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Per la prima volta con una formazione a quattro, i Sodom tirano fuori un album colossale Per la prima volta con una formazione a quattro, i Sodom tirano fuori un album colossale Hot

Per la prima volta con una formazione a quattro, i Sodom tirano fuori un album colossale

recensioni

gruppo
titolo
Genesis XIX
etichetta
Steamhammer/SPV
Anno

PROVENIENZA: Germania

GENERE: Thrash Metal

TRACKLIST:
1. Blind Superstition
2. Sodom & Gomorrah =OFFICIAL VIDEO=
3. Euthanasia
4. Genesis XIX
5. Nicht Mehr Mein Land
6. Glock N‘ Roll
7. The Harponeer
8. Dehumanized
9. Occult Perpetrator
10. Waldo & Pigpen
11. Indoctrination =OFFICIAL VIDEO=
12. Friendly Fire =OFFICIAL VIDEO=

LINE-UP:
Tom Angelripper – bass, vocals
Frank Blackfire– guitars
Yorck Segatz - guitars
Toni Merkel– drums

opinioni autore

 
Per la prima volta con una formazione a quattro, i Sodom tirano fuori un album colossale 2020-11-27 16:32:08 Luigi Macera Mascitelli
voto 
 
5.0
Opinione inserita da Luigi Macera Mascitelli    27 Novembre, 2020
Ultimo aggiornamento: 27 Novembre, 2020
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Siamo in Germania negli anni '80. Più precisamente a Gelsenkirchen, nel Land della Renania Settentrionale-Vestfalia. Qui, presso la famosa regione della Rhur, un nero fuoco inizia a divampare, carico di tutta la distruzione e la miseria di una delle zone più pesantemente colpite dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e dallo sfruttamento intensivo delle risorse minerarie. Quel nero fuoco ha un nome: Sodom. Ed è nel 1982 che la leggenda inizia a prendere vita, pesantemente influenzata dal black metal dei Venom e dal martellante heavy metal dei Motörhead. La Germania in poco tempo conoscerà la furia del thrash metal più feroce ed incazzato del pianeta, quello suonato senza fronzoli, marcio e caustico, come se ci si trovasse all'interno di una miniera abbandonata e senza ossigeno.
Dopo quasi quarant'anni, la bestia capitanata dall'inossidabile Tom "Angelripper" non ha perso minimamente un'unghia dell'antica rabbia ancestrale, e ci presenta la sua sedicesima imponente creatura: il qui presente "Genesis XIX". Tra sguardi al passato e alcune importantissime novità, il nuovo parto in casa Sodom è senza ombra di dubbio il miglior lavoro degli ultimi almeno 10 anni di carriera della band.

La prima e grandissima novità che "Genesis XIX" introduce è la formazione a quattro. Per chi non lo sapesse i Sodom sono da sempre un trio, nel rispetto della vecchissima tradizione di stampo motorheadiano e venomiano. Con innumerevoli cambi di line-up, i nostri si sono sempre mossi in questa direzione guidati dallo "Squarta Angeli" come unico membro fisso al basso e alla voce. Ebbene, dopo quasi quattro decadi, nel 2018 è avvenuta la rivoluzione: l'aggiunta di una seconda chitarra e, udite udite, il ritorno tra le fila del leggendario Frank Blackfire, la mentre dietro quel capolavoro di "Agent Orange" del 1989. Questi, accompagnato dalla nuova leva Yorck Segatz che sostituisce il mitico Bernemann (attivo dal 1996 al 2018), è l'artefice degli Ep pubblicati in questi due anni e del qui presente "Genesis XIX".
Detto ciò -ma già dalle premesse si è capito- cosa ha da offrirci la sedicesima fatica dei Sodom? Semplicemente quanto di meglio i tedeschi hanno nel caricatore: violenza allo stato puro, né più né meno. Seppur molto più elaborato rispetto ai precedenti lavori, l'album è il connubio perfetto tra vecchio e nuovo, con l'asticella leggermente più rivolta al primo che al secondo. I brani sono lunghi, sfiorando perfino i sette minuti di durata, ma mai si percepisce quella fastidiosa prolissità che farebbe calare drasticamente l'attenzione. Al contrario: il duo Blackfire-Segatz riesce nell'impresa di impacchettare un comparto ritmico serrato, durissimo ma anche dedito a qualche tecnicismo. Ne sono un esempio la frenetica opener "Sodom & Gomorra" o la più cadenzata e groovie "Occult Perpetrator". Due tracce per un certo verso agli antipodi ma che mostrano come l'hardcore punk, il black metal e l'heavy metal possano essere strutturati su di una medesima base. Ad operare il miracolo, ovviamente, interviene quell'animale alla voce che risponde a nome di Tom "Angelripper", l'unico essere umano -siamo sicuri sia di questo pianeta?- che riesce a prendere a calci in culo l'inesorabile scorrere del tempo. Che si tratti di "Agent Orange" (1989), di "Tapping The Vein" (1992) o di "Genesis XIX", la sua voce è rimasta invariata e continua a mietere vittime come fosse carta vetrata sulla faccia. Esattamente come un cocchiere, il leggendario "Squarta Angeli" tiene insieme le redini della macchina Sodom, dando ad ogni singola produzione quell'inconfondibile firma che te la fanno riconoscere in mezzo a tante altre. Che si tratti di un brano più lento, o uno più caustico e veloce, Tom riesce sempre e comunque a fare il suo figurone, destreggiandosi a meraviglia all'interno di un muro sonoro indistruttibile.

Potrei stare qui ore ed ore a ripetervi quanto "Genesis XIX" sia un capolavoro che incarna l'essenza stessa del thrash metal, ma risulterei inutilmente prolisso. L'album parla per sé e ci presenta una band che ha saputo ancora una volta superarsi, prendendo tantissimo dal passato -il ritorno di Blackfire è stato un miracolo- e rileggendo il tutto in chiave moderna. Il risultato, alla faccia di chi dice che si è trattato di una paraculata, è stato a dir poco vincente. I Sodom non si sono reinventati nulla, ma hanno semplicemente dato un'altra luce a quello che sanno fare a dovere da quasi quarant'anni: pistare fortissimo come un martello su un'incudine. Chapeau!

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