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Anthony Weird

Anthony Weird

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Epica, il doppio, pazzesco live, per i vent'anni di carriera!

Mercoledì, 07 Settembre 2022 14:48 Pubblicato in Live Report

Quand’è che una band diventa storica? Nel caso degli Epica, si parlava di “giganti” del symphonic mondiale, già ben più di dieci anni fa, quando la band realizzò quell’evento enorme, un live di oltre tre ore da cui fu tratto un DVD amatissimo dai fan, alla fine del quale Mark Jansen dice “ed ora avanti per altri dieci anni!”; ma ora che quella seconda decade è passata, dov’è finita quella band? Bhè quella band è sempre qui, viva e vegeta, cresciuta, evoluta, una band pazzesca che ha saputo non solo cogliere al volo e plasmare ciò che era il metal al femminile che si stava formando proprio in quegli anni ma, ha portato ad un livello superiore tutto ciò che riguarda il symphonic metal, scostandolo dagli stereotipi e cliché che (ahimé), inevitabilmente il genere porta con sé. Gli Epica, in vent’anni di carriera, hanno dimostrato che aggiungere orchestrazioni ed avere una front-woman con un bel viso, non rendono la tua proposta musicale “meno degna, meno valida o per forza commerciale”, ma anzi, gli olandesi hanno dimostrato che il metal è un genere meraviglioso, dalla versatilità immensa, che regala emozioni ed arte in ogni proposta, purché venga amato e rispettato.

Ed eccoci qui quindi, vent’anni dopo da quel “The Phantom Agony” che fece innamorare migliaia di fan in tutto il mondo, per un doppio live che segna un evento unico, una pietra miliare per la storia di un pezzo del metal stesso. Dico doppio live, perché la prima vera chicca che ci si para davanti, è la scritta “Sahara Dust” sul palco. Per chi non lo sapesse, il primo nome degli Epica fu proprio Sahara Dust, avevano una manciata di canzoni, una bella cantante bionda e tanta voglia di fare. Fu così che con un piccolo (ma cruciale) demo in tasca, finirono a suonare a quel famoso auditorium, lo “013” di Tilburg, per il loro primo live serio, in supporto agli Amorphis. Poi successe qualcosa, la cantante bionda, tale “Helena Iren Michaelsen”, decide di abbandonare il progetto per motivi personali e la band si ritrova senza la principale vocalist. Subentra quindi, quasi in automatico, una ragazzina dal viso angelico, fidanzatina del chitarrista, bella da lasciare senza fiato, con dei capelli rosso fuoco e gli occhi di ghiaccio, ma che aveva appena diciassette anni e prendeva da poco lezioni di canto, perché amava i Nightwish e voleva “cantare come Tarja”. In un modo o nell’altro, riescono a fare qualche altro pezzo, le serate nei dintorni iniziano ad aumentare, si riempiono sempre di più, una ospitata qui, una intervista per la radio lì, finché non finiscono a suonare su un palco importante, cioè quello dello “013” e nel frattempo, si registra in studio; proprio mentre i Kamelot pubblicano l’album “Epica” e quindi i “Sahara Dust” decidono di cambiare nome, per omaggiarlo.

Un demo di “The Phantom Agony” finisce nelle mani della “Transmission Records” ed ecco che nel 2003, finalmente tutto è compiuto e sono nati ufficialmente gli “Epica”. Oggi, dopo vent’anni da allora, i Sahara Dust si sono riuniti sullo stesso palco che li ha lanciati, “essendo molto felici e fieri di aprire agli Epica”, come dice Simone sghignazzando durante il live.

I “Sahara Dust” suonano per più di quaranta minuti, riproponendo i brani degli inizi, quelli che venivano ancora firmati con quel moniker e riscaldando per bene il pubblico, anche per la mise di Simone Simons, che devo dire, non lascia indifferenti!

Come da tradizione per la band, si parte con una intro strumentale, in questo caso “Adyta”, il preludio di “The Phantom Agony” (non poteva essere altrimenti), per poi spaccare immediatamente alla grande con “Sensorium”, uno dei brani più amati di sempre. Spiccano tra gli altri “Seif al din” e “Feint”, che non venivano suonati dal vivo da secoli e la semi-sconosciuta “Follow in the cry”, cover degli After Forever e mai suonata prima d’ora, sotto il nome “Epica”.

Finito il tempo della band “d’apertura”, i musicisti si ritirano per fare spazio alla band vera, quella che festeggia vent’anni di carriera.

Si parte con “The Score”, brano strumentale tratto dall’album di colonne sonore “The Score - An Epic Journey”, che la band ha realizzato per il film “Joyride”, per poi partire in quarta con “Cry for the moon”, un altro dei cavalli di battaglia storici degli olandesi.

Non pochi sono i momenti goduriosi a livello visivo, come i numerosi cambi d’abito di Simone e una “The Skeleton Key”, cantata in live con un coro di bambini, tutti sorridenti e visibilmente eccitati, che subito dopo il brano si lanciano in saluti e baci al pubblico. Colpisce inoltre, quella inedita “Final Lullaby”, in collaborazione con il sassofonista, jazzista norvegese “Jørgen Munkeby” che, nel giorno del suo compleanno (tra l’altro), si rivela essere uno dei numerosi tasselli che comporranno il puzzle di quel “progetto segreto” a cui gli Epica starebbero lavorando già da tempo e che riveleranno solo nel 2023.

Il metal è sempre gentile con gli Epica, tra bambini tenerissimi, una “Rivers”, cantata “a cappella” da Simone, accompagnata da un coro di professionisti e le (ormai consuete) ballerine aeree, il concerto si rivela essere ben oltre che un semplice live della band del cuore.

Comunque, sarà per il caldo, sarà per la stanchezza (otre tre ore di musica non sono uno scherzo), ma sono tutti visibilmente provati, tanto che Simone stessa, dice che se fanno ancora un altro pezzo, le troveranno svenuta lì sul palco ma, nonostante tutto, partono le note della solita “Consign to Oblivion”, un brano di oltre dieci minuti, senza un minimo di respiro, tanto per chiudere in bellezza.

Un evento straordinario quindi che vale ogni centesimo per celebrare una delle band più grandi del panorama metal e non solo attuale, che ha saputo evolversi, migliorarsi, cambiare eppure restare sempre fedele a se stessa e alla proposta musicale portata, riuscendo sempre a far innamorare i fan, senza mai un passo falso, un momento di noia, di pausa, ma, anzi, con una produzione instancabile di album, Ep, speciali di ogni tipo e live in giro per il mondo ed ora, per riprendere le parole di Mark Jansen: “Avanti, per altri vent’anni!”

 

FORMAZIONE:

Simone Simons: Voce

Mark Jansen: Chitarre e Grunt

Coen Janssen: Synth, pianoforte e orchestrazioni

Isaac Delahaye: Chitarre

Rob van der Loo: Basso

Ariën van Weesenbeek: Batteria, percussioni e Growl

 

SETLIST

Prima parte come "Sahara Dust"

1. Adyta (The Neverending Embrace ~ Prelude)

2. Sensorium

3. Illusive Consensus

4. Seif al Din

5. Feint - Solo Isaac

6. Follow in the cry (The Embrace That Smothers, Part II) - (After Forever Cover)

7. The Phantom Agony (con Yves Huts)

Seconda parte come "Epica"

8. The Score

9. Cry for the moon

10. The Essence of Silence

11. Storm the Sorrow

12. Unchain Utopia

13. The Skeleton Key (con il "Children Choir")

14. Kingdom of Heaven (A New Age Dawns, Part V)

15. Kingdom of Heaven Part III - The Antediluvian Universe

16. Rivers (A Capella con coro)

17. Once Upon a Nightmare

18. Final Lullaby (con Jørgen Munkeby)

19. In All Conscience

20. Code of Life

21. Omega – Sovereign of the Sun Spheres

Encore:

22. Sancta Terra

23. Beyond the Matrix

24. Consign to Oblivion

Innanzitutto grazie a Wildness Perversion per la disponibilità e gli diamo il benvenuto sulle pagine di Allaroundmetal.com!!

 

AAM: Prima cosa che mi preme chiedere:

Quanto ha influito la pandemia sulla composizione del nuovo album?

WP: Tutto è nato per caso, non avevamo in mente di fare un mini album, non volevamo fare passare troppo tempo tra Spiritual Independence ed il nuovo full-album, con la pandemia si rischiava di andare veramente troppo in là, avevamo queste tracce pronte da registrare e ci è sembrato il giusto compromesso per buttare fuori qualcosa e anche per partire con questo nuovo deal con Peaceville.

 

AAM: Com'è stato lavorare con le restrizioni?

WP: Tutto a distanza e, una volta concluse le parti principali, dopo aver arrangiato le canzoni, abbiamo organizzato diverse prove e poi lo studio di registrazione per finire il lavoro. Dal punto di vista concerti invece, come tutti, siamo fermi dal marzo 2020.

 

AAM: Di cosa parla il nuovo album? È un concept?

WP: Dei cinque brani di questo mini album solo ‘In A Candle Flame’ e ‘All In One Night’ sono brani collegati fra loro e questa è la sintesi che li accomuna: lungo i secoli la decadenza di Dio è la caduta della religione, preti pedofili, l’intera cornice dell’illusione della chiesa cattolica che continuamente dice bugie e difende quest’orgia di religione, il paradiso ormai è un posto deserto. L’illusione della storia vede cadere Dio, un urlo liberatorio e il sabba dei preti che nel loro rituale malvagio approfittano di bambini e fanno festa, tutto alla luce di una candela in una semplice notte nei sotterranei di una chiesa.

 

AAM: Cosa è cambiato dagli albori della band ad oggi?

WP: Per noi non è cambiato molto rispetto a prima, abbiamo sempre fatto quello che ci piaceva senza scendere a compromessi, ci sono state delle etichette che ci hanno proposto di cambiare e ci volevano plasmare, ma noi gli abbiamo semplicemente mandati a fare in culo, continuando sulla nostra strada. La coerenza ed il rispetto per quello che fai alla fine paga sempre e la gente questo lo percepisce e lo capisci quando suoni live nel mondo e ti confronti con fans del tutto diversi tra loro, ma che amano la tua musica, non credo esista esito migliore di questo.

 

AAM: Secondo te, in che direzione sta andando la scena metal attualmente? 

WP: Fa il suo corso come sempre è stato, forse in questi ultimi anni i nuovi ascoltatori metal hanno leggermente deviato le loro orecchie verso ramificazioni del genere diciamo più commerciali, gruppi tipo Ghost (che, tra le altre cose, ci citano come loro ispiratori insieme a Death SS ed altri) hanno avuto la capacità di accorpare seguaci del metal classico e quelli del metal estremo, hanno inoltre diversi consensi anche da band famose più di loro, una di queste i Metallica che sono innamorati dei Ghost. Questa sicuramente determina un ammorbidimento e comunque bravi loro che ci sono riusciti, è comunque una grossa impresa.

 

AAM: Parlaci della copertina, chi l'ha disegnata? Che rapporto c'è tra l'immagine presentata e la musica proposta?

WP: La creazione della copertina nasce dalla nostra collaborazione con Chris della Misanthropic Art che, da qualche anno a questa parte, collabora con la band per diverse grafiche. Dopo aver raccontato cosa ci serviva, ha subito messo in pratica la sua grande abilità con alcune bozze che poi sono state cesellate per includere al suo interno tutti i punti che meglio rispecchiavano il significato che volevamo ottenere. La struttura portante sono le colonne, spazio sacro dove si  realizza la congiunzione dei tre punti: Saggezza - Vibrazione - Pentimento. Il simbolismo universale del Triangolo è la manifestazione del ritorno all'unità primordiale. L’effige del cranio umano accompagna la nostra evoluzione spirituale, le ali di pipistrello rappresentano i demoni, le ali degli abitanti dell'inferno. Il serpente in armonia con la sua vibrazione energetica è intorno ai tre punti e dall’oscurità riemerge verso la luce, ed infine la luna, regina della notte pervasa da magia e mistero, è simbolo d'introspezione, di raccoglimento e poi di successivo rinnovamento.

 

AAM: Ti manca suonare live? Avete già avuto delle date recentemente o ne avete in programma?

WP: Presto torneremo sul palco, come in occasione della ”Easter Disaster Fest” di Paderno Dugnano il 17 aprile e della “The Tower Fest” di Vicenza il 23 aprile. Abbiamo una scaletta di brani molto interessante, ne suoneremo un paio del nuovo mini album, abbiamo selezionato altri brani presi da tutti gli album, i cavalli di battaglia che tutti vogliono sentire. Ogni volta non riusciamo mai ad accontentare tutti i nostri seguaci, abbiamo circa 100 canzoni e non si possono suonare tutte, cerchiamo di non fare troppe parole durante il concerto e tendiamo a riempire il tempo a nostra disposizione con una canzone in più al contrario di quelle band che non avendo canzoni a sufficienza tendono a parlare tra una canzone e l’altra. Siamo sicuri che questa scaletta possa andare bene per chi è a digiuno del Drappo da ben 2 anni.

 

AAM: Come si è evoluta la vostra musica, il vostro modo soprattutto di crearla?

WP: Di solito i nostri brani nascono molto spontaneamente senza forzature di nessun genere, quasi sempre partono da una mia proposta e anche qualche altro componente della band si adopera a presentare qualche brano, in seguito tutta la band contribuisce alla stesura dei brani e gli arrangiamenti. Ormai sono 12 anni che collaboro con tre fedelissimi al Drappo, mentre invece il batterista è l’ultimo arrivato e si sta inserendo e adattando ai nostri ritmi e metodi di lavoro.

 

AAM: Con chi ti piacerebbe dividere il palco a questo punto della tua carriera?

WP: Abbiamo già avuto molte occasioni di suonare con diverse band con cui siamo stati veramente bene, mentre con altri è stato difficile ed impossibile sopportarsi, lo scopo di andare in sede live è sempre quello di portare a casa il proprio spettacolo, quindi poco importa che rapporto si ha con le altre band che solitamente incroci dietro le quinte e poi ognuno nel suo camerino. Attualmente, proprio perché l’esperienza ci ha forgiato, ci interessa suonare con tutti quelli che non rompono i coglioni e se ne stanno tranquilli, non ci sono mai interessati i party, le feste o tutto quello che molti hanno bisogno di fare prima di salire sul palco. Per dare il massimo a chi ha comprato un biglietto per venire a vederti si deve essere concentrati, lucidi e seri in quello che si fa e che porti avanti, proprio per offrire il meglio,perché questo è quello che si meritano.

 

AAM: Raccontaci dei vostri progetti futuri

WP: Il lavoro in questi ultimi due anni di stop ha dato vita a 11 nuove canzoni che andranno sul prossimo nuovo full-album che uscirà sempre per Peaceville, le stiamo già preproducendo presso i TMH studios di Alessandria, alcune persone che hanno sentito qualche brano dicono che questo potrebbe essere il seguito del nostro Secret Sudaria. In realtà potevamo registrarli già alla fine del 2020, ma abbiamo preferito fare uscire il mini-album perchè sarebbe stato un danno uscire con un full-album durante questa emergenza e non poterlo supportare in sede live. Vediamo come procederà l’Italia nei prossimi mesi e, se tutto andrà meglio, decideremo se buttarlo fuori entro il 2023 o se anticipare.

 

AAM: Concludiamo, come consuetudine, con uno spazio a tua disposizione per un saluto di Wildness Perversion e dei Mortuary Drape ai lettori di allaroundmetal.com ed ai vostri fans.

WP: Provate ad ascoltare questo mini album, questo è solo una piccola anticipazione di quello che sarà il nostro prossimo full album. Vi aspettiamo ai nostri prossimi concerti, abbiamo bisogno di tornare alla normalità, tornare a respirare musica insieme ai colleghi musicisti e al nostro pubblico. Vi aspettiamo sotto al palco. M13D

La stampa è un mezzo potente. Lo sappiamo tutti e come tutte le cose potenti, è molto, molto pericoloso darla in mano a chi non è capace di controllarla, perché come ci insegna il buon Spiderman “Da un grande potere, derivano grandi responsabilità”, ed anche il rischio di fare, o di dire, come in questo caso, grandissime stronzate.  Quando si parla di qualcosa che non si conosce soprattutto, si rischia non solo di fare una grandissima figura di merda e questa, ben venga, perché è così che si combatte chi ha la bocca inversamente proporzionale alle dimensioni del cervello, ma soprattutto, si rischia di fare dei grossi danni ad altri e questo non si deve permettere che avvenga. Mi riferisco alla inutile, ridicola, stupida e vergognosa polemica che si è abbattuta sull’Agglutination Metal Fest negli ultimi giorni, in particolare sulla vicenda che vede coinvolti (eh, si, dopo quarant’anni di carriera…) i Death SS. “Satanismo”; “E’ stato commesso uno scempio”; ”Il popolo lucano non merita questo” ma soprattutto “Sacrifici di animali” e “Tombe profanate”, fin qui, ci sarebbe da ridere e mandare a cagare, se non fosse, che l’Agglutination è il più grande festival di Heavy Metal del sud Italia, che è il più longevo di tutto il nostro Paese e che è sempre una grande festa ogni anno. I Death SS sono una band molto scenica e teatrale, che si rifà spesso al teatro nero e agli spettacoli di inizio ‘900 del “Grand Guignol”, un particolare tipo di opere teatrali, caratterizzate da un gusto molto macabro e violento. Opere Teatrali, scena, finzione, ARTE, che evidentemente chi ha rivolto queste accuse alla band, non conosce e non riesce a comprendere, ma, da che mondo è mondo, l’arte deve essere irriverente, per smuovere le coscienze e portare la gente a pensare…prima di scrivere cazzate! Mi sono sempre chiesto perché un libro horror, è comunque una grande opera, un romanzo gotico, cultura; perché un film horror, è una “cosa da ragazzini”, per spaventare le compagne di classe per poi tranquillizzarle a colpi di baci e carezze; ma una canzone metal no, quella non può essere che satanismo e quindi prete, parrocchia, indagini, sacrifici umani, esorcismi! Siete davvero ridicoli, seppur interessanti. Interessante è come non capite che come esiste un film horror, così esiste anche un libro horror ed allo stesso modo esiste anche la musica dell’orrore! Nessuno si sognerebbe di dare del satanista al regista de “L’Esorcista” oppure a Dario Argento e, tenetevi forte : I Death SS fanno musica dell’orrore !! Pazzesco vero? Eh già, ma è così, mettetevi l’anima in pace, l’horror metal è stato proprio creato dalla band toscana negli anni ’70, figlio di quello shock rock che ha reso celebri Alice Cooper, Kiss, Mercyful Fate e King Diamond, lo stesso Marilyn Manson e molti altri grandi artisti che, oggi, all’inizio della seconda metà del 2018, si devono sentir dire le stesse cazzate di quarant’anni fa. Ma che parliamo a fare? Vorrei soffermarmi soprattutto sulla grandissima, enorme cazzata dei presunti “Sacrifici animali”, compiuti dalla band stessa: Steve Silvester (fondatore e cantante dei Death SS), è vegano, VEGANO, gestisce un ristorante a Firenze, il cui menù è totalmente vegano ed inoltre, è in prima persona impegnato nel difendere i diritti degli animali, aiutando i canili, i rifugi per animali, le colonie feline e via dicendo, una persona straordinaria, di una sensibilità e passione unica, che si deve sentir dire che uccide animali, per scopi occulti e satanici. Un’accusa ridicola e vergognosa, che copre di infamia unicamente chi l’ha mossa e chi gli dà retta. Una persona tra l’altro molto famosa, spesso invitata a partecipare ad eventi sulla RAI e che ha recitato nei panni di se stesso, anche in una fiction! La cosa buffa, è che alla fine dello show, Gerardo Cafaro (da sempre organizzatore e patron dell’Agglutination), è salito sul palco per salutare il pubblico dicendo “Ringrazio Dio che sia andato tutto bene, ho pregato tanto e il Signore ci ha concesso anche quest’anno la nostra festa!” e tutti, tutti nel pubblico, hanno applaudito e ringraziato. Io ero presente, al contrario di chi ha attaccato l’evento, che si sono informati “con articoli e video”, articoli di chi ne sapeva anche meno di loro e gli unici video del concerto che ho trovato, sono su youtube ripresi dal pubblico con i cellulari, che a causa delle luci e del movimento, al massimo si riconoscono le sagome, come si può sperare di informarsi guardando materiale del genere? Non voglio entrare poi nella vicenda politica, perché come sempre in Italia, quando accade qualcosa è sempre per motivi politici, perché quando non si può battere qualcuno alle urne, è meglio screditarlo il più possibile stando all’opposizione, gufando per una fine di mandato anticipata. Quello che mi chiedo, è cosa ci fa in politica, gente a cui non frega niente della propria terra. Queste persone non sono qui per fare del bene all’Italia, al territorio lucano o alla città di Chiaromonte, ma evidentemente solo per screditare, infangare e coltivare interessi personali. Vado ogni anno a Chiaromonte, ho amici che vivono ed abitano lì, so quanto può essere isolato e deserto, soprattutto in inverno, ma conosco anche il cuore e la cordialità dei residenti, che sempre accolgono il festival con interesse e gentilezza, da ventiquattro anni accolgono questi capelloni coi tatuaggi e i vestiti di pelle, che magari portano anche un po’ di allegria e qualche (brutta si intende) faccia nuova. Se davvero tenessero al bene della propria regione e città, aiuterebbero un festival che fa comunque incassi che restano a livello locale, invece di far ridere i polli, chiedendo ridicole sanzioni di “50 euro”, perché “I Death SS hanno bestemmiato”, cosa tra l’altro, assolutamente non vera. Avrebbero aiutato l’organizzazione e avrebbero accresciuto la popolarità e possibilità dell’Agglutination di crescere e creare turismo, invece di infangare chi con grande fatica, impegno, e rimettendoci di tasca propria, ha sempre lavorato per il solo amore dell’arte, della cultura e per amore della propria terra. Per concludere, voglio dire che sarebbe troppo comodo per me ora, ricordare ai signori accusatori, che proprio in questi giorni, Papa Francesco è al centro delle polemiche per gli scandali di pedofilia nella Chiesa e che quindi farebbero meglio a pensare ai loro problemi, invece di attaccare uno show, tra l’altro a pagamento, a cui si assiste solo se lo si vuole! Invece voglio invitare, con tutto il rispetto e l’amicizia che posso, queste persone ad informarsi meglio, su cos’è realmente il mondo metal, dove fratellanza, amicizia e sensibilità, sono molto più presenti che in qualsiasi altro ambiente abbia io frequentato, ad informarsi sulle band e sulla loro arte e studiare cosa è realmente il satanismo, in modo che vedranno con i loro occhi, che la cattiveria e i rituali di sangue, non fanno parte della nostra arte, sarebbe troppo facile attaccare, insultare e far notare le ipocrisie e la cattiveria con cui hanno infangato un evento che è già di per se complicato da mettere in pratica, figuriamoci nel sud Italia, dove anche le band più grandi e famose, non mettono mai piede, “sarebbe una volgare manifestazione di potenza” (giornalistica), tanto per fare una citazione a tema, far notare che se questa è “la musica del diavolo”, allora è quella di Dio, ad avere qualche problema. 

Ecco il comunicato pubblicato sulla pagina dei Death SS, riguardo la vicenda. A Gerardo Cafaro e ai Death SS il nostro sostegno e la nostra solidarietà. #lungavitaagglutination

Anthony

I DEATH SS RISPONDONO ufficialmente alle accuse da parte del “Consiglio Pastorale Parrocchiale e gli Operatori Pastorali” di Chiaromonte, in seguito al concerto Agglutination.

Riscontriamo il comunicato firmato dal “Consiglio Pastorale Parrocchiale e gli Operatori Pastorali” di Chiaromonte (PZ) all’indomani del Festival Musicale Agglutination del 19 agosto 2018, del quale respingiamo integralmente il contenuto.

Chi ha predisposto il comunicato, con toni solo apparentemente pacati, sembra ignorare che in Italia la libertà di espressione, anche artistica, è tutelata dalla Costituzione senza limitazioni di sorta; e che reati anacronistici, come quelli cui il comunicato sembrerebbe fare riferimento, sono stati depenalizzati.

Ciononostante ci troviamo costretti, per difendere la nostra immagine, a rispondere punto per punto alle accuse che ci vengono mosse.

Da più di 40 anni i DEATH SS portano in scena con successo sia in Italia che all’estero una rappresentazione teatrale di genere horror/grand-guignol, e sono considerati capostipiti di un genere musicale e artistico che fonda le sue radici sulla rappresentazione di scene DARK - GOTHIC - HORROR, alla stessa stregua della visione di un film, come del resto fanno da decenni altri artisti di riconosciuta fama mondiale, quali BLACK SABBATH, ALICE COOPER, ROB ZOMBIE o MARILYN MANSON tra i tanti.

La band non interagisce col pubblico, limitandosi a suonare e a portare in scena i vari sipari teatrali che la singola canzone interpretata richiede, senza emettere proclami o incitazioni di sorta, a favore o contro qualsivoglia ideologia religiosa o politica.

La band non ha mai professato apertamente alcuna religione, né tantomeno promosso il satanismo o atti di vilipendio al cristianesimo o ad altre confessioni; né i suoi musicisti appartengono ad alcuna associazione religiosa. L’uso di alcune iconografie religiose ha puro scopo teatrale.

Le croci utilizzate sul palco sono coreografie rappresentanti un cimitero, entro il quale si svolge la rappresentazione in copione, e non sono utilizzate capovolte come nell’iconografia satanica (che chi ha predisposto il comunicato dimostra di non conoscere). La croce di fiamme esibita durante la canzone “Terror” non intende profanare il Crocifisso in alcun modo, bensì l’esatto opposto, in quanto rappresenta la luce della ragione che mette in fuga le anime erranti (in questo caso gli zombie che escono dal cimitero, interpretati da appositi figuranti truccati).

L’atto autoerotico che sembra tanto scandalizzare il Consiglio Pastorale, non è che un richiamo a film horror come “L’Esorcista” o “ I Diavoli” di Ken Russell, ai quali la canzone “vampire” si ispira.

Riguardo invece il lamentato “uso sacrilego del calice e delle ostie con un rituale macabro mediante l’uso di un incensiere realizzato con il teschio di una capra fumante, il cui significato è (per loro) inequivocabile”, invitiamo i solerti censori (che evidentemente non hanno neppure guardato bene lo spettacolo) a fare maggiore attenzione. Le “ostie” erano cialdini farmaceutici e sono stati manualmente distribuiti a fine concerto dalle tre attrici durante il brano “Heavy Demons”, mentre “l’incensiere” in questione è il simbolo della divinità animistica haitiana “Baron Samedi” (il cosiddetto “guardiano dei cimiteri”), ed è costituito da un trittico di teschi, umani ed animali (ovviamente finti) con un sigaro acceso in bocca. 

Non c’è quindi alcun nesso, neppure temporale, tra la realtà dei fatti e le accuse contenute nel comunicato, che nascono da un’interpretazione, nella migliore delle ipotesi, superficiale e arbitraria.

Ciò che secondo il Consiglio Pastorale è “un messaggio altamente non educativo”, altro non è che un tipo di spettacolo, evidentemente non adatto al gusto e alla sensibilità degli Operatori Pastorali; spettacolo al quale, se non gradito, bastava non presenziare.

Riteniamo poi particolarmente sgradevole e fuori luogo quanto apparso sul quotidiano Gazzetta Del Mezzogiorno , Edizione di Potenza . A pag. 9 dell' edizione del 28 agosto nell’articolo a firma di Massimo Brancati: “..in paese c’è chi parla di sacrifici di animali DURANTE e dopo il (nostro) concerto, all’interno di un rituale macabro”; il quale giornalista riporta volentieri chiacchiere prive di qualsivoglia fondamento, piuttosto che sentire cosa i sottoscritti avessero da dire: gli avremmo spiegato che buona parte di noi è dichiaratamente e comprovatamente vegano e animalista.

Dello stesso tenore quanto dichiarato dalla sig.ra Valeria Giorgio al portale Sassilive.it il 28.08.2018, la quale (citando disposizioni normative a casaccio o inesistenti) chiede che le autorità competenti verifichino se possiamo essere incriminati per qualche reato.

Invitiamo la sig.ra Giorgio a studiare meglio il Codice Penale: si accorgerà che siamo nel 2018, e i reati da lei citati sono stati in gran parte depenalizzati da un pezzo; e la invitiamo anche a dimostrare che il DEATH SS abbiano commesso gli atti da lei citati, durante il concerto.

Ulteriore invito ci permettiamo poi di rivolgerlo agli “Operatori Pastorali” del Consiglio di Chiaromonte: a verificare con più attenzione la natura del messaggio che credono di aver ricevuto, e ad abbassare i toni inquisitori nei confronti di un gruppo che da oltre 40 anni non offre altro che una rappresentazione artistica, seppure estrema: e ciò senza perseguire fini religiosi o politici, come invece appare evidente dai succitati articoli, dove il concerto e la sua presunta “blasfemia” paiono un evidente capro espiatorio per una lotta intestina di potere ai danni dell’Amministrazione che l’ha organizzato.

La politica, come già detto, non ci riguarda: ma ogni atto calunnioso o diffamatorio nei nostri confronti troverà d’ora in avanti pronta e adeguata risposta in tutte le sedi competenti.

Concludiamo riportando parte del commento del solo pubblico che ci interessa, i giovani di “Basilicata Metal” che, lungi dall’essere burattini manovrati da “insidiose ed oscure forze maligne”, sono venuti al Festival per l’unico motivo per cui è stato organizzato: passare una giornata pacifica nel segno della musica e dell’intrattenimento. 

“…..Si tratta dunque di un festival in cui gli spettacoli hanno appunto argomenti artistici, nell'accezione più democraticamente pluralista e rispettosa delle libertà di pensiero e di espressione garantite dalla Costituzione Italiana. È una manifestazione culturale che non viene imposta alla collettività come accade con altri tipi di manifestazioni: chi non ritiene interessante assistervi o per suo gusto o per sua sensibilità non è costretto a farlo, essendo uno spettacolo a pagamento a cui può assistere solo chi decide di sua spontanea volontà di pagare un biglietto. La presenza delle forze dell'ordine e di diverse testate giornalistiche e televisive dall'inizio alla fine del festival (come in ogni grande manifestazione che si rispetti in Italia) è a testimonianza, fra l'altro, dell'inconsistenza delle calunnie portate avanti da persone che non erano presenti, ma pronte ad inventare assurdità che vanno oltre l'offesa per l'intelligenza di chi legga le dichiarazioni in questione. Attaccare in maniera così pusillanime e priva di fondamento quella che è la più importante manifestazione culturale per decine di migliaia di cittadini italiani è un pericoloso ed antidemocratico attacco alla libertà di ogni cittadino, un'imposizione a cui fermamente noi metallari italiani ci opponiamo, con piena fraterna solidarietà e facendo quadrato attorno a Gerardo e all'Agglutination, senza distinzioni di idee politiche, filosofiche, religiose…”

 

I DEATH SS

 

Agglutination 2018 - Il Live Report !

Mercoledì, 22 Agosto 2018 22:00 Pubblicato in Live Report

 

Sono circa dieci anni che per me ogni agosto è fisso l’appuntamento con l’Agglutination Metal Fest, a Chiaromonte, in provincia di Potenza. Molti sono stati i grandi nomi che si sono susseguiti sul palco del più grande festival metal del sud Italia, tra cui vale la pena citare Cannibal Corpse, Carcass, Therion Marduk e molti altri. Questa volta, è stata una edizione, la ventiquattresima, che parlava quasi totalmente italiano, infatti ad eccezione degli olandesi Pestilence, tutti i restanti gruppi provenivano dal nostro Paese (alla faccia di chi considera l’Italia totalmente estranea al mondo metal !)Purtroppo, un po’ per paura della minaccia della pioggia (il meteo prevedeva nuvole nere su Chiaromonte per il diciannove agosto), un po’ per stupidi ed infondati pregiudizi sulle band italiane, che ancora aleggiano nell’ambiente, i presenti non erano tantissimi, almeno fino alle 20, dopo di che, il campo ha iniziato a riempirsi. La prima band ad esibirsi, quella con l’ingrato compito di sciogliere il ghiaccio, sono stati i “Rome in Monochrome”, che purtroppo sono stati penalizzati dal poco pubblico presente. Tuttavia, hanno saputo riscaldare bene l’ambiente con una massiccia dose di atmosfere e metal oscuro e malinconico. Subito dopo è toccato ai salernitani “Circle of Witches”, che hanno dato ai presenti la giusta scarica di Heavy Metal che cercava. Infatti molti hanno apprezzato la performance, a giudicare dalle corna alzate in direzione del palco, tutt’altro genere rispetto alla band precedente e molto probabilmente più adatta ad un clima di festa.Quello che è un vero peccato invece, è che il black metal viene sempre molto penalizzato, quando è ancora giorno. Infatti gli “Ad Noctem Funeriis”, si sono esibiti quando il sole era ancora lontano dal tramontare e, nonostante i sempre accattivanti faccioni dipinti di bianco e nero e i vari spuntoni su braccia e gambe, l’atmosfera che la band pugliese ha creato, è stata purtroppo dimezzata nell’efficacia. Quello che non è cambiato di un decimo invece, è la carica oscura e malsana che traspariva dal black metal dei nostri, che hanno anche presentato alcuni pezzi dall’ultimo lavoro in studio, cioè lo split album con Infernal Angels e Catechon.Dopo questa scarica di aggressività nera, è tempo di smorzare i toni e riprendere il clima di festa e, cosa succede se agli Steel Panther, aggiungi gli Skorpions e i Kiss? Ecco che saltano fuori i “Witchunter”, band dell’abruzzo che ha veramente riscaldato l’atmosfera con una scarica di Trash-speed, ma soprattutto una bella dose di Heavy Metal e Rock’n Roll, con tanto di cover dei Kiss !Ed ora, si inizia a fare sul serio, i primi dei grandi nomi a salire sul palco, sono i “Necrodeath”, la storica band Ligure che non ah di certo bisogno di presentazioni, è stata quella che è riuscita a catturare l’attenzione dei presenti e, purtroppo, anche Flegias e co. Sono stati penalizzati dal fatto di essersi dovuti esibire prima del tramonto. Dopo di loro, sono i “Folkstone”, una belle band più attese dal pubblico presente che si raggruppa velocemente sotto al palco, a deliziarci con la loro performance che, a mio avviso, è quella più alta tecnicamente, non solo per l’uso di strumenti non convenzionali nel metal, come cornamuse e flauti, ma anche per la capacità dei vari membri di scambiarsi di posto e cambiare strumento tra una fase e l’altra di una stessa canzone! Veramente ammirevole, sublime. Ed ecco il turno dell’unica band estera del bill dell’Agglutination, ovvero i Pestilence. Una cascata di Death-Thrash che non conosce un secondo di pace. Il palco si infiamma e gli olandesi non lasciano passare neanche un secondo tra un brano e l’altro, tanto che è quasi impossibile distinguere lo stacco. Non un attimo di pace, nessun prigioniero per i Pestilence che con le distorsioni granitiche e la batteria in up, hanno distrutto letteralmente il palco e tutti i presenti! Una vera macchina da guerra. Ma, calate le luci, ecco che è il grande momento, quello che tutti aspettavano, i mitici Death SS stanno per salire sul palco e già l’atmosfera inizia a farsi terrificante.Due druidi incappucciati, entrano in scena portando una bara e immagini esoteriche e spaventose, iniziano ad essere proiettate sul tabellone alle loro spalle. Appena i riflettori si accendono, una malsana e blasfema cantilena viene recitata dai due loschi figuri ed il Fantasma, il lupo mannaro, la mummia e lo zombie salgono prendono posto con i loro strumenti pronti a scatenare l’horror metal ed è allora, dopo i giri iniziali con tanto di fiamme e croci in bella mostra sul palco, che Steve Sylvester salta fuori dalla bara e saluta il pubblico in delirio. Scenografie spettacolari come sempre, lo show dei toscani fa impallidire alcuni dei presenti, proprio accanto a me vedo le facce di due signore sbiancare, spaventate dalle immagini horror ed esoteriche proiettate sullo sfondo, che immediatamente dopo il primo pezzo, lasciano il pubblico contrariate (!!!) Molti sono i pezzi classici della band, accompagnata da tanto di performer non lasciano nulla all’immaginazione, Horrible Eyes, Lilith, Lady of Babylon, Scarlet Woman, Vampire con tanto di stupro della suora sullo stage e soprattutto i brani tratti dal nuovo album, tra cui il singolo “Rock’n Roll Armaggeddon”, che quando ho sentito la prima volta, mi sapeva così tanto di anni ’70, che mi si sono automaticamente arruffati i capelli alla “Disco ‘Stu” e le mie scarpe si sono trasformate in zeppe da sole senza cambiarle e mi fece storcere un po’ il naso, se devo essere sincero. Invece devo dire che live fa tutto un altro effetto, anzi, diventa un pezzo con una grandissima carica, che accende il pubblico e risulta divertentissimo! Inutile dire che a parte i pezzi storici, la vera forza della band è la sua spettacolarità live, come una croce infiammata e quando Steve Sylvester lancia sul pubblico del sangue (finto), da un calice e le ballerine consegnano delle ostie alle prime file, il tutto contornato dalle splendide immagini di film horror e vari foto e video della band, degli anni scorsi. Inutile dire che la i Death SS si riconfermano una delle band di punta dello shock rock italiano e che sono tornati alla grande con il nuovo album.A discapito di chi lo ha snobbato e, grazie alla clemenza delle nuvole che non hanno scatenato la pioggia sull’evento, la ventiquattresima edizione dell’Agglutination Metal Festa, è stata una della più belle, con nessuno dei gruppi sottotono, ma che anzi, è stato un crescendo di adrenalina e spettacolarità che ha deliziato i presenti, che sicuramente ora aspetteranno la prossima edizione con tanta trepidazione!

 

Anthony

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