1. Ombre
2. Blu Assoluto
3. Apartheid
4. Inessenzialità
5. Controversa
6. Shake It, Reply
7. Anomala Ipnosi
8. Inverosimile
9. Umana Città
I nostrani Anèma virano sul prog oscuro! Hot
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Qualcuno forse si ricorderà degli Anèma, recensiti sempre su questo sito e del loro positivo esordio avvenuto nel 2017 con After The Sea. Ebbene, la band nostrana ritorna con il secondo disco Umana Città. Molte cose sono cambiate in questo nuovo album (che si andranno magari a descrivere in seguito) a partire dalla copertina totalmente nera e da un approccio al progressive rock che abbandona in parte i ricami degli anni 70’ per abbracciare delle sonorità differenti senza comunque dimenticare i pilastri fondamentali.
C’è molto da chiarire in questo nuovo corso del gruppo che dimostra un deciso miglioramento ed una bella ripulita delle parti che non convincevano in passato. Il cantato si è fatto più deciso e personale e lo si nota fin da subito nell’opener “Ombre” (pregna di groove quasi funky ed una certa fusion mai pesante), ma la cosa che più salta all’orecchio è un’aurea generale decisamente oscura. Oscurità che diventa quasi malinconia come nella deliziosa “Blu Assoluto” con il suo mix dei Novembre (per il suo gusto mediterraneo) e piccoli tocchi elettronici. Compaiono poi il jazz/noir (“Apartheid”), ballad dal sapore pop di classe (“Inessenzialità”), il blues (“Shake It, Reply”) ma in particolare si respira un’aria che arriva direttamente dal neo prog nato tra gli anni 80’ e i 90’. Difatti l’eleganza la fa da padrona in questo album, o meglio, si cerca una via differente rispetto al passato asciugando le sonorità e pennellandole con piccole dosi di tecnicismi. Esempi in tal senso sono la meravigliosa “Controversa” con i suoi chiaroscuri chitarristici o gli eleganti giochi melodici di tastiera (ed una schitarrata finale distorta davvero interessante) e la folle “Anomala Ipnosi” con le sue ritmiche schizzate. La tecnica esecutiva è sicuramente cresciuta ma è la scrittura che è davvero migliorata e lo si nota nella riuscita mescolanza tra parti tecniche e melodie perfettamente equilibrata (si ascoltino la notturna ed intimista “Inverosimile” o l’epica e gloriosa strumentale “Umana Città”) senza per forza copiare del tutto i grandi del passato ma solo ispirandosi alle loro gesta.
Un secondo disco davvero ben fatto, bello e piacevolissimo da ascoltare con pochissimi cali di tensione ed una qualità che sarà apprezzata sicuramente da tutti gli appassionati di grande musica. Una sorta di album di transizione che preannuncia un terzo lavoro super!