maschilista? E’ una traccia decisamente heavy, molto dura secondo me.

Bonnie: Mmmm, sì e no. E’ sicuramente una canzone tosta. E’ la traccia dove ho mescolato di più differenti lingue. E’ confusa perché non si riesce a capire chiaramente cosa si dice nel brano. E’ una scelta personale voluta. Ad esempio nel brano c’è una parte in francese che parla della parola “femmina”. Se si va a guardare nel dizionario la definizione dice prettamente “donna”. Se invece si va a cercare la parola uomo si trova qualcosa come pagine e pagine descrittive di cosa sia l’uomo mentre la donna è vista come un’essere che deve crescere un bambino (a quanto pare noi donne siamo qui per questo solamente, risate). Ho voluto quindi marcare questo concetto. Sicuramente è un’affermazione femminista ma non voglio essere volgare o contro il maschio in tutto e per tutto. Sono una persona bilanciata riguardo alla dicotomia uomo/donna ma dall’altro lato a volte tendo a…forse è meglio non andare oltre al discorso (ovviamente la sprono a finire la questione e partono altre risate). Diciamo che nei miei show spesso tendo ad essere espansiva come se volessi stuzzicare, aggredire per vedere le reazioni e suonando in giro noto che gli uomini si sentono intimiditi da una donna che si dimostra forte e decisa e questa cosa mi fa sentire potente. Ma sia chiaro, io non sono contro di te o contro gli altri uomini ma sono al vostro fianco. Questa canzone parla di questo. In mandarino poi ‘wǒ’ significa io/me stesso, ‘wǒ men’ si traduce in ‘noi; togliendo lo spazio tra le due parole si ottiene ‘women’. Ho voluto sottolineare anche questo gioco di parole.

AAM: Ho notato che in molte canzoni le prime parole dei testi sono le medesime dei titoli. E' una cosa voluta o magari non ci hai mai fatto caso?

Bonnie: Oh wow (risate) no non ci avevo mai fatto caso! Grazie per avermelo fatto notare. Sto ridendo come un’idiota ahhahahaha.

AAM: Il mercato musicale è sempre in evoluzione come pure i concerti. Avendo viaggiato molto come vedi la situazione attuale e quella futura?

Bonnie: Non voglio essere pessimista ma credo che la situazione sia drammatica. Non so. Spero ci sia una sorta di rinascita, qualitativamente parlando anche. Ora pare tutto senza anima, freddo. Credo che comunque la catastrofe in questo continente non sia così pesante se paragonata ad esempio agli Stati Uniti dove il mercato musicale lì sta arrivando a dei limiti osceni. E’ un problema che parte molto dalle radio e pure nella stessa Svezia (dove c'è anche la mia etichetta discografica) il problema è marcato. Se si pensa però anche a nomi nati negli anni 90’ come Portishead, Massive Attack, Bjork, Pj Harvey si trovano artisti incredibili. Quelle vibrazioni ci sono ancora oggi ma bisognerebbe pensare meno agli artisti colmi di auto-tune e focalizzarsi di più sulla sostanza.

AAM: Un evento speciale che ti ha fatto capire che saresti diventata una musicista? Oppure un disco che ti ha segnato particolarmente se preferisci. C'è poi qualche artista speciale con cui vorresti collaborare?

Bonnie: (Partono subito le risate). Diciamo che da piccola (anche se non così tanto piccola) ero appassionata di Billie Holiday. Però furono i Portishead che cambiarono totalmente la mia vita e poi Bjork, Tim Buckley, cantautori passionali che ti lasciavano senza fiato o ti distruggevano dentro. Dicevo ai miei genitori che volevo essere come loro ottenendo risposte come “Ma sei davvero sicura?” (altre risate). Devi essere egoista e in qualche modo pazzo per arrivare dove vuoi. C’è un prezzo da pagare per ottenere quello che si vuole.

Non so se c’è un ‘artista particolare con cui vorrei collaborare. Ad essere sincera non seguo particolarmente gli artisti e nemmeno le nuove uscite e spesso faccio figuracce (risate). Di recente ho collaborato con una band fantastica molto rock’n’roll chiamata Clinic Rodeo o anche Tolliver un’artista electro r&b davvero interessante e pazzo. Se devo comunque scegliere direi Pj Harvey!

AAM: Domanda extra. Un film che ti ha cambiato la vita?

Bonnie: Requiem For a Dream! Lo vidi assieme a mia sorella la prima volta. Poi apprezzo molto il regista Cédric Klapisch ma ne adoro tantissimi altri.

AAM: Qualche progetto attualmente in lavorazione?

Bonnie: Si. Tornerò a Berlino alla fine del tour per riposare e abbracciare i miei cani. Al momento i progetti più vicini del futuro sono questi ahahhaha. Poi mi dovrò preparare per il tour americano che mi vedrà anche in alcuni festival (uno di questi è l’SXSW un Festival multimediale tra film e musica). Poi ci sono diverse pubblicazioni che vorrei fare tra singoli, videoclip ed un altro album. 

AAM: Intervista finita! Ti ringrazio nuovamente per la disponibilità e ti auguro tanti auguri per le rimanenti date del tour italiano. Lascio a te l’ultima parola se magari vuoi ricordare anche le tue prossime date live!

Bonnie: Domani suonerò a Bologna, poi avrò un dayoff e poi Seregno vicino Milano. Vi ringrazio tutti, SUPER!!!

Pubblicato in Interviste

Non si smette mai di dirlo ma i recensori hanno vita difficile. Nel caso del sottoscritto la settimana è stata dura. Tre concerti in tre sere, di cui una a Milano, con in mezzo ovviamente il lavoro che dona quella stanchezza in più tanto da non farsi mancare nulla. Si finisce di lavorare decisamente tardi e la strada per raggiungere il Pomopero (in provincia di Vicenza) è abbastanza lunga. Arrivo al locale in tempo per cenare e mentre sto per entrare incontro l’artista che si esibirà poco dopo con cui scambio piacevolmente due chiacchiere.

Il locale è una sorta di mix tra eleganza (forse troppa) e voglia di condividere la cultura, cosa non da poco di questi tempi. Non ci si aspettava di trovare un buon numero di persone di giovedì sera segno che il posto ha una buona affluenza. Il piccolo palco è già allestito con tutta la strumentazione. Ho giusto il tempo di mangiare un boccone che il concerto inizia fortunatamente in orario.

Mrs. Bonnie Li si presenta quindi sul palco in maniera molto elegante con giacca bianca e pantaloni bianchi quasi a voler esprimere un certo candore. La musicista (residente ora a Berlino) iniziò il suo viaggio nel 2009 e nel corso degli anni ha girato il mondo sia in solo che con il musicista Elia con cui compose il primo EP “Plane Crash”. Bonnie non si spaventa e si espone ai freddi presenti a testa alta e convinta di ciò che fa avvalendosi di un nutrito armamentario sonoro tra synth, tastiere, megafono, fruste elettriche e tante altre diavolerie elettroniche. Si avvale di ogni cosa per esprimere la sua musica usando la voce in maniera particolare, come fosse uno strumento ed in più muovendosi spesso sinuosamente, danzando, recitando in maniera quasi poetica. Ha uno stile molto francese nelle movenze ed imprime erotismo nel cantato integrandolo anche a culture asiatiche combinando il tutto con uno stile sonoro che può ricordare la scena electro tedesca.

Il suo modo di fare musica elettronica trova diverse forme espressive inglobando a sé il noise, il pop, l’industrial e il trip-hop. Rispetto alle prove su disco le canzoni in veste live (prese per la maggiore dal disco "Wo Men") mutano, si evolvono in forme diverse, a volte meno irruente, a volte più sperimentali dove Bonnie si diverte a smontarle e farne ciò che vuole. Il pubblico purtroppo è impreparato, confuso ed in più di un’occasione parla a voce alta dimostrando maleducazione oppure ignorando cosa sta succedendo on stage. I volumi particolarmente bassi non aiutano molto ad assaporare le mille sfumature della musica di Bonnie e ciò dispiace. La giovane musicista non si fa comunque intimidire e porta avanti il suo show svestendosi e rimanendo in top fregandosene di tutto e tutti da vera professionista. Il concerto è purtroppo molto breve e si conclude con Shout dei Tears for Fears.

Il concerto arriva all’epilogo con applausi poco spontanei e come spesso accade quasi nessuno si ferma a fare due parole con l’artista tranne il sottoscritto che la intervisterà (si clicchi qui per leggere l’intervista). 

Non è molto tardi ma a malincuore devo salutare Bonnie che mi abbraccia calorosamente con la speranza di rivedersi presto per un concerto più sostanzioso.

Pubblicato in Live Report

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