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"Catharsis" dei Machine Head, ovvero: un disco che risulta essere totalmente anacronistico "Catharsis" dei Machine Head, ovvero: un disco che risulta essere totalmente anacronistico Hot

"Catharsis" dei Machine Head, ovvero: un disco che risulta essere totalmente anacronistico

recensioni

titolo
Catharsis
etichetta
Nuclear Blast
Anno

Line Up: 
Robb Flynn - vocals, guitars 
Phil Demmel - guitars 
Jared MacEachern - bass 
Dave McClain - drums 

Tracklist: 
1. Volatile [04:38] 
2. Catharsis [06:10] 
3. Beyond the Pale [04:31] 
4. California Bleeding [04:12] 
5. Triple Beam [04:41] 
6. Kaleidoscope [04:03] 
7. Bastards [05:04] 
8. Hope Begets Hope [04:30] 
9. Screaming at the Sun [03:55] 
10. Behind a Mask [04:07] 
11. Heavy Lies the Crown [08:48] 
12. Psychotic [05:01] 
13. Grind you Down [04:07] 
14. Razorblade Smile [04:00] 
15. Eulogy [06:33] 

Running time: 1:14:20 

opinioni autore

 
"Catharsis" dei Machine Head, ovvero: un disco che risulta essere totalmente anacronistico 2018-02-10 16:26:10 Daniele Ogre
voto 
 
1.0
Opinione inserita da Daniele Ogre    10 Febbraio, 2018
Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 2018
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Non potete minimamente immaginare quante volte ho rimandato questa recensione. Ogni santa volta ho avuto proprio non solo la difficoltà nel trovare cosa scrivere, ma addirittura di ascoltare questo disco. Togliamoci subito il dente: "Catharsis" dei Machine Head è un album che non funziona, per svariati motivi che vanno anche in ambito extra-musicale (leggasi alla voce "Proclami di Robb Flynn"). Vero, i Machine Head sono una band che ci ha sempre abituato a questo suo cavalcare l'onda del momento; già all'epoca di quell'album mostruoso che fu "Burn my Eyes" (mostruoso sì.. ma quanto dei Pantera c'era in quel disco? Su, ammettiamolo), Flynn e soci hanno sempre cercato la easy way per vendere il più possibile e per raccogliere sempre più proseliti, riuscendoci sempre e questo va loro dato atto, persino con la svolta Nu Metal arrivata con i bruttissimi "The Burning Red" e "Supercharger", o con "The Blackening", disco che potrà piacere come no, ma che ad essere intellettualmente onesti rappresenta musicalmente l'apice della carriera della band. Ma, in ogni caso, i Machine Head pur essendo uno dei gruppi più noti del globo non sono mai stati degli innovatori. Mai. E questo è un semplice dato di fatto, non una critica fine a se stessa.

Ma siamo qui a parlare di "Catharsis", nono album per i Machine Head, e non per ripercorrere la loro carriera. E come detto, "Catharsis" non funziona praticamente mai: di cose che non girano come dovrebbero ce ne sono e per giunta in estrema abbondanza. A partire dal fatto che sembra stilisticamente un "best of" della band (si fa per dire) del periodo inizi 2000-2014, con un ritorno parziale al Nu Metal, unito però a stucchevoli passaggi Alternative Rock/Metal, mielosi momenti Hardcore melodico... e non solo, c'è anche molto altro. Aggiungiamoci pure che sia stilisticamente che per quanto riguarda gran parte dei testi, sembra di avere di fronte una band di 15enni incazzati. Degli anni '90. Il che rende questo album per giunta anacronistico!
Ci sono tante cose che avrei potuto fare nel tempo speso ad ascoltare, riascoltare e recensire questo disco, ma ormai siamo qui e la diciamo tutta. "Volatile" sulle prime lascia anche ben sperare, ma poi arriva Flynn, quel "Fuck the World" che fa tanto Rage Against the Machine e comincia l'inesorabile calata di braccia. Non migliorano le cose con la title-track, la cui chitarra iniziale potrebbe ricordare il riff iniziale di "Nemesis" degli Arch Enemy, con la differenza che qua il brano non esplode mai, anzi ci si ritrova tra voci clean da diabete e parti semi-rappate novantiane. Arrivati a questo punto, ci s'immerge negli abissi, un quintetto di brani che per il malcapitato ascoltatore/recensore sembra quasi una montagna impossibile da scalare: "Beyond the Pale" che plagia "Love?" degli Strapping Young Lad nel suo riff iniziale, lo stile che richiama di nuovo il Nu Metal dei 90's ed un inciso che può procurare un ennesimo attacco di diabete; "California Bleeding", che è il pezzo a cui si deve la sensazione di star ascoltando dei ragazzini di 15 anni che vogliono rifarsi agli Slipknot; saltiamo un attimo al sesto pezzo, ossia "Kaleidoscope", che è forse il primo vero momento piacevole del disco, un discreto Hardcore melodico e che sa essere, finalmente!, piacevolmente catchy, anche se l'incipit non aveva fatto sperare per il meglio. Con "Triple Beam" e "Bastards" i Machine Head toccano quello che è probabilmente il punto più basso di tutta la loro carriera: il primo non mi sento di definirlo nemmeno Nu Metal, ma direttamente Rap Metal di limpbizkitiana memoria, un pezzo che normalmente non sarebbe finito nemmeno in quegli abomini di "The Burning Red" e "Supercharger", mentre il secondo è un ibrido mezzo-folk, americanata patriottica in cui Flynn fa confluire tutte le sue convinzioni politiche. Il pezzo andrebbe pure bene, se ti chiamassi Dropkick Murphys e non Machine Head. Siamo a metà disco e di salvabile per ora abbiamo un pezzo, "Kaleidoscope" - il ritornello sarà un successone dal vivo, ne sono sicuro -, ed il riff iniziale di "Volatile". Proseguiamo con "Hope Begets Hope", pezzo energico ma fin troppo prevedibile, mentre "Screaming at the Sun" riesce ad essere potente nel suo essere cadenzata e con clean vocals per una volta ben funzionali. Con "Behind a Mask" abbiamo una buonissima ballad, grazie anche ad un Robb Flynn che finalmente interpreta il pezzo alla sua maniera e non con lo stucchevole stile di roba tipo Nickelback e compagnia Alternative varia. Quindi non è proprio tutto da buttare in "Catharsis" e a dimostrarcelo arriva l'unico vero episodio pienamente convincente, "Heavy Lies the Crown": l'unico in cui i Machine Head si ricordano cosa significa pestare a sangue, il solo dove troviamo presenti le bordate Thrash che tanti di noi hanno amato di questa band. La parte restante del disco rimanda ancora al Nu Metal novantiano, con momenti bene o male riusciti ("Razorblade Smile"), ma che comunque danno la sensazione di già sentito. Vent'anni fa.

Insomma, c'è poco di salvabile in "Catharsis". La produzione è ottima, ma non ci si aspetterebbe di meno da un disco targato Nuclear Blast, ci sono 2-3 pezzi che riescono a salvarsi dalla mediocrità - a esser buoni - generale, come buona è tutta la parte solistica del disco, denotando come almeno in una cosa i Machine Head non abbiano perso mordente. Il resto va tutto ad accumularsi nella cartella dei contro: troppi quindici pezzi, troppi settantacinque minuti di musica, specie se il tutto provoca abnormi sensazioni di noia e di già sentito eoni fa. Volendo andare a riassumere, potremmo dire che il problema di "Catharsis" è tutto qui: è un album che nei proclami vuole essere sperimentale, ma lo fa nella maniera più anacronistica possibile. Se sperimentare vuol dire tirare fuori cose che 15 anni fa sarebbero state già vecchie, allora non abbiamo capito semanticamente il significato. Da tutto questo, il significato del voto basso che vedete qua sopra, un unico punto su cinque che, per quanto mi riguarda, i Machine Head hanno guadagnato giusto per "Heavy Lies the Crown". I Machine Head sono riusciti con "Catharsis" a darci non solo la prima grossa delusione del 2018 - e a fine anno resterà in questa particolare classifica, potete scommetterci -, ma anche una delle più immense delusioni in generale. "Catharsis" è la prova alla tesi che sostengo da tempo, ossia che nonostante il successo planetario, i Machine Head non sono mai stati una band da "oltre la sufficienza" e che fondamentalmente si mettono in scia a quello che più può farli vendere. Scelta loro comprensibilissima, sia chiaro, ma che molti appassionati potrebbero anche vedere come presa per i fondelli. E ora scusatemi, ma vado a risentirmi "Burn my Eyes".

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10
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