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Gunjack: il parziale inizio di un nuovo percorso Gunjack: il parziale inizio di un nuovo percorso Hot

Gunjack: il parziale inizio di un nuovo percorso

recensioni

gruppo
titolo
“The Third Impact”
etichetta
Autoproduzione
Anno

LINE UP:
Mr. Messerschmitt (Alessandro Dominizi) - vocals, bass
Gamma Mörser (Fabio Cavestro) – guitars
M47 (Andrea Ornigotti) - drums

TRACKLIST:
1. Dagon
2. Blast n' Roll
3. Twirling on Your Grave
4. The Tournament
5. Hypnotic Disease
6. Destroy the Seventh Seal
7. Coma
8. Meltdown
9. Nuke to Be Sure
10. Metal Influencer
11. The Thermopylae
12. Heart of Tank
13. The Knights in White
14. Lie of God

opinioni autore

 
Gunjack: il parziale inizio di un nuovo percorso 2022-02-07 20:22:12 Corrado Franceschini
voto 
 
3.0
Opinione inserita da Corrado Franceschini    07 Febbraio, 2022
Ultimo aggiornamento: 07 Febbraio, 2022
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Ogni qual volta che si nominano i lombardi GunJack viene naturale accostarli ai Motörhead. La voce di Mr. Messerschmitt (Alessandro Dominizi), è ruvida come la carta vetrata e rotta dal bere e dalle sigarette e il suo basso pulsa e “rotola” al servizio di un ritmo che ricorda spesso la band di Lemmy, innestandosi su ritmiche veloci. Come se non bastasse la batteria di M47 (Andrea Ornigotti), corre come un treno, e le chitarre di Gamma Mörser (Fabio Cavestro), si perdono talvolta in fraseggi a spirale degni di canzoni come “Metropolis”; ma sono capaci anche di soli “disordinati” a tutta velocità. Se i primi due dischi del terzetto italiano erano compatibili in pieno con quanto scritto sopra per il terzo disco: “The Third Impact”, le cose sono parzialmente cambiate e ribadisco parzialmente. Il basso è stato reso più “saturo” e distorto e contribuisce con il suo suono a creare un clima plumbeo degno di una giornata che promette tempesta: un fenomeno che a volte è solo una minaccia, mentre altre volte si manifesta con un nubifragio vero e proprio. La batteria, invece, mantiene il suo corso più o meno veloce, attenendosi al tempo. Se devo dire qualcosa sulla resa punto il dito contro le chitarre: vanno benissimo i soli impazziti ma, a volte, sarebbe stato meglio calibrarli e farli aderire meglio al ritmo. I GunJack hanno cercato di smarcarsi parzialmente dal loro status inserendo in alcuni dei dodici pezzi del disco delle fasi epiche e oscure e questo, tutto sommato, gli è riuscito bene. Io non mi fermerei al confronto con i Motörhead, ma tirerei in ballo anche gruppi come i Sodom - poteva mai essere altrimenti? - o Nuclear Assault - la partenza dopo la cadenza massiccia di “Meltdown” dice tutto - oppure ancora i nostrani Baphomet’s Blood e, perché no?, i Bulldozer, vedasi il primo singolo/video ”Heart of Tank”. Le cose più strane del disco, almeno per ciò che riguarda la band come la conoscevamo, sono l’iniziale “Dagon”, un pezzo oscuro dai cori inquisitori, e la strumentale “Coma”, la quale ha dei passaggi di chitarra da una cassa all’altra che mi hanno vagamente ricordato l’inizio “Run Like Hell” dei Pink Floyd. Brani da ascoltare? Io vi suggerisco “The Tournament”, che possiede una cadenza pesante come un macigno e un’apertura di stampo nordico e “Destroy the Seventh Seal”, un continuo alternarsi di cambi, riff spezzati, break e ripartenze. “The Third Impact” è adatto ai gusti di coloro che amano il suono grezzo, veloce e primitivo, ma potrebbe piacere anche ai metallari che prediligono qualche stop per far riposare le orecchie.

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