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Opinione scritta da Celestial Dream

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Opinione inserita da Celestial Dream    01 Settembre, 2017
Ultimo aggiornamento: 01 Settembre, 2017
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Che piacere ritrovare gli Iced Earth, in gran forma con questo loro dodicesimo album in carriera.

Brani efficaci, una grande produzione, uno Stu Block al microfono davvero in gran spolvero... insomma lungo le dieci tracce che compongono “Incorruptible” è difficile annoiarsi. La granitica “Great Heathen Army” apre il disco, seguita dalla hit “Black Flag” che ci tiene incollati allo stereo con un'iniezione di energia purissima. L'arpeggio oscuro di “Raven Wings” porta il copyright Iced Earth, mentre la semi ballad “The Veil” convince dopo pochi ascolti. Il disco non ammette pause e continua con l'aggressiva “Seven Headed Whore”, seguita dalla convincente “The Relic (Part 1)” e poi la chiusura affidata alla suite “Clear the Way (December 13th, 1862)” dal sound più powerozzo che sfiora i 10 minuti.

“Incorruptible” non è un capolavoro, ma è un gran bel disco di US Heavy Metal, insomma ciò che ci si aspetta da Jon Schaffer e soci no?

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3.5
Opinione inserita da Celestial Dream    01 Settembre, 2017
Ultimo aggiornamento: 01 Settembre, 2017
Top 10 opinionisti  -  

Gli amanti del Melodic Rock non hanno certo bisogno di una presentazione per i Da Vinci. Per chi invece è un po' ai primi passi con questo genere, possiamo brevemente dire che questa band norvegese nasce nel 1986 e ha scritto un paio di dischi storici alla fine degli anni '80, ”Da Vinci” e ”Back in the Business”, prima di sciogliersi nel '93.

Dopo quasi 25 anni la band rinasce dalle ceneri e si rifà sotto con questo “Ambition Rocks", con qualche modifica nella formazione, ma con tanta voglia di ritornare in pista. Il sound è un po' più AOR rispetto al passato, ma il risultato è più che soddisfacente. Un songwriting elegante e vario che convince grazie a pezzi come “Curious Sensation” e “Angel”. L'altro lato della medaglia è però la mancanza di qualche hits capace di penetrare come una freccia nei nostri cuori. Insomma l'ascolto di “Ambition Rocks” mette in mostra grande maturità per questi musicisti, uniti ad una super produzione ma, arrivati alla fine, anche dopo ripetuti ascolti, la sensazione è che il disco sia lì pronto ad esplodere, ma che manchi sempre qualcosa.

In ogni caso un buon lavoro ed un piacere ritrovare i Da Vinci, ma ci si poteva aspettare qualcosa di più.

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Opinione inserita da Celestial Dream    28 Agosto, 2017
Ultimo aggiornamento: 29 Agosto, 2017
Top 10 opinionisti  -  

Conoscerete di sicuro Jack Starr, chitarrista americano che nel curriculum può vantare di aver suonato per i Virgin Steele, prima di fondare i Jack Starr's Burning Starr che arrivano, con questo "Stand Your Ground", al settimo disco in carriera.

E questo nuovo lavoro è davvero una gran bomba di Heavy Metal melodico, con un gran punto forte che ha un nome (anzi due) ed un cognome: Todd Michael Hall. Il singer americano che abbiamo adorato con i Riot V si prende cura di tutte le linee vocali e naturalmente i brani decollano. Ma dobbiamo dare atto anche al buon Jack di aver scritto pezzi davvero validi ed esaltanti e parliamo di “The Enemy” e della title track (quest'ultima forse tirata però un po' troppo per le lunghe), ad esempio che possiedono un gran tiro. C'è tanto Classic Metal nel sound di Jack, come dimostra “Secrets we Hide” che apre il lavoro, ma spesso è coi brani più sparati che la band e Todd danno il loro meglio, come “Hero”, anche se non sono da disprezzare i momenti più controllati e melodici di “Worlds Apart ”, “To the Ends” e “The Sky is Falling”. Forse un paio di pezzi in meno avrebbero creato una tracklist più compatta, ma pazienza.

Un lavoro coi fiocchi di cui ci ricorderemo anche a fine anno quando sarà ora di buttar giù la solita top ten.

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3.0
Opinione inserita da Celestial Dream    26 Agosto, 2017
Ultimo aggiornamento: 27 Agosto, 2017
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Particolari davvero questi Badge. La band arriva al terzo disco con questo "If it Hurts it Must be Good" e ci propone un Hard Rock un po' “crazy” dalle tinte moderne, alternative e ribelli. Insomma, dal punto di vista dell'innovazione, non possiamo che applaudire la band svedese.

Tanta energia a partire da “Reap what you Sow”, accompagnati da una voce grezza ed aggressiva, mentre gli strumenti viaggiano forte. Ma l'album è vario e ricco di tanti elementi, come in “In the Eye of the Storm”, che getta le basi su un tipico Rock'n'Roll targato U.S.A. con tanto di fisarmonica, dove poi vengono aggiunte sonorità moderne e diverse voci, o “Traitor” dove troviamo anche un banjo.

Insomma date un ascolto a questo lavoro, vi sorprenderà. Io... forse non sono pronto al sound dei Badge; una band che osa tanto e che, per quanto mi riguarda, per ora non raccoglie abbastanza.

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Opinione inserita da Celestial Dream    26 Agosto, 2017
Ultimo aggiornamento: 27 Agosto, 2017
Top 10 opinionisti  -  

Gli Elegy of Madness nascono nel 2006 e finora hanno alle spalle 2 full lengths; “New Era” quindi, se la regola del terzo disco è vera, dovrebbe segnare la maturità del gruppo tricolore.

“New Era” è senza dubbio un prodotto molto professionale ma, allo stesso tempo, risulta piuttosto freddo e mostra troppa poca personalità. In un mondo come quello “female vocals” sempre più affollato, è necessario riuscire a creare un proprio sound, soprattutto arrivati al terzo lavoro in carriera. La partenza mostra il lato più lirico della band, che fa uso anche di elementi moderni con l'uso della tastiera. La successiva “Answer” è un brano molto più cadenzato e melodico con Anja che si affida ad un cantato normale, per un tipico pezzo di facile ascolto. Ma, proseguendo con la tracklist, sembra tutto un po' troppo piatto, un po' scontato, tutto sentito e risentito altre volte. Certo gli EoM sono perfetti nell'esecuzione e sono supportati da una buona produzione e, da questo punto di vista, il disco è impeccabile. Personalmente però fatico a trovare un brano da ricordare o un singolo momento davvero esaltante.

Gli amanti del mondo “Female vocals bands” troveranno pane per i loro denti con questo “New Era”, che, come detto, è un prodotto professionale anche a livello internazionale. Peccato che la poca personalità (ed una tracklist fin troppo prolissa) rischia di renderlo un po' troppo pesante per chi non fa di queste sonorità la propria ragione di vita.

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2.5
Opinione inserita da Celestial Dream    26 Agosto, 2017
Ultimo aggiornamento: 26 Agosto, 2017
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Con una copertina come questa di "Justice Served" i Tytan meritano tutto il mio rispetto. Non importa se poi il disco non è nulla di speciale, i Tytan hanno vinto in partenza.

Nascono nel 1981 da una costola degli Angel Witch, grazie al bassista Kevin Riddles e ora la band rinasce dopo diversi anni. Una base di NWOBHM, ma anche tanto Hard Rock e del Metal classico nel sound targato Tytan. Un suono parecchio grezzo, accompagnato da una produzione non certo di primissimo livello. I brani sono piuttosto semplici e, lasciatemelo dire, scontati, però nella loro prevedibilità possiamo anche trovare tanta attitudine e tanta fede verso il nostro amato metallo. Basti ascoltare “Fight the Fight”, il cui titolo è già tutto un programma, o “Spitfire”, che sembra quasi un omaggio ai Motorhead con 3 minuti scarsi di puro Rock'n'Roll. La più tirata “Forever Gone” mostra il meglio della band inglese, ma non basta per arrivare alla sufficienza.

Se quello che cercate è del semplice e sano Heavy Metal, allora i Tytan potrebbero fare al caso vostro. Altrimenti stateci pure alla larga, ma strizzate almeno per un momento l'occhio a questo grande artwork che accompagna il disco.

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3.5
Opinione inserita da Celestial Dream    23 Agosto, 2017
Ultimo aggiornamento: 23 Agosto, 2017
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“Road Rage” è il titolo del nuovo album targato Quiet Riot, band che inizialmente si dedicava all'Heavy Metal (con dischi come "Metal Health" e "Condition Critical"), ma che ora è passata ad un Hard Rock molto classico. Insomma non mi aspettavo queste sonorità né tanto meno una voce come quella del nuovo cantante James Durbin (a tratti ho pensato quasi ad una voce femminile).

Passata la sorpresa iniziale e dopo ripetuti ascolti possiamo affermare che questo lavoro si lascia ascoltare molto bene, ma allo stesso tempo non possiede quella scintilla che una volta arrivati alla fine ti fa tornare la voglia di ripartire. Insomma se amate il Rock'n'Roll e l'Hard Rock, brani come “Can’t Get Enough” e “Freak Flag” attireranno la vostra attenzione. La prova del nuovo singer James Durbin è sicuramente positiva e riesce a trasmettere tanta energia innalzando il livello dei brani, non sempre così eccelsi. Ne viene fuori un disco potente, graffiante, classicheggiante, con alcune buone songs, ma in generale solamente discreto e con qualche momento un po' troppo scontato.

Un ascolto è consigliato.

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4.5
Opinione inserita da Celestial Dream    23 Agosto, 2017
Ultimo aggiornamento: 23 Agosto, 2017
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Potete crederci o no, ma gli storici Lionheart ritornano con uno degli highlights dell'anno! Sì, non sto scherzando. La storia di questa band inglese è simile a quella di molte altre che hanno visto la luce negli anni '80, ma per varie ragioni non sono arrivate al successo sperato e sono scomparse prematuramente. Formati nel 1981, i Lionheart sono riusciti a pubblicare solamente un disco nel lontano 1984 (“Hot Tonight”) prima di perdersi e ritornare ora con questo “Second Nature”.

Partenza subito col botto con “Give me the Light” e la superhit “Don't Pay the Ferryman”. Ma il disco è un susseguirsi di brani indovinati come “30 Years”, pezzo che pare uscito direttamente dagli anni '80. L'intensa strumentale “On our Way” è da ascoltare ad occhi chiusi, prima di un altro brano portante di questo lavoro che è l'accattivante “Prisoner“. Niente da dire sulla buona ballatona “Every Boy in Town”, mentre “Lionheart” ci porta su territori più metallici per un pezzo riuscitissimo che suona molto Praying Mantis. I titoli di coda arrivano con l'orchestrale “Reprise”, ottima outro prima dei meritati applausi finali.

Melodie mozzafiato, un bel lavoro strumentale, solos di chitarra ispirati, insomma questo “Second Nature” è un piccolo grande gioiellino di Melodic Hard Rock che si candida per la top ten dell'anno!

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3.0
Opinione inserita da Celestial Dream    23 Agosto, 2017
Ultimo aggiornamento: 23 Agosto, 2017
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Ok, siamo in piena estate con 35 gradi all'ombra e ascoltare una band che si chiama Snow fa un po' strano,avete ragione. Ma tralasciando il nome, vi posso assicurare che questo dischetto non è affatto male, anzi se quello che cercate è del buon Hard Rock classico con un sound molto anni '80, allora forse siete capitati bene con “At Last...”.

La band nasce in California dalle ceneri dei Speed Of Light. Siamo verso la fine degli anni '70 e mentre alcune band facevano successo, loro come tante altre hanno perso il treno giusto e ora li ritroviamo qui dopo 40 anni. Echi di Van Halen e Dokken qua e là con un pizzico di Rock'n'Roll. Questo disco non è certo un capolavoro ma si lascia ascoltare con piacere e trasuda tanta passione.

Voglia di hard rock classico? Ecco a voi gli Snow

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Opinione inserita da Celestial Dream    23 Agosto, 2017
Ultimo aggiornamento: 23 Agosto, 2017
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Si vola a Los Angeles, California, con i World Trade. Terzo album in carriera per questa band formata dal trio Billy Sherwood, Guy Allison e Bruce Gowdy.

“Unity” suona molto classico, un Hard Rock progressivo che deve tantissimo agli anni '70/'80. Il songwriting ad opera del leader e singer Billy Sherwood si muove così su ritmi Prog (Rush, Yes...), con arrangiamenti importanti ed eleganti coretti (molto AOR) come nella traccia d'apertura “The New Norm”. Canzoni complesse e dalla durata non sempre breve come gli oltre 7 minuti di “Where we're Going”, forse la vera hit del disco. Già, perché lungo la tracklist incontriamo anche alcuni momenti un po' distaccati, che mettono sì in mostra la classe di questi musicisti ma che, allo stesso tempo, non rimangono impressi.

Insomma, questo disco è un lavoro tutt'altro che immediato, composto e suonato con classe ed eleganza, ma che risulta anche fin troppo freddo.

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