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".. un nuovo capitolo per i Deathspell Omega.." e sapete giá cosa aspettarvi. ".. un nuovo capitolo per i Deathspell Omega.." e sapete giá cosa aspettarvi. Hot

".. un nuovo capitolo per i Deathspell Omega.." e sapete giá cosa aspettarvi.

recensioni

titolo
The Furnaces Of Palingenesia
etichetta
Norma Evangelium Diaboli
Anno

Line up:
Mikko Aspa - vocals 
Hasjarl - guitars 
Khaos - bass

Tracklist:
1. Neither Meaning nor Justice
2. The Fires of Frustration
3. Ad Arma! Ad Arma!
4. Splinters from Your Mother's Spine
5. Imitatio Dei
6. 1523
7. Sacrificial Theopathy
8. Standing on the Work of Slaves
9. Renegade Ashes
10. Absolutist Regeneration
11. You Cannot Even Find the Ruins…

opinioni autore

 
".. un nuovo capitolo per i Deathspell Omega.." e sapete giá cosa aspettarvi. 2019-09-01 17:53:15 Rob M
voto 
 
4.0
Opinione inserita da Rob M    01 Settembre, 2019
Ultimo aggiornamento: 01 Settembre, 2019
Top 50 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Ecco il nuovo Deathspell Omega, un disco che come i suoi predecessori ha spaccato la scena in due ma questa volta per motivi risibili, tra chi grida alle afiliazioni politicizzate di destra (si son svegliati ora tutti quanti dopo che certe cose si sapevan da anni???) e chi invece supporta la musica della ormai fondamentale band estrema che ha marcato una nuova era e diversi sottogeneri nel mondo metal.
Come sempre, fare un track-by-track di dischi simili sarebbe una grandissima perdita di tempo dato che i nostri non han bisogno di certe recensioni ma, secondo me, di un buon feedback per ció che certi album apportano per un gruppo che ormai potrebbe semplicemente mettersi a suonare altro anziché continuare imperterrito con la solita minestra.
Si signori, non prendiamoci in giro, i Deathspell Omega ormai suonan praticamente uguali da "Kenose" e qui i nostri non si spostan tanto lontani da ció a cui ci hanno abituato da quel disco in poi. Se con "The Synarchy Of Molten Bones" i nostri non eran riusciti ad arrivare ai fasti di "Drought" o "Paracletus" - o forse si in base alle opinioni di chi, dopo mesi di ascolti, ha finalmente aperto gli occhi sul genio nascosto del progetto d'oltralpe - creando un disco comunque complicato ed ermetico, qui la storia si ripete e "The Furnaces Of Palingenesia" risulta ancora piú complicato da assorbire e capire.
La produzione paurosa, la tecnica incredibile, la voce secondo me sottotono per ció che é il resto e che continua imperterrita a far la sua parte ma senza voglia di vivere. In maniera quasi uguale - nei sentimenti - la prestazione vocale qui sembra quella di Mortuus nell'ultimo Marduk, ossia blanda e senza palle rispetto a quella di "Hekatomb" dei Funeral Mist che risulta invece incredibile dal punto di vista dell'espressivitá e tecnica.
Parliamoci chiaro! Dopo tutti questi dischi, la voce di Mikko Aspa sembra davvero poco all'altezza e se pur il trademark della band é anche quello, il tutto rimane piatto.
Forse, possibilmente, sarebbe anche difficile cantare su partiture come quella di "Ad Arma! Ad Arma!".. ma da una band che ha riscritto il genere mi aspetterei un pizzico di voglia di osare in piú da parte di un cantante che non sembra invece, in questo lavoro, capace di raggiungere la forma perfetta per esprimersi su brani cosí complessi (se pur ho apprezzato l'espressivitá di "You Cannot Even Find The Ruins..").
Non voglio neanche entrare in merito ai testi, ma musicalmente mi sembra che quí manchi qualcosa. Che succede?
"The Furnaces.." sembra in parte un richiamo a tutti i lavori precedenti della band, sia per le parti lente (vedi "1523" o "Renegade Ashes" ed i richiami a brani storici come "Mass Grave Aesthetics"), sia per le strutture contorte che echeggiano i momenti migliori degli ultimi tre LP), ed in parte un lavoro che cerca una sua maniera di proporsi ma volente o nolente si perde in uno stereotipo creato dalla band stessa (con quelle dissonanze che non posson mai mancare, i riff troncati ed eterni ad ogni ripetizione, la batteria che in certi momenti sembra si appoggi al jazz usando i blast beat come semplici optional).
Se pur la band riesce a non deludere i suoi fans, tirando fuori dal cilindro un disco che comunque riesce a non tradire le aspettative, sembra che i nostri stian quasi vivendo di rendita là dove manca la voglia di riscoprirsi, re-inventarsi, osare!
Vien da dire, una volta ascoltato tutto il lavoro, ".. beh, un altro lavoro dei Deathspell Omega..", con una frase fatta che racchiude in sé la descrizione esatta di cosa ci puó aspettare da un lavoro come il qui presente ed allo stesso tempo una quasi rassegnazione nel definire un disco che fondamentalmente era giá descrivibile ancora prima che fosse pubblicato (perfetto, ma anche prevedibile).
Non é un lavoro che delude, come giá detto, ma non rimane il migliore della band, né tanto meno quello che tra tutti si ricorderá come un disco che ha cambiato ancora una volta la maniera di intendere il genere.
I nostri si fan forti delle loro capacitá, ma allo stesso tempo si limitano in tutto e per tutto, cercando la soluzione che sicuramente non contraria gli ascoltatori, ma che suo malgrado non li fa muovere fuori dal seminato e li fa sembrare una cover band di sé stessi, una tra le tante bands che suonano come i Deathspell Omega di questi tempi.
Non una critica, lungi da me. É strano come, da tanti progetti, ci si aspetti sempre qualcosa di meglio, album dopo album, ma invece da band come questa ci si soffermi ad ascoltare sempre il solito tipo di prodotto, ancora ed ancora.
Che i nostri abbian raggiunto la perfezione artistica? Che i nostri non abbian niente di piú o nuovo da aggiungere ad una formula ormai sicura?
Forse ci sará ancora una volta un album che marcherá un cambio, che riscriverá la storia del genere, peró "The Furnaces Of Palingenesia" non é quello.
Un nuovo capitolo per i Deathspell Omega, un nuovo lavoro in carriera, un nuovo disco incredibile che pure, nel suo usare quella formula perfetta, non riesce a lasciare un segno come i suoi predecessori e che, onestamente, é semplicemente ".. un nuovo capitolo per i Deathspell Omega..".

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